Il 9 Marzo si è tenuta al Palazzo Reale di Napoli la riunione inaugurale per la ?Cassa del Mezzogiorno?, un istituto fortemente voluto dal Ministro dell?Economia Giulio Tremonti. ?Il Sud – spiega – è la più grande regione d’Europa che non ha banche proprie e questa è una delle ragioni dello sviluppo asimmetrico del Mezzogiorno?.
La questione, a detta di Tremonti, non è l?assenza di risorse: ?non sono mancati finanziamenti al Sud nell?ultimo decennio, piuttosto il problema è l?assenza di banche?, che Tremonti fa risalire a ?collocazioni di gestione strampalate? per le banche del Sud: ?quelle della Sicilia – osserva – sono in mano alla Valtellina, quelle della Sardegna all?Emilia, della Puglia alla Toscana e della Campania a Torino. Il Sud – afferma Tremonti – ha diritto ad avere una sua banca. Il mio sogno è che le azioni non siano in mano solo ad azionisti del sud, ma del nord e europei?. La Banca del Mezzogiorno, in base a quanto previsto dalla Finanziaria 2006, avrà un azionariato privato, il più possibile ?diffuso e popolare?, assicura Tremonti, che per attrarre i piccoli risparmiatori del Mezzogiorno pensa a ?un taglio minimo attraente, azioni da un euro. Sono convinto – prosegue – che la banca ci sarà solo se entrerà nella cultura materiale della piccola gente?. Secondo il presidente della Campania, Antonio Bassolino ”la cosiddetta Banca del Sud, presentata oggi ufficialmente dal ministro Tremonti con l’insediamento del comitato promotore, e’ uno strumento del tutto inadeguato ad affrontare i problemi del credito nel Mezzogiorno. Nasce, infatti, senza un’analisi delle esigenze dei territori e viene calata dall’alto nella realta’ meridionale senza neanche porsi la questione dei reali spazi di mercato disponibili per un nuovo istituto di credito”. ”Credo – aggiunge Bassolino – che sia molto piu’ utile riprendere la proposta avanzata dai presidenti delle Regioni del Sud di collaborare insieme alla nascita di un Mediocredito meridionale, dedicato all’assistenza creditizia ed alla consulenza finanziaria alle piccole e medie imprese. Un’iniziativa nel cui capitale siano presenti le Regioni, gli Enti Locali, le Camere di Commercio, le Fondazioni Bancarie, gli investitori istituzionali, insieme ai privati disponibili e alle Banche di Credito Cooperativo, che in Italia sono 450, di cui circa un quarto operanti nel territorio meridionale”.
Piacevole il rammentare inoltre che ?La Cassa del Mezzogiorno? è stata un ente pubblico italiano creato dal governo di Alcide De Gasperi per finanziare iniziative industriali tese allo sviluppo economico del meridione d’Italia, allo scopo di colmare il divario con le regioni settentrionali. Nata nel 1950 dalla mente del meridionalista Pasquale Saraceno e alcuni suoi collaboratori quali Menichella, Giornadano e Morandi, cessò la sua attività nel 1984. Un istituto, nelle intenzioni quanto nell?operato, caratterizzato da serietà e propensione al cambiamento, ma con il passare degli anni diventato una struttura pachidermica che si trascinava oneri e costi di dimensioni eccessive.
Discutibili sono stati essenzialmente due punti.
Il primo è che le amministrazioni regionali non hanno designato ancora alcun rappresentante in seno al comitato e né sembrano intenzionate a farlo (Tremonti l?ha definita una ?condizione non necessaria?); il pensiero espresso da Bassolino( di cui sopra) conferma l?orientamento anche del Coordinamento dei Presidenti delle Regioni Meridionali.
Il secondo è che il presidente onorario è l?erede del Regno delle Due Sicilie, Carlo di Borbone, mentre uno dei vice presidenti sarà un altro nobile, il principe Sforza Ruspoli (?chi continua a fare folklore ? dice ai più scettici riguardo questa scelta – fa solo pubblicità alla Banca. La storia è una cosa seria.?). Forse ci si dimentica delle battaglie sanguinose di Giuseppe Garibaldi e delle rivolte partenopee della metà dell?800 contro la dinastia borbonica, visti come causa responsabile dell?elevato tasso di analfabetismo, di arretratezza, di miseria in cui soggiaceva il popolo meridionale e che non so oggi con quale prospettiva positiva siano percepiti nel mezzogiorno.
Il lavoro del Comitato istituito dovrebbe concludersi ad Ottobre, poi dovrebbe diventare operativa la Banca del Mezzogiorno.
Questa è una delle ultime, se non l?ultima, apparizione mediatica del Sud. Una parolina magica di tre lettere che ormai non viene più pronunciata in nessun dibattito politico-sociale, in questo clima rovente pre elettorale, dove sembrano avere più importanza, con tutto rispetto, le integrazioni delle coppie di fatto, i PACS, le quote rosa. Dove ormai sembra che la ?questione meridionale? sia diventato un male fisiologico, che bisogna per forza di inerzia accettare. Dove i dati più allarmanti e preoccupanti sono sempre quelli di quella ultima porzione di Italia, in cui il tasso di emigrazione aumenta, il tasso di dissocupazione è perennemente ed elevatamente superiore alla media nazionale e dove i tentacoli delle aggregazioni mafiose sono sempre più annidati nelle quotidianità delle persone.
Dove alberga il disagio di migliaia di giovani, costretti a lasciare la loro sempre amata terra, in cerca di fortuna, in cerca di futuro, in cerca di certezze, ma costretti ad abbandonare la loro certezza più grande, quella del calore di una casa; di precari che non possono fare concrete scelte di vita perché in una continua instabilità di posizione e oggetti di una mobilità senza fine, costretti a risolvere la continuità di uno dei fiori della nostra cultura meridionale, la famiglia; di imprenditori costretti ad una media di sette mesi di attesa dietro i banconi delle pubblica amministrazione per l?avvio di una loro iniziativa; di pendolari su treni indecorosi se non addirittura fantasma, costretti ad andare stressati a lavoro prima ancora che cominci la giornata; di giovani neo laureati, intelligenti, preparati e carichi di vita, infangati in file lunghissime dietro allo sportello di agenzie di lavoro interinale per un posto da commesso o da telefonista. Storie di sogni e desideri infranti.
Ma un popolo che però continua a vivere, nonostante tutto, nonostante le dimenticanze di chi comanda o vorrebbe comamdare, nonostante le disillusioni di chi aveva combatutto per il meridione, e nonostante i giovani, quelli che dovrebbero costituire il nerbo delle classi dirigenti e produttive, il cervello e l?organizzazione, le leve dello sviluppo, che partono, e dove ?donne infreddolite negli scialli? li aspettano perché sempre loro figli.
Non so se questa cassa per il mezzogiorno possa risollevare le sorti di questo spezzone di Italia e non so neanche se addirittura la negazione di sentire nominare nei talk show elettorali queste tre letterine magiche possa risolvere la ?questione meridionale?. Un popolo di negazioni. Ma al quale non negherete mai di nutrire sempre nei cuori la speranza che domani sia un giorno migliore di oggi.
In questa Italia arroventata dai dibattiti elettorali sembra che la 'questione meridionale' sia diventato un male fisiologico