Non voglio esimermi, dopo un giorno tanto importante quale quello di ieri, dal tracciare un mio breve commento su quello che vedo: non perché senta di avere importanti angoli da porre in luce (ci sono molti, ottimi commenti sui migliori giornali di oggi); ma solo perché, a distanza di tempo, vorrò rileggere, con i soliti amici che mi corrispondono, le impressioni su ore tanto importanti per il nostro Paese quali sono quelle che stiamo vivendo, per verificare – speriamo – la fallacia di tante negative impressioni che ho ricavato seguendo le cronache politiche di queste ore.

Cominciamo dalla situazione che ha determinato queste ore: L’Italia è già scivolata nel burrone della inadeguatezza della sua classe dirigente; ma, per fortuna, l’Italia non è il Paese di terza classe che ha dimostrato di voler essere per troppo lungo tempo: ha radici forti e amor proprio sufficiente per aggrapparsi a se stessa e al suo storico posizionamento internazionale; e i cittadini Italiani stanno capendo molto più di certi loro politici in che condizioni l’abbiamo messa. L’Italia può ancora tornare ad essere un paese serio, come lo è stato in molti passi cruciali della sua storia, anche recente, aggrappandosi agli appigli che anche questo burrone offre ancora alle forti mani dei suoi cittadini, riportati dai fatti alla veglia.

Veniamo alle reazioni della “piazza”: le scomposte piazzate che hanno salutato la resa di Berlusconi non sono