–          Molto bella questa città! Sono a Roma da qualche giorno e la trovo affascinante. Io sono di Bangalore, nel sud dell’India. Roma è decisamente più piccola -a Bangalore siamo oltre sei milioni!-, ma molto più ricca di  storia, monumenti e fascino. Qui la storia si tocca davvero con mano! E poi l’Italia è una grande potenza economica, è nel G8, anche in India conosciamo e apprezziamo il famoso “made in Italy” simbolo  di qualità…

–          Una volta forse! Oggi siamo in piena crisi. Non sono certo questi i nostri anni migliori!

–          Quali anni sono stati i vostri anni migliori?

–          Difficile dirlo… probabilmente quelli del dopoguerra, con la voglia di ricostruire tutto e la speranza nel futuro, o forse gli anni ’60, con il boom economico e il PIL che continuava a crescere…

–          E in quegli anni eravate contenti? Dicevate “Questi sono i nostri anni migliori!” ?

–          Io ero un ragazzo e non saprei dirlo con precisione, tuttavia pur rammentando di quegli anni un certo ottimismo diffuso, la facilità a trovare lavoro, l’entusiasmo suscitato da eventi “storici” come le olimpiadi di Roma o l’apertura dell’autostrada del sole, ricordo anche chi (soprattutto i vecchi) si lamentava perché non c’erano più i valori di una volta, perché c’era troppo traffico, perché non c’era più religione, perché l’onestà e l’onore non erano più considerati importanti…

–          E poi, nei decenni successivi, qualcuno ha mai detto “Ecco, questi sono i nostri anni migliori!” ?

–          No, non ho mai sentito nessuno dirlo. Il fatto è che per dire che un periodo sia migliore o peggiore di un altro bisogna fare un confronto, e il confronto è necessariamente con il passato. Finisce che quando le cose sembrano migliorare ti aspetti che gli anni migliori siano quelli che devono ancora venire, e quando vanno male pensi invece che i migliori siano quelli già passati… ecco perché nessuno dice mai che il presente è il momento migliore. Oggi poi… siamo in piena crisi e tutti si aspettano il peggio…

–          Che strano! Pensa che da noi in India questo è un momento eccezionalmente positivo, un po’ come era qui da voi negli anni ’60. In questi anni a Bangalore si moltiplicano le attività,  il PIL aumenta ogni anno e per noi ingegneri elettronici (e siamo tanti) è molto facile trovare lavoro. Dicono che nella mia città ci sia la più grande concentrazione di tecnici e programmatori del pianeta. C’è molto entusiasmo e molto lavoro per i giovani. Il contrario della crisi. E’ proprio vero che tutto è relativo! Pensa che mentre qui da voi c’era il boom economico i miei nonni facevano la fame, accettavano qualunque lavoro e cercavano di emigrare…

–          Si, mi ricordo qualche manifesto contro la “fame in India”, a scuola ci facevano notare quanto eravamo fortunati rispetto ai nostri coetanei indiani… e pensare che oggi sono invece i nostri figli a non trovare lavoro… forse dovrebbero venire a cercarlo in India…

–          E perché no? Ma vi avverto… devono essere davvero bravi e devono avere voglia di lavorare, sennò sarà dura…

–          Forse allora la crisi non è così globale come dicono… È che ci sentiamo sempre al centro del mondo: quando la crisi riguarda noi è “universale”, quando riguarda gli altri è solo “in via di sviluppo”.  Forse sarebbe più corretto precisare meglio di che crisi parliamo, chi coinvolge e quali aspetti riguarda… noi italiani abbiamo un po’ la tendenza apocalittica a considerare “senza precedenti” quello che ci tocca da vicino…, faremmo meglio a sorvegliare le parole che usiamo, soprattutto gli aggettivi…

–          Beh… non sarebbe una cattiva idea! Se insistete con il pessimismo i vostri giovani si convinceranno che non c’è nessuna via di uscita e che non vale la pena impegnarsi, studiare, cercare, sperare… non vorrei che venissero tutti a Bangalore!