“Morto un papa, se ne fa un altro”. L’antico detto potrebbe essere elevato perfino a simbolo della stessa Roma, la Capitale che tutto digerisce senza scomporsi.
In effetti sembra proprio che sia così.
Basta pensare a quanto succede durante le campagne elettorali, momenti in cui abitualmente gli animi si inaspriscono ed emergono atteggiamenti e gesti che normalmente i cittadini tengono sopiti.
E le campagne elettorali per la scelta del sindaco, in questo senso, sono tra le più significative per chi volesse cogliere i veri umori della gente.
Guardiamo dunque alla nostra città.
Durante l’ultimo quinquennio, senza sosta e in un crescendo feroce, ci si è scagliati contro il primo cittadino della Capitale e il suo staff.
Per lo scandalo di Parentopoli, con le grottesche assunzioni di ex picchiatori e starlette nelle aziende municipali, per le troppe buche che tempestano il povero asfalto delle strade romane. Per i trasporti bloccati e a singhiozzo – a partire dalla metro – un giorno sì e l’altro pure. Per i tagli disumani ai servizi sociali più basilari, fino ad arrivare alla recente vergogna della vicenda Eur SpA. Senza contare i disagi di una città ridotta in ginocchio da due gocce di pioggia e paralizzata, come è accaduto lo scorso inverno, dall’incubo neve.
Andiamo avanti? Per gli scempi prodotti da una amministrazione miope, intollerante quanto inefficace. Che decide lo spostamento, naturalmente senza proposte alternative, delle baraccopoli urbane. Una scelta capace di ottenere come unico effetto il caos, agendo come un moltiplicatore ingovernabile.
E ora che finalmente si va alle elezioni e si può voltare pagina, che succede?
Ci troviamo davanti alla desolante rassegnazione dei troppi cittadini sicuri che “morto un papa se ne fa un altro”. E che tutto finisce lì.
“Ahi Roma, vituperio delle genti!” mi è venuto da esclamare di recente, con un pressappochismo dantesco, alla conclusione di un angosciante appuntamento elettorale.
Durante la mia campagna per le amministrative del 2006 cercavo di trasmettere messaggi che rafforzassero una speranza fondata.
Oggi la situazione è davvero dura e la disperazione sembra aver offuscato la capacità di guardare avanti.
Resto però ancora convinto che il primo passo per costruire un futuro migliore debba partire proprio dai singoli cittadini. Sui temi più vari, dai parcheggi alle tasse, dalla gestione dei rifiuti al rispetto degli ambienti urbani.
Con questa consapevolezza, anche con il nostro voto, prepariamoci a cambiare.
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Mossa 2: Domani, martedì 21 maggio 2013, ore 18.30 – “La restituzione di senso”
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Buona settimana.
Amedeo Piva