Migliorano le politiche locali per l’assistenza sanitaria agli immigrati, anche se le leggi regionali in materia registrano ritardi soprattutto al sud: solo la Puglia ha emesso una normativa adeguandosi a quella nazionale. ?Dopo la Bossi-Fini alcune regioni hanno emanato circolari o delibere precisando che gli stranieri extracomunitari che hanno fatto domanda di regolarizzazione possono iscriversi temporaneamente al Ssn?, precisano Salvatore Geraci e Barbara Martinelli, dell’Area sanitaria Caritas diocesana di Roma e della Società italiana di medicina delle Migrazioni, presentando lo scenario nazionale e le politiche locali per l?assistenza sanitaria agli immigrati nel quadro legislativo attuale.
Il ?vero cambiamento? in questo ambito si è verificato, per gli autori, con l?emanazione della legge n.40/1998, ?che ha permesso di passare da un?ottica di gestione dell?emergenza e del contingente ad una gestione organica e programmatica?. Tuttavia un ulteriore cambiamento si è verificato con l?emanazione della Bossi-Fini, che ha modificato in diversi ambiti il Testo unico sull?immigrazione. ?Fortunatamente però gli articoli sull?assistenza sanitaria non sono stati cambiati?, commentano Geraci e Martinelli. ?Tuttavia affinché il diritto formale (possibilità di accesso) garantito dalla legge si trasformi in diritto reale (fruibilità delle prestazioni) è indispensabile un?efficace politica sanitaria a livello locale?, commentano gli autori. La maggior parte delle leggi regionali sono state emanate nel 1990; dopo l?uscita del Testo Unico solo la Puglia ha emanato una nuova legge regionale sull?immigrazione (in cui però manca un riferimento specifico all?ambito sanitario), mentre l?Emilia Romagna ha prodotto un disegno di legge che è stato poi ritirato e la Provincia di Trento è l?unica ad aver presentato nel maggio 2001 un ddl (?Politiche per l?integrazione degli stranieri e la convivenza interculturale?) in cui è ampiamente trattato il tema della salute e nell?ambito dell?assistenza agli stranieri non iscritti al Ssn è previsto un ampliamento degli ambiti garantiti rispetto all?attuale normativa nazionale (prevenzione, cura e riabilitazione dei tossicodipendenti, persone con Hiv e tutela della salute mentale). Diverse regioni, ?pur non avendo emanato una nuova legge regionale sull?immigrazione, hanno cominciato a recepire le nuove direttive nazionali attraverso iniziative a carattere locale, concretizzatesi in delibere con specifica volontà propositiva e organizzativa, circolari di chiarimento amministrativo e note di tipo informativo,ambiti specifici nei Piani Sanitari Regionali e nei Piani per la Politica Immigratoria?.

Attualmente nelle politiche locali sull?assistenza sanitaria agli immigrati al Nord d?Italia (tranne la provincia autonoma di Bolzano) tutte le regioni si sono dimostrate attive e propositive. Al Centro -ad eccezione del Molise, che non ha ancora prodotto una normativa sull?immigrazione, e dell?Abruzzo che sul piano sanitario regionale 99-01 accenna al tema degli immigrati – Lazio, Marche, Toscana, Umbria rivelano iniziative particolarmente significative. Al Sud Campania e la Sicilia si stanno adeguando lentamente con circolari e Piani sanitari regionali alla normativa nazionale, a differenza di Basilicata, Calabria e Sardegna, che non hanno provveduto ad aggiornarsi rispetto ai riferimenti nazionali. Alcune regioni (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana, Umbria, Provincia autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Veneto) hanno emanato circolari o delibere (tra l?ottobre e il dicembre 2002), precisando che gli stranieri extracomunitari che hanno fatto domanda di regolarizzazione possono iscriversi temporaneamente al Ssn. Per il futuro Geraci e Martinelli auspicano che le Regioni ?si attivino per emanare nuove leggi regionali, affinché recepiscano ampliamente le innovazioni apportate in ambito nazionale sia nel consolidare il diritto all?assistenza sanitaria degli immigrati a qualsiasi titolo presenti sul territorio, garantendo così la reale fruibilità dei servizi, sia stabilendo percorsi finanziari che permettano di realizzare progetti mirati, in particolare per rimuovere ostacoli che possono produrre disuguaglianze nell?accesso e nella salute di questi nuovi cittadini?.