In Italia, la produzione di rifiuti annuale è in costante diminuzione con periodi di maggior produzione in alcune aree e in diminuzione in altre. A sorpresa, i numeri sono più confortanti del previsto e ci raccontano che, da quasi un decennio, vi è una diminuzione nella produzione dei rifiuti (con un calo del 3,6% rispetto al 2019, – 1,1 milioni di tonnellate) e un aumento della raccolta differenziata (+ 63% a livello nazionale). A dirlo, Il Rapporto Rifiuti Speciali 2022, che presenta i dati relativi all’anno 2020, giunto alla sua ventunesima edizione e frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’ISPRA, sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, a livello nazionale e regionale.

Adeguandosi a buona parte degli altri paesi europei che, in buona parte, sono sensibili all’argomento ambientale e che in media producono 504 kg all’anno (pro-capite), nel nostro paese, il Rapporto Rifiuti Urbani Ispra 2021 ha confermato che nel 2021 sono stati prodotti 488 kg di rifiuti a persona (in tutto 154 milioni di tonnellate prodotte). Sempre nello stesso anno, si stima che ci sia stato un incremento delle plastiche riciclate del +17%. Questo dato testimonia gli sforzi messi in campo dalle amministrazioni. Anche se rimane necessario un impegno sempre maggiore. Soprattutto nelle grandi città. Ma entriamo più nello specifico.

I dati in Italia

L’Emilia Romagna è la regione che produce più rifiuti pro-capite l’anno (648 kg, anche se comunque in calo rispetto all’anno prima), a seguire Valle d’Aosta, Toscana, Liguria, Umbria, Marche. La Calabria, invece, la regione con la produzione pro-capite più bassa d’Italia (381 kg).

Termovalorizzatori: dove stanno?

Il 18% dei rifiuti urbani prodotti è incenerito (oltre 5,3 milioni di tonnellate): il dato è in diminuzione del 3,6% rispetto al 2019. Su 37 impianti operativi, 26 si trovano al Nord, in particolare in Lombardia e in Emilia Romagna. Nel 2020 sono state esportate 581 mila tonnellate di rifiuti urbani (il 2% dei rifiuti urbani totali prodotti) e ne sono state importate 237 mila. L’Austria, la Spagna e il Portogallo si confermano i Paesi cui sono destinati i maggiori quantitativi di rifiuti urbani. Le due regioni che maggiormente esportano sono la Campania e il Lazio.

I comuni rifiuti-free: quanti sono? Dove stanno?

 In aumento le stime dei comuni rifiuti-free, ovvero che producono meno di 75 kg pro-capite l’anno. In tutto, nel 2021, sono 590. Non si ferma la corsa del del sud che ogni anno registra miglioramenti: sui 590 comuni rifiuti-free il 28,3% si trova al sud, ovvero 167 comuni, mentre il centro Italia è più statico da questo punto di vista e arriva al 5,4% (rispetto l’anno passato, sono 6 i comuni in meno), mentre il nord si conferma con la percentuale più alta di comuni virtuosi, in tutto 391 comuni (anche se con 32 comuni rifiuti-free in meno rispetto agli anni precedenti).

La raccolta differenziata: la classifica dei comuni più virtuosi

Sono 3 i capoluoghi di provincia più virtuosi: Trento, Pordenone, Treviso e Belluno. Tra i comuni con più di 30 mila persone abbiamo Carpi (MO), Castelfranco Emilia (MO), Misilmeri (PA), Bra (CN) e i comuni veneti di Montebelluna (TV), Castelfranco Veneto (TV), Conegliano (TV), Mira (VE) Non a caso, nei primi 4 capoluoghi di provincia la raccolta “porta a porta” funziona molto bene con l’eliminazione dei cassonetti stradali, con un calendario settimanale che indica il giorno del ritiro delle diverse tipologie di rifiuti. Treviso raggiunge l’ 87,5% di raccolta differenziata insieme a Pordenone 81,9%, Trento 74,31%. Tra le città di maggiori dimensioni (più di 200 mila abitanti) i maggiori livelli di raccolta differenziata si osservano a Parma, Venezia e Milano con percentuali pari, rispettivamente, all’82,7%, al 66% e 62,7%. Seguite da Padova, con il 60%, e Bologna, con il 55,5%. Genova, fa rilevare la stessa percentuale del 2019, il 35,5%. Questo per quanto riguarda il nord italia. Roma, con una contrazione di 1,5 punti rispetto al 2019, si colloca al 43,8% mentre Bari e Napoli, anch’essi in calo, al 41,6% e al 34,5%. Il sud italia presenta ogni anno un miglioramento dal punto di vista di raccolta differenziata. Napoli arriva al 37%, anche nella città Campana abbiamo la raccolta porta a porta, ma il dato più incisivo lo troviamo nel sud Italia che rimane leggermente in dietro ma che presenta un costante miglioramento: ad esempio Messina con il 32% di raccolta differenziata, una svolta considerando che cinque anni prima la raccolta si fermava al 17%, subito seguita da Catania con il 36,8% e Palermo con il 29,4%. I maggiori frutti si raccolgono nei piccoli comuni dove si riscontrano numeri confortanti: almeno un quarto dei 590 comuni rifiuti free è nel sud Italia. Nel centro Italia, e nelle grandi città come Roma, le percentuali diminuiscono soprattutto dopo gli anni della pandemia tre il 2020 e il 2021, mentre la percentuale di rifiuti riciclata arriva al 45% in leggera decrescita rispetto agli anni precedenti. A tal proposito, non è un caso, se le percentuali di raccolta differenziata si alzano solamente nelle zone dove è possibile praticare la raccolta porta a porta, come nel IX municipio, dove raggiunge il 69%. La maglia nera, nella raccolta differenziata romana, va invece al Municipio V, dove la quota scende al 35,7% La mancata raccolta porta a porta è determinata da diversi fattori: la grandezza della città, la demografia ‘esplosa’, il disagio sociale che non consentono l’organizzazione, anche tra condomini, per ovviare al problema.