Gli storici definiscono “epocali” quei passaggi che segnano cambiamenti radicali e profondi nelle strutture sociali, politiche e culturali di una società: momenti di rottura o evoluzione che non solo ridefiniscono il contesto storico, ma anche la percezione che le persone hanno del loro presente e del futuro. Sono -ad esempio- considerati epocali passaggi come la caduta dell’impero romano d’occidente, la scoperta dell’America, la rivoluzione francese, il primo uomo sulla luna.
Capita spesso però che molti governanti abusino dell’aggettivo “epocale” spendendolo con leggerezza per (auto)definire eventi di portata assai limitata e provvedimenti di poco conto come se volessero dare al loro governare una rilevanza “storica” che si stenta a riconoscere. A volte si fa fatica a capire se questa iperproduzione di eventi epocali sia solo l’esito giornalistico di banali strategie comunicative o sia il frutto della fantasia di modesti personaggi davvero convinti -in buona fede- di essere geniali condottieri, lungimiranti legislatori e sagaci inventori di svolte storiche. Difficile scegliere -tra le due ipotesi- quale sia peggiore.
Eppure -al di là dell’uso improprio del termine- tutti abbiamo bisogno di identificare qualcosa che consideriamo determinante e “fondante” la nostra identità. Ogni cultura identifica un evento -quasi sempre di natura trascendente- così importante e significativo per la propria identità da considerarlo il suo punto di origine e utilizzarlo come criterio di misura della storia. Solo per limitarci alle grandi religioni monoteiste: la cultura ebraica conta gli anni a partire dalla data della creazione del mondo secondo la Torah, calcolata dalla tradizione rabbinica al 3761 a.C.; la nostra cultura occidentale ha fatto propria la visione del cristianesimo, e considera “anno zero” la nascita di Gesù Cristo dividendo la storia in “prima di Cristo” e “dopo Cristo”; la cultura islamica considera fondante l’evento della “Egira” di Muhammad a Medina e l’inizio della sua predicazione (622 d.C.) e da quella data parte il suo calendario temporale.
Ma cosa è stato davvero epocale e fondante nella vita di ciascuno di noi? Quali eventi ed esperienze hanno plasmato le nostre convinzioni più profonde, il nostro sistema di valori, la nostra visione del mondo? Ciascuno -ovviamente- ha le sue risposte, le sue date, i suoi eventi epocali nei quali si radica la sua identità e dai quali trae indicazioni e forza nei “passaggi” più importanti.
Nel cristianesimo “Pasqua” è l’evento centrale e determinante intorno al quale costruisce tutta la sua visione del mondo e della storia dell’uomo, derivando il termine dall’ebraico “Pesah” -“passaggio”- che a sua volta indica l’evento centrale della storia ebraica. Allo stesso modo, anche nelle altre culture e religioni è ricorrente -con significati diversi- la centralità di un evento che rappresenta il cuore del messaggio e fa da fondamento alla identità.
Anche le singole persone, come le culture, hanno nella propria storia “passaggi” determinanti: i giorni bui e i giorni illuminanti, i giorni disperati e i giorni di speranza, i venerdì di passione e le pasque che li riscattano. L’augurio è che le pasque prevalgano sui venerdì di passione e che questo accada proprio perché siamo convinti che sia possibile e -quindi- che vale sempre la pena di provarci.
Buona Pasqua.