Caro Amedeo, come al solito mi trovo a condividere la tua posizione, ma secondo me occorre integrarla. E’ vero, la riforma dell’art. 18 non è la soluzione del problema. Che senza una riforma degli ammortizzatori sociali non si va da nessuna parte. Ma è anche vero che, complici tutti i governi di centrosinistra della Prima Repubblica, la Cassa Integrazione si è configurata di fatto a favore delle aziende e meno dei lavoratori. Vogliamo parlare della Fiat : quando guadagnava , grazie agli incentivi statali , stabilimenti a pieno ritmo, appena il mercato si deprimeva, subito migliaia di lavoratori in cig. Per i lavoratori – hai ragione – è stata spesso l’anticamera del pensionamento anticipato.
Ma veniamo all’art.18 : più o meno stabilisce che sotto i 15 dipendenti, l’imprenditore ha libertà di licenziamento, sopra può licenziare solo per giusta causa o per crisi aziendale attivando cig e mobilità.
All’art. 18 fior di economisti imputano il nanismo delle piccole imprese ( il 90% circa della realtà italiana ?) . Non ho titolo per dire se hanno ragione. Sicuramente il nanismo imprenditoriale è una delle cause dell’arretratezza del sistema produttivo italiano, della mancata innovazione, della incapacità di stare sui mercati esteri e così via…. E’ indiscutibile che un dipendente in più dei fatidici 15 , può costituire una palla al piede per l’imprenditore che vuol tentare di potenziare la propria attività. Allora ci siamo inventati le filiere produttive, il potenziamento dell’attività delle associazioni etc…. , incrementando quel mondo para-lobbistico il cui scopo è quello di mantenere lo statu quo. Allora abbiamo permesso che il precariato dei giovani , fatto di falsi contratti a progetto , di contratti a termine e tanti contratti in nero, diventasse la regola. Allora abbiamo permesso che i nostri ragazzi ( quelli senza i papà importanti o con un santo in paradiso) arrivassero a 35/40 senza aver mai avuto un contratto a tempo indeterminato.
Forse è ora di voltare pagina e di dare credito a chi si muove con un progetto senza incrostazioni politiche. Riformiamo l’art. 18 e con esso tutta la discilpina contrattuale, fiduciosi che possa aprire la strada a qualche posto in più per i giovani e pretendiamo che quanto prima ( appena si renderanno disponibili le risorse necessarie ) il Governo presenti al Paese una vera riforma degli ammortizzatori sociali , utile ai lavoratori non alle imprese che vogliono scaricare sul Paese le loro difficoltà spesso frutto di scelte sbagliate.