La tendenza ad interpretare la realtà in chiave antropomorfica spinge, in questi tempi tanto complessi, rischiosi ed interessanti, ad una nuova caccia all’untore: lo speculatore. Proviamo a ragionarci insieme servendoci di un apologo.


Siamo in un porto sul Mar Tirreno, in un tratto famoso per la pesca delle pezzogne, straordinari pesci graditissimi dai locali e dai numerosi turisti che affollano quelle spiagge nei mesi estivi.
10 pescherecci sono pronti prima dell’alba per la partenza; in base all’esperienza di tanti anni ciascuno dei capitani dei pescherecci prevede di tornare, a mattina inoltrata, con circa 100 chili di pezzogne che, complessivamente (100 chili per 10 pescherecci = 1000 chili di pezzogne) rappresentano il fabbisogno dei mercati locali per il week-end.

Di prima mattina, ben prima che i pescherecci facciano ritorno al porto, il mercato all’ingrosso del pesce si affolla di ristoratori che vogliono assicurarsi una adeguata quantità di pesce per servire la numerosa, attesa clientela del week end. Il volume d’affari previsto è di circa 20.000 € (normalmente una pezzogna si vende a 20 € il chilo, il che per gli attesi 1000 chili significa appunto 20.000 € di pesce scambiato su quel mercato ogni week-end). Le mogli dei pescatori sono già dietro i loro banchi, ancora vuoti di pesce perché i loro mariti sono ancora in mare.

Il ristoratore de Il Corsaro avvicina la moglie del capitano del peschereccio Carolina e, temendo di non riuscire ad accaparrarsi la quantità prevista di pezzogne, le offre di comprare fin d’ora 20 chili di pesce e chiede alla moglie del capitano di assicurargli tale quantità, qualunque sia la quantità richiesta dagli altri clienti; per ottenere tale certezza, si impegna a pagare, anziché gli usuali 20 €/Kg, un prezzo di 21 €/Kg per 20 chili di pezzogne, cioè 420 €. La moglie del capitano accetta; i due si scambiano un foglietto che riflette l’intesa raggiunta: nel foglietto c’è scritto che a mezzogiorno il commesso del ristoratore porterà i 420 € e riceverà 20 kg di pezzogne dalla moglie del capitano del Carolina. Si tratta tecnicamente di un acquisto a termine, cioè di un acquisto senza immediato scambio di pesce contro denaro, scambio che invece avverrà, al momento dell’arrivo del pescato, al prezzo prefissato.

La moglie del capitano del peschereccio Carolina, avendo intravvisto in questa situazione la possibilità di vendere le pezzogne ad un prezzo superiore all’atteso, stipula analoghi 5 accordi con altrettanti ristoratori, collocando così l’intero pescato atteso del Carolina (100 kg) a € 21/kg.

Tutte le mogli dei vari capitani fanno altrettanto con i loro clienti, sicchè, prima che i pescherecci tornino dal mare, l’intero pescato atteso (1000 kg, come abbiamo visto) è collocato in anticipo presso molti ristoratori del luogo a prezzi tutti superiori ai 20 €kg (i ristoratori più solerti e più vicini all’ideatore di questo acquisto a termine, il ristoratore de Il Corsaro, a 21 €; i ritardatari a 22 o anche a 23 € al Kg, man a mano che le quantità attese disponibili si assottigliano). La media dei prezzi spuntati dalle mogli dei pescatori risulta così di 22 €/kg (in luogo dei tradizionali 20) per i 1000 kg attesi, sicché, si dicono i ristoratori, si potrà contenere al minimo il ricarico sui prezzi delle pezzogne praticati ai clienti dei ristoranti.

A un certo punto si diffonde la voce, presso alcuni ristoratori (primo fra tutti il nostro Il Corsaro), che la pesca in corso è risultata eccezionalmente fruttuosa e che, invece degli usuali 100 kg di pesce, ciascuno dei 10 pescherecci ne riporterà 200, sicché il fabbisogno medio del week-end estivo (1000 Kg) risulterà molto abbondantemente coperto dai 2000 kg in arrivo (200 per ciascuno dei 10 pescherecci). E’ facile concludere, per questi ristoratori, che per collocare i 2000 kg di pescato i capitani dei pescherecci abbasseranno i prezzi fino a vendere i 2000 kg a mediamente 10 €/kg così da riuscire a ricavare più o meno la solita cifra che si sono abituati a ricavare ogni venerdì prima dei week-end estivi senza restare con pesce invenduto che andrebbe a male.

