La solida diga costruita in questi anni dalla classe dirigente italiana- classe politica in primis ma anche rappresentanti della pubblica amministrazione dell’industria, dei media – ha ceduto. La rete di omertà e disinformazione non sono bastate. L’onda inarrestabile di scandali che tracima senza sosta, sta esasperando la rabbia e lo sconforto degli italiani. L’indice di fiducia verso i partiti politici è sceso all’1% contro il già miserrimo 4% dell’anno scorso
Purtroppo l’attuale situazione rappresenta un’altra occasione da cogliere per i gruppi oligarchici che all’inizio degli anni ’90 avevano pianificato l’ascesa di Berlusconi.
Va ricordato come queste oligarchie, già in quegli anni, avessero intuito che lo stravolgimento del panorama politico, provocato dalla caduta del muro di Berlino e dall’inchiesta di mani pulite, avrebbe creato un enorme mercato. Costituito dalla grande maggioranza degli italiani orfani di quei partiti che avevano votato per quarant’anni. Questo mercato potenziale poteva essere catturato con un’iniziativa politica senza precedenti : facendo scendere in campo Berlusconi.Un imprenditore che era già sufficientemente incardinato, come imprenditore di successo, nell’immaginario degli italiani (cosa peraltro non corrispondente alla realtà, perché il gruppo Fininvest quando Berlusconi era entrato in politica nel gennaio 1994, era indebitato complessivamente-debiti a breve,medio e lungo termine- per circa 4500 miliardi di vecchie lire). Grazie ad un team di consulenti per la comunicazione di livello internazionale, in grado di utilizzare al meglio gli strumenti e le metodiche di marketing politico, il successo di Berlusconi era stato folgorante.
Oggi sta avvenendo qualcosa di simile (ma a mio parere di molto più grave) per l’ondata inarrestabile di scandali, per le riforme promesse da tutti i partititi ma mai attuate, per la devastante crisi economica e sociale. Il mercato potenziale è molto più grande e caratterizzato da livelli di ira e indignazione non riscontrabili rispetto al 1994. Il PDL sta implodendo a grande velocità e il PD non sembra in grado di beneficiare in modo significativo dalla crisi del centro destra. Potrebbero essere almeno 20 milioni i potenziali votanti che stanno lasciando le loro appartenenze di origine, in cerca di una nuova collocazione politica. Pidiellini delusi, militanti del centrosinistra in uscita, leghisti in crisi di identità , tentati dall’astensione, indecisi. Ai quali potrebbero aggiungersi ,stavolta, anche elettori che nelle ultime tornate elettorali non hanno espresso un voto politico,decisi, stavolta, ad esprimere attraverso il voto tutta la loro rabbia.
Matteo Renzi potrebbe essere il nuovo cavallo di razza scelto da queste oligarchie, per sostituire un Berlusconi al termine del suo percorso politico e imprenditoriale. Stanco, forse anche malato, accerchiato dalle inchieste. Ossessionato da una rete di ricattatori. Con aziende che entro due anni potrebbero ritornare agli stessi livelli di indebitamento di quando il loro padrone era entrato in politica.
Un Berlusconi, soprattutto, che ha perso la possibilità di generare quella energia comunicativa che ha costituito in questi anni il collante prima di Forza Italia e poi del PDL.
La scelta di Renzi da parte dell’oligarchia viene da lontano. Probabilmente dal 2009. Da quando le serate di Arcore avevano contribuito a dare un colpo decisivo all’ immagine del Premier sia a livello interno che internazionale.
La scelta dell’oligarchia di puntare su Matteo Renzi, oltre che per le sue indubbie doti di comunicatore e alla sua energia giovanile, è stata probabilmente motivata dalla sua appartenenza al PD. La strategia della oligarchia sembra infatti abbastanza chiara. Indebolire sensibilmente il PD dall’interno. Facendo apparire l’attuale classe dirigente inadeguata per motivi anagrafici e non. Iniziando contemporaneamente a costruire una piattaforma comunicativa con contenuti sostanzialmente di tipo neoliberista per intercettare contemporaneamente l’elettorato in uscita dal PDL.
Tra l’altro un dato su cui riflettere è che Renzi dalla sua discesa in campo, sia durante la kermesse alla Leopolda che nei successivi incontri durante il suo viaggio in camper, non nomina quasi mai Berlusconi. Mentre,invece, risulta evidente la similarità con la comunicazione berlusconiana concentrata più che su reali contenuti sulla forma. Il vero brand dell’ex capo del governo. I contenuti verranno dopo (ad esempio le 100 (!) idee della Leopolda). Matteo Renzi rappresenta davvero il nuovo che avanza? Forse fra i dirigenti e i gli iscritti al PD che simpatizzano per lui dovrebbe perlomeno iniziare a serpeggiare qualche ragionevole dubbio .
Rileggendo su internet alcuni passaggi della sua storia politica e i suo rapporti con il mondo del business le perplessità aumentano.
Nel 1994 a 19 anni partecipa alla trasmissione televisiva “La Ruota della Fortuna” vincendo 48 milioni di lire. Un importo considerevole ma comunque poca cosa rispetto all’inprinting mediatico che ne riceve. Che si rileverà utilissimo, in termini di notorietà e autorevolezza, per la sua rapidissima carriera politica. Nel ‘96 inizia l’attività politica iscrivendosi al PPI facendosi subito notare per l’attivismo nei comitati Prodi. Nel 2004 come presidente della Provincia diventa un importante punto di riferimento del mondo politico e degli affari. Nel 2009 diventa sindaco di Firenze.
Va a questo punto ricordato il ruolo importante che il padre Tiziano Renzi ha svolto nelle fortune politiche del figlio Matteo. Tiziano Renzi ha alle spalle una lunga militanza nella DC, significativi agganci con i poteri forti e rapporti di affari con la Baldassini-Tognozzi-Pontello, una delle più importanti imprese nel comparto edilizio e in quello finanziario della regione toscana. Tiziano Renzi inoltre controlla dagli anni ’90 la distribuzione di giornali e di pubblicità in Toscana. Distribuzione della pubblicità, ovviamente, significa controllo di TV, radio, giornali locali, magazines di settore ma, soprattutto, contatti con la concessionaria di pubblicità Publitalia (vedi Berlusconi).
A proposito di business Matteo Renzi sembra essere diventato il punto di riferimento di Comunione e Liberazione, molto business oriented (attraverso la Compagnia delle Opere). Forti simpatie per Renzi sembrano averle anche ambienti strettamente collegati all’Opus Dei. CL e Opus Dei da anni sono i grandi supporter del PDL. E a proposito del PDL ,sono significativi i rapporti tra Matteo Renzi e la fondazione Craxi. Presieduta da Stefania Craxi, ex sottosegretario agli esteri del governo la fondazione vede tra i suoi soci autorevoli rappresentanti del PDL (non ho potuto verificare l’elenco dei soci perché, stranamente, la pagina relativa sul sito web è cancellata).
Che dietro Matteo Renzi ci sia l’apparato berlusconiano, a questo punto, è più che un’ipotesi se e si ricorda la carriera di Giorgio Gori, il suo spin doctor. Il creatore della sua strategia di comunicazione.
Pochi ricordano che Giorgio Gori era stato nel 1994 uno degli artefici del successo di Forza Italia che cominciò a delinearsi nell’autunno del 1993 quando erano apparse in tutte le città italiane una serie di affissioni stradali che raffiguravano un bambino sorridente su sfondo azzurro e lo slogan Forza Italia. Nel gennaio 1994 era partita una campagna di spot basati sul simbolo Forza Italia e un jingle che riecheggiava,attraverso un sapiente mix elettronico, le musiche degli spot di Coca Cola, TV Sorrisi e Canzoni e Mulino Bianco. Questi spot erano andati in onda su Canale 5 (target famiglie), Rete 4 (target casalinghe), Italia1(target giovani) e su una miriade di TV e radio locali controllate da Fininvest in termini di pubblicità. Da un sondaggio riservato (che avevo coordinato quando ero responsabile del settore indagine qualitative alla Rai), e realizzato all’inizio della campagna di lancio di questi spot, cioè nel gennaio 1994, Forza Italia era accreditato come partito nelle intenzioni di voto, al 3%.
Una serie di focus group condotti contemporaneamente accreditava l’immagine di Berlusconi come quella di un cavaliere senza macchia e senza paura che lottava duramente per scacciare i ladri e i delinquenti dal castello (per inciso nessuno degli intervistati associava Berlusconi a Craxi, di cui era stato uno dei più stretti collaboratori,ne all’inchiesta di mani pulite da cui Craxi era stato travolto). Dopo un mese, al termine di questa massiccia e illegale campagna , cioè prima dell’inizio della campagna ufficiale del 24 febbraio, Forza Italia era salita al 18% . Alle elezioni politiche che si tennero il 27 -28 Marzo 1994 Forza Italia raccolse per la Camera dei deputati il 21,0 % delle preferenze posizionandosi al primo posto.
Come super-dirigente Mediaset dal 1989 al 2001 e successivamente con la sua casa di produzione Magnolia (collegata al gruppo multinazionale Zodiak Media Group)che ha come clienti Rai e Mediaset, Giorgio Gori satura la mente degli italiani con format di intrattenimento televisivo che sarebbe difficile considerare educativo dall’Isola dei Famosi al Grande Fratello.
Giorgio Gori come spin doctor di Matteo Renzi è il creatore del format della Leopolda, del viaggio in camper, delle 100 idee come programma politico (tra queste idee e dai discorsi di Renzi è difficile trovare tracce significative di contenuti relativi al bene comune come ad esempio i temi della solidarietà sociale, della privatizzazione dell’acqua, della precarietà,della disoccupazione, su come si riduce il potere della finanza,sulle libertà sindacali negate, sull’articolo 18).
Alla Leopolda Renzi fa parlare il prof Luigi Zingales un autorevole economista, esponente della scuola di Chicago e devoto seguace di Milton Friedman teorizzatore dell’ultraliberismo come Berlusconi. Per inciso per frequentare i corsi dell’università di Chicago, fucina delle future elites mondiali, ci vogliono circa 70.000 dollari all’anno.
E se la strategia dell’oligarchia, in vista della imminente fine politica di Berlusconi, fosse quella di continuare ad ipnotizzare gli italiani, sostituendo l’ex Presidente del Consiglio con Matteo Renzi uno dei suoi più affidabili imitatori?