In Italia, seguendo il Global activity limitation indicator (Gali), sono 3,1 milioni le persone con disabilità, ossia il 5,2% dell’intera popolazione. La maggior concentrazione di persone con disabilità la riscontriamo in Umbria (8,7% della popolazione), Sardegna (7,3%) e Sicilia (6%). L’incidenza più bassa si registra in Veneto, Lombardia e Valle d’Aosta. La metà delle persone con gravi limitazioni in Italia – 1,5 milioni – ha più di 75 anni. Quanto al genere, il 60% delle persone disabili in Italia sono donne; la differenza tra generi è presente in tutte le fasce di età, tuttavia esplode dai 65 anni in su: un dato che deriva dal fatto che le donne vivono più a lungo degli uomini. Il 29,6% di queste persone vive da sola, il 26,2% con il coniuge, il 17,3% con il coniuge e figli.:(http://www.vita.it/it/article/2019/12/03/persone-con-disabilita-in-italia-la-fotografia-istat/153487/ )
Perché proponiamo questi numeri parlando di emergenza rifiuti?
Spesso, sennò quasi sempre, l’inclusione viene vista solo come un’azione a favore, e a beneficio, della persona inclusa. In questo articolo, vi proponiamo una visione radicalmente diversa, una visione che vede le persone con disabilità, non come persone ‘solo’ da assistere, bensì come agenti attivi, e pro-attivi, che possono, e vogliono, se ascoltate, dare il proprio contributo concreto al bene della comunità in cui sono inserite. E se parliamo di rifiuti, vediamo l’impatto concreto che il coinvolgimento di questa fascia di popolazione può avere su uno dei problemi più delicati e urgenti delle nostre città, letteralmente travolte da rifiuti prodotti e non smaltiti correttamente.
D’altra parte, “l’inaccessibilità alle persone con disabilità motoria dei locali condominiali adibiti alla raccolta dei rifiuti costituisce purtroppo una situazione molto diffusa nei condomini. Tale situazione configura senza alcun dubbio una oggettiva discriminazione ai danni di quei condomini che non possono usufruire di un servizio condominiale in condizioni di uguaglianza e che sono quindi messi in una condizione di svantaggio rispetto agli altri condomini.” (https://www.disabili.com/gli-esperti-rispondono/larchitetto-risponde/inaccessibilita-bidoni-spazzaturacondominiali-quali-diritti-ha-il-cittadino-disabile).
La normativa antidiscriminatoria, in virtù della Legge 67/2006 , prevede un generale obbligo di predisposizione di accomodamenti ragionevoli, al fine di adottare tutte le soluzioni che ragionevolmente possono essere ritenute necessarie per evitare che una persona con disabilità possa essere messa in una condizione di emarginazione e disuguaglianza in un determinato contesto di vita.
Per tali motivi, diverse amministrazioni comunali stanno cominciando ad attivarsi in tal senso. Ad esempio, nel Comune di Bologna, l’anno scorso, è stato avviato un un progetto sperimentale di raccolta rifiuti a domicilio per persone disabili in condizioni di gravità, che vivono da sole e si trovano in difficoltà a conferire i rifiuti presso le isole ecologiche o ai punti di raccolta dell’indifferenziata. Si tratta di una modalità di raccolta concordata direttamente con i beneficiari, effettuata con criteri di massima sicurezza, che prevede il prelievo della differenziata direttamente al domicilio degli utenti. La sperimentazione è partita con un primo gruppo di 50 persone per testarne fattibilità e la replicabilità.
In questo caso, appare evidente come l’inclusione, e in particolare l’abbattimento delle barriere architettoniche, divenga un fattore che porta benefici a tutte/i, nonché all’ambiente in cui viviamo.
E ambienti accessibili, rendono le persone realmente autonome di muoversi, ma anche di partecipare ai doveri di una comunità: aspetto centrale per l’identità di una persona. Un’altra possibilità concreta? Superare le barriere attraverso forme di organizzazione territoriale, sviluppando la raccolta differenziata porta a porta.
Disabilità visive: la tecnologia per superare le barriere sensoriali
Tuttavia non ci sono solo le barriere architettoniche, ma anche quelle sensoriali. Secondo i dati dell’OMS, in Italia il 3% della popolazione è soggetta a disabilità visiva, di cui il 2,3% è ipovedente, mentre lo 0,3% è cieco assoluto. Fortunatamente, lo sviluppo tecnologico coniugato all’intelligenza artificiale riesce a facilitare la vita di chi è soggetto a diversi tipi di disabilità, tra cui quelle visive. Un ambito in costante sviluppo e aggiornamento.
Di seguito consigliamo tre app, che possono aiutare le persone con disabilità visiva, a dare il loro contributo attivo nella promozione di buone pratiche a salvaguardia dell’ambiente.
Be My Eyes è una app gratuita e disponibile sia per iOS che Android, creata per aiutare persone non vedenti o ipovedenti. Quest’app si basa su un grande e forte motore: il volontariato. La persona con disabilità, infatti, in qualsiasi momento, può chiamare un utente volontario e richiedere assistenza visiva per compiti quotidiani, come l’abbinamento dei vestiti, il controllo delle luci accese, fino alla preparazione della cena.
Il Braille Smartphone, invece, tra le invenzioni più rivoluzionarie degli ultimi anni, è un touchscreen tattile inventato da un gruppo di ricerca indiano nel 2013. Uno smartphone per persone non vedenti o ipovedenti in grado di far percepire non solo i testi, ma anche le immagini, traducendo gli elementi grafici o testuali in sensazioni tattili, mettendo in rilievo il contenuto, qualsiasi esso sia e rendendolo tridimensionale.
La tecnologia presente su i nostri smartphone può aiutarci e semplificarci la vita, anche nella raccolta differenziata: l’app Junker, tutti coloro che posseggono un telefono con fotocamera, possono inquadrare il codice a barre presente sulle etichette dei prodotti per sapere di che materiale è costituita la confezione e sapere, soprattutto in caso di oggetti compositi, in caso di presenza di plastiche e carte insieme, come scomporre e conferire nella maniera più corretta i rifiuti. Un app utile per tutti, per un compito complesso e non banale.
Junker permette anche, alle persone che vivono in aree dove la raccolta porta a porta è una conferma, di inserire il luogo di residenza e di avere il calendario settimanale di raccolta dei materiali, con notifiche che ti ricordano il giorno in cui passano a ritirare la plastica ad esempio, mappe con punti di conferimento come isole ecologiche o servizi a chiamata per ritirare rifiuti ingombranti, una bacheca dove chi volesse può pubblicare materiali o oggetti che non vengono più usati ma che potrebbero avere nuova vita, ecc. Per chi volesse maggiori info sull’app e o scaricarla questo è il LINK: https://www.junkerapp.it/chi-siamo/
L’uso combinato di una o più di queste app, o di altre (come detto, è un ambito in rapida evoluzione), può permettere a chi volesse avere un ruolo attivo e dare il proprio contributo concreto rispetto a questa problematica, attraverso un un approccio pro-attivo e il più possibile autonomo.
E fare ciò favorisce una possibilità di azioni, che rendono le persone parte integrante della comunità in cui vivono. 3 milioni di persone attive in questo sforzo quotidiano hanno un impatto, se possono fare la differenza, in questa caso la differenziata. Un impatto sulla qualità della vita di tutti/e, un impatto sull’ambiente. Non pensarci, non pensare all’impatto dell’inclusione e dell’accessibilità sul nostro ambiente, fa capire quanta strada c’è ancora da percorrere per arrivare ad un significato più concreto della parola ‘inclusione’, oltre retoriche astratte e assistenzialistiche.