A questo punto i ristoratori che hanno avuto l’anticipazione della notizia cominciano ad agitarsi, pentendosi di aver comprato mediamente a 22 €/kg ciò che forse avrebbero potuto comprare a molto meno; il ristoratore de il Corsaro si reca dal ristoratore de Il Dorminpiedi e gli offre di cedergli il suo foglietto (che gli dava diritto a ritirare, a mezzogiorno, 20 Kg di pezzogne a 21€/kg); il Dorminpiedi, che non è sveglio ma nemmeno fesso, finge di non essere disposto a pagare 21 ciò che è abituato a pagare 20 e, con finta riluttanza, dice che sarebbe disposto a comprare il pesce solo se costasse 19, cioè meno di quanto normalmente è abituato a pagare perché non è certo di avere il solito numero di clienti interessati alle pezzogne. Il Corsaro, pur di liberasi dell’impegno assunto con la moglie del capitano del Carolina, cede il foglietto al Dorminpiedi, e gli rimborsa la differenza fra i 21 €/kg che il Dorminpiedi dovrà pagare per ritirare il pesce e il prezzo (19€/Kg) che il Dorminpiedi è disposto a pagare per le pezzogne.

Altri ristoratori solerti, convinti della fondatezza della stessa informazione sulla quantità di pescato di cui dispone Il Corsaro, fanno altrettanto coi tanti altri Dorminpiedi (….o presunti tali) dando così luogo ad un mercato dei foglietti (veri e propri derivati del tipico contratto di compravendita del pesce).


Tutti, fin qui, hanno speculato (cioè formulato ipotesi)
, chi sulla quantità di pescato atteso, chi sul prezzo del pescato, chi sulla domanda di pezzogne da parte dei clienti dei ristoranti. E tutti l’hanno fatto per meglio servire le esigenze dei loro affari.


Chi farà giustizia di tutte queste differenti previsioni ed attese saranno i pescatori.
Provate a pensare che cosa succederebbe se l’informazione in mano a Il Corsaro si rivelasse sbagliata e il pescato totale risultasse in realtà addirittura inferiore ai 1000 kg abituali. Anzitutto le mogli dei pescatori avranno combinato un bel guaio, risulteranno parzialmente inadempienti rispetto all’impegno di consegnare i 1000 kg al prezzo medio di € 22 e dovranno pagare congrui indennizzi; poi il Corsaro e chi ha seguito il suo esempio cedendo i foglietti non troveranno né pesce né indennizzi mentre il Dorminpiedi e chi ha seguito il suo esempio comprando foglietti si sarà assicurato comunque un po’ di pesce e un po’ di indennizzo.

Provate però anche a pensare a chi avesse comprato i foglietti non per esigenze del suo business (cioè la pesca, la vendita del pesce, la ristorazione) ma solo per guadagnare sulle differenze fra i prezzi a termine (quelli scritti sui diversi foglietti) e/o fra questi e quelli effettivi che si formeranno sul mercato quando il arriverà il pescato effettivo, sia che esso risulti superiore o inferiore all’atteso. Questi sono coloro che comprano o vendono un derivato (un foglietto) senza avere in realtà un bisogno di pesce. Sono speculatori finanziari che scommettono sul ribasso del prezzo medio del pescato effettivo e che mettono in circolazione foglietti con i quali promettono, come fossero loro le mogli dei pescatori, di vendere le pezzogne, poniamo a 21 €/kg o anche a 20 €/kg, ovviamente senza averle, le pezzogne, ma pensando che ce ne saranno abbastanza per servire non solo i possessori dei foglietti emessi dalle mogli dei pescatori ma anche gli eventuali acquirenti dell’ultimo momento; quando sarà il momento della consegna del pesce – questo è il loro ragionamento – correranno al mercato, compreranno le pezzogne al prezzo che si è formato per l’ eccedenza di pescato non già compravenduta a termine (cioè per i chili eccedenti i 1000 originariamente attesi), presumibilmente a prezzi più bassi dei 20 o 21 € a cui si sono impegnati a vendere il pesce, poniamo a 16 €/kg, e rivenderanno le pezzogne al prezzo pattuito nel foglietto (20 o21€ /kg), lucrando sulla differenza (20/21-16). Certamente in tal modo avranno contribuito a mantenere basso il prezzo dei foglietti (cioè del pesce venduto a termine e quindi indirettamente di tutto il pesce) ma che succederà di loro se il pesce pescato risulterà più basso dei 1000 kg attesi fin dall’inizio?


Che cosa insegna questo apologo che semplifica grossolanamente e brutalmente il funzionamento dei mercati?

• Che non tutti gli speculatori sono biechi finanzieri
• Che anche questi ultimi adempiono ad una funzione (quella di mantenere liquido il mercato dei foglietti e quindi di agevolare le operazioni di chi ha bisogno di pesce per far funzionare i ristoranti)
• Che alla fine, però, bisogna sempre fare i conti con la realtà (il pescato effettivo)
• Che, infine, come dice la Caritas in Veritate (cap 36) , quando si giudica dei mercati “non è lo strumento a dover esser chiamato in causa, ma l’uomo, la sua coscienza morale e la sua responsabilità personale e sociale.”