Non ho consigli da dare e non ne voglio dare.

Però desidero rendere partecipi gli altri delle conclusioni alle quali sono arrivato: la globalizzazione dei mercati e delle conoscenze ha creato una competizione mondiale fortissima dalla quale si salvano solo piccole realtà di nicchia (l’artigiano di successo, il produttore di mele o di vino pregiati, il professionista). Tutto il resto, che è produzione di grande scala, è dominato dalle leggi economiche soltanto, senza nessuno spazio per interventi di “destra” o di “sinistra”. Conta quindi solo la disponibilità di energia, di materie prime e di capitale investito in macchine e attrezzature, e laddove queste risorse scarseggiano è necessariamente il lavoro che deve sopperire a queste carenze e lo fa svalutando il suo prezzo ossia il salario. Altrimenti si chiude.

Il salario é il fattore produttivo che compensa tutte le altre inefficienze. Il suo valore si adegua in basso per compensare il gap che esiste negli altri fattori per colpa dei politici. Noi italiani non abbiamo energia e non abbiamo materie prime, quindi i lavoratori dovrebbero fare di tutto per far salire tramite la politica gli altri due fattori che favoriscono la produzione: e cioè il capitale investito e le infrastrutture (strade, porti, ferrovie). Ma delle infrastrutture non se ne occupano, e il capitale lo vedono come un nemico. Non capiscono che quanto più si favorisce il capitale, tanto più ne arriverà e tanto più si valorizzerà il lavoro. Non capiscono che quante più persone escono dal lavoro e iniziano a vivere di rendite, tanto maggiori saranno le opportunità di lavoro per chi ne ha veramente bisogno. In tutta questa poca chiarezza di vedute i politici sguazzano, sia di destra che di sinistra, vendendo al popolo la loro soluzione, ognuno dicendo che la propria è la migliore e il popolo, poverino, non ci capisce nulla e non sa a chi dare retta, se ai politici o ai sindacalisti, o agli industriali. L’economia é come l’aritmetica: non perdona e non consente errori. E così molti operai hanno dovuto prendere la partita iva e fatturare il loro lavoro al principale in base ai pezzi lavorati: e così si è tornati al cottimo, perdendo anche la paga nei periodi di malattia e il trattamento di fine rapporto. Ecco cosa c’è dietro l’esplosione delle partite iva: il ripristino del cottimo!

Chi può risolvere il problema sono i politici certamente ma non sono né quelli di destra né quelli di sinistra: sono quelli onesti e che hanno le idee chiare.

(Pietro Benigni)

 Mentre il commento di Claudia Benedetti a proposito del “terrore semantico” in politica è stato:

Quello che è certo è che non se ne può più di quel linguaggio: politichese, filosofese, intellettualese…é fuffa, oramai si é capito…
Ma una giusta misura, un linguaggio “comune” e quotidiano senza essere superficiale, sciatto o triviale è possibile?
Consiglio agli intellettuali “di mestiere” un piccolo esercizio, come la controprova che si faceva alle elementari sulle operazioni: ma tua nonna, che non ha potuto studiare…ti capirebbe quando parli??