Basta un minimo di analisi lessicale (osservare i termini utilizzati, il loro accostamento, la genericità dei nessi causali) a capire quanto sia velenosa l’insinuazione del Ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara sull’aumento dei femminicidi, causato -a suo dire- «anche da forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale».
L’affermazione -con un’elegante scelta dei tempi(!)- è risuonata durante la presentazione alla Camera della Fondazione Giulia Cecchettin -uccisa dal suo italianissimo fidanzato- che si propone di “contrastare la violenza di genere e promuovere la parità, operando per una società equa e inclusiva”.
La tesi, sostenuta e ribadita in ogni circostanza, che l’immigrazione sia la causa -diretta o indiretta- di ogni problema sociale è ormai una ossessione costante della Lega e non solo: una ossessione che “paga” in termini elettorali più di ogni altra, perché risponde alla paura che essa stessa genera e alimenta quotidianamente.
La carta dell’immigrato è un jolly buono per ogni paura: la difficoltà a trovare lavoro, la aumentata insicurezza [spesso solo percepita visto che i numeri dicono il contrario], l’aumento dei furti, delle truffe, della droga, degli incidenti stradali, dei femminicidi… tutte queste paure vengono ricondotte a «forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale»! Linguisticamente è particolarmente apprezzabile la locuzione “in qualche modo”: ti evita la fatica di spiegare “in quale modo” lasciando però la convinzione che comunque la causa sia quella.
L’insinuazione del ministro sulle cause dell’aumento dei femminicidi, è così commentata sul Corriere (QUI) da Gian Antonio Stella: «attribuire ciò agli stranieri è una forzatura: nel 2022, ultimo dato disponibile, l’Istat certifica che il 92,7% degli italiani uccisi è ucciso da italiani e tra le donne italiane assassinate da italiani questa quota sale al 93,9%. Il resto è frattaglia propagandistica. Basata su «percezioni». Tanto più se -come ha accertato Emanuela Valente sui dati ufficiali- “gli stranieri autori di femminicidi negli ultimi anni non erano clandestini ma quasi tutti residenti in Italia da anni e produttivi in termini di lavoro”. Tra loro due ingegneri, un docente universitario, un militare statunitense, un manager della Nestlé, un prete...».
E’ ormai sempre più evidente (l’elezione di Trump ne è stata la più recente conferma!) che per vincere le elezioni non serve affatto spiegare con chiarezza la propria lettura delle difficoltà e proporre -con altrettanta chiarezza- un credibile programma di governo: serve piuttosto identificare con chiarezza uno o più “nemici”, additarli come causa di ogni difficoltà e proporre la loro “eliminazione” come soluzione di ogni problema. Vale allora la pena lavorare sulla realtà dei fatti quando prevale costantemente la percezione che di quella realtà viene costruita e perseguita?
Come è possibile riavvicinare la realtà percepita a quella effettiva?
Osservava acutamente Arthur Bloch: “un buon capro espiatorio vale quasi quanto una soluzione” e c’è attualmente una tale urgenza di soluzioni che la richiesta di capri espiatori è in continua crescita, costano meno delle soluzioni e funzionano meglio sul piano del consenso.