La Comunità ebraica di Roma è la più antica comunità ebraica del mondo occidentale e vanta una ininterrotta presenza nella città da oltre 2000 anni. Si può dire che rappresenti la memoria storica della vita di questa metropoli.
Anche se oggi i 16.000 ebrei di Roma vivono sparsi in tutta la città, contribuendo in modo determinante alle sue attività economiche, politiche ed artistiche, il Tempio Maggiore rimane il centro di riferimento della Comunità, il luogo dove si svolge la vita spirituale ebraica all’interno del territorio cittadino, ma anche una casa comune aperta a tutti.
Il quartiere ebraico, come Roma l?aveva conosciuto sino alla seconda guerra mondiale, oggi non esiste più. Sebbene la ragione principale di quella radicale ricostruzione fosse quella sanitaria, certamente un provvedimento così drastico rivelava anche la volontà, l?illusione di cancellare frettolosamente la memoria di qualche cosa di cui vergognarsi.
Anche in epoca più recente Roma, come tutte le grandi metropoli, non ha smesso di trasformarsi. Sotto il peso del sovraffollamento, del traffico, di un piano urbanistico inadeguato, soffre i mali che tutti conosciamo. Il ghetto è parte di questo cambiamento. Eppure qui, come in pochi altri luoghi, l?atmosfera delle tradizioni, la bellezza delle case e la magia dei vicoli, la forza delle celebrazioni che continuano a svolgersi, mantengono forte il rapporto con la sua storia.
Partendo da lontano, la storia della comunità degli Ebrei romani è antica quasi quanto la storia di Roma. Senza la presenza viva di quella comunità la storia di Roma, la storia stessa della civiltà occidentale sarebbero state diverse. In un arco di tempo bimillenario vi furono periodi di gloria e di grandezza, ma anche di indimenticate persecuzioni.
L’epoca che vide la costruzione di questa Sinagoga fu un tempo di riconciliazione e di incontro fra l’ebraismo italiano e la nuova Italia, unificata dall’epopea risorgimentale, in cui gli Ebrei di ogni parte d’Italia ebbero parte rilevante.
La conquista dell’uguaglianza dei diritti coincise per gli Ebrei con la nascita di una nuova identità nazionale italiana, alla quale gli Ebrei diedero un contributo culturale significativo.
Basti ricordare che durante quel periodo così determinante per la vita della città di Roma, il suo sindaco era proprio un cittadino ebreo: Ernesto Nathan, che amministrò la città dal 1907 al 1913 con grande fermento innovativo. Ricordo qui solo alcuni dei suoi atti: deliberò per l’impianto municipale dell’energia elettrica che entrerà in funzione nel 1912; contrastò in ogni modo la speculazione edilizia e approvò il nuovo Piano regolatore; fece nascere linee tranviarie pubbliche; sottolineò e denunciò i vari problemi sociali riguardanti la condizione degli svantaggiati, trattando del lavoro minorile, della condizione della donna, della riforma carceraria, dell’aiuto agli emigranti, della prostituzione, dell’assistenza sanitaria.
Particolarmente significativa era l?attenzione di Nathan all?istruzione, in un?epoca in cui il tasso di analfabetismo sfiorava il 70%, e il numero di elettori era pari al 2% circa.
Capì che la possibilità di studiare e di informarsi garantita a tutti è infatti la base di ogni politica realmente democratica: ecco allora l?inaugurazione di scuole serali e l?impegno per la costituzione della società “Dante Alighieri?.
Oggi i 16.000 ebrei romani danno vita alla più numerosa ed importante comunità italiana e, pur mantenendo la propria identità, sono modello di integrazione nel tessuto culturale della città. Il felice inserimento a Roma della più grande comunità ebraica d?Italia, memore della sua lunga storia, orgogliosa della sua specificità, deve essere d?esempio per tutti noi, ed in particolare per le numerose comunità straniere oggi presenti nella capitale e che costituiscono una forte accelerazione al suo sviluppo umano e culturale. Il viaggio, il viaggio della speranza, rappresenta una ideale linea di contatto tra l?esperienza della comunità ebraica di Roma e gli amici che provengono oggi da terre in cui guerra, povertà, emarginazione sono la cifra del vissuto quotidiano.
Il tema del viaggio, del timore e della speranza che si trascina nel viaggio, lo incontriamo in tutta la sua carica vitale nel libro ?E venne la notte?, storia di un bambino ebreo in un paese arabo che, travolto da una improvvisa guerra, riesce a comprendere il legame fra la propria esistenza e la memoria storica della propria famiglia, a trasformare una drammatica vicenda personale in una preziosa lettura del mondo e della natura umana. È la storia del nostro amico Victor Magiar.
Roma sta chiaramente intraprendendo la strada per una radicale trasformazione sociale e per questo ha più che mai bisogno della presenza e del contributo dei suoi cittadini ebrei, della vitalità tipica di chi ha sentito troppe volte il peso della storia per pensare che il viaggio sia ormai terminato. Una comunità ebraica consapevole della sua storia, conscia della sua forte identità, dedita allo studio e a mantenere viva la sua millenaria tradizione è per la nostra città un?enorme ricchezza oltre che un modello da seguire.
Questo la maggioranza dei cittadini romani lo sa già bene. La comunità ebraica di Roma ben lontano dal rappresentare soltanto un simbolo del passato, rappresenta una presenza vitale e dinamica, portatrice di idee e di valori. È doveroso, tra l’altro, sottolineare come il principio della solidarietà e della giustizia sociale, per i cittadini e per coloro che sono considerati stranieri, sia un punto centrale del pensiero religioso ebraico.
Tale principio è essenziale in una città come Roma, in un momento in cui non si può prescindere dal dialogo con tutti, con le religioni e con le culture diverse che oggi rappresentano una presenza importante nella città.
In conclusione non posso non ricordare che fra due giorni si celebra la Giornata della Memoria, una data dall?alto valore simbolico che da molti anni rappresenta l?occasione per uno sforzo comune dell?amministrazione di Roma e della comunità ebraica a lavorare sulla memoria e sul dialogo. Per la nostra città, la deportazione nazista del 16 ottobre 1943 è uno degli eventi più dolorosi della storia contemporanea. A partire dalla memoria di questo evento è possibile costruire un’idea concreta di solidarietà tra i romani.
A partire da quella memoria si afferma la volontà di un patto tra i romani per non dimenticare, per non isolare mai più nessuna comunità, per considerare la Comunità ebraica di questa città come uno dei luoghi decisivi per la nostra identità collettiva. Ricordo che Amos Luzzatto, alcuni anni fa, scriveva che una delle parole chiave per descrivere quella tragica alba di ottobre è il silenzio, o meglio, il mancato grido di condanna morale da parte delle Autorità religiose e delle Cancellerie alleate. È vero che non sono mancati i generosi, laici e religiosi, che si sono prodigati, nel limite delle umane possibilità, in soccorso degli ebrei: questi fatti, ormai ben noti, restano una luce di speranza e di fiducia nell?uomo fino ai nostri giorni. Quello che è mancato è lo sdegno con il quale si sarebbero dovuti indicare, senza incertezze, coloro che si macchiavano di uno dei più gravi crimini dei nostri tempi.
Oggi la comunità ebraica vive un periodo molto delicato della sua Storia: da un lato le persecuzioni neonaziste, dall?altro l?insicurezza di Israele aggravata dalle critiche condizioni di salute di Ariel Sharon. È bene ricordare sempre che l’antisemitismo non è finito, che il razzismo c’è ancora, e si nasconde dietro forme nuove, sfuggenti e insidiose. Siamo chiamati ad essere compagni di viaggio.
Signor Rabbino, mi permetta di concludere ritornando al tema del viaggio, una immagine che a mio avviso ben rappresenta la vostra, la nostra storia passata e futura.
Magiar nel suo libro racconta la traversata del Mediterraneo, traversata che ci richiama i viaggi della speranza che, sia pure per altri motivi, continuano ancora oggi.
?Ora spio le stelle e provo ad indovinare quale punto di mare stiamo attraversando: il Mediterraneo? Confido nel ronzio dei motori, nessuno sentirà la baraonda dei miei ricordi. Navighiamo nella pace, il buio intorno a noi, e sembra come se tutti abbiano iniziato a resistere al sonno e ad allenare i loro occhi all?oscurità, nuove reclute per l?ultima veglia prima di un?alba tanto sospirata?.

?Sentinella,
a che punto è la notte?
La notte verrà
e anche il giorno? Isaia 21,11-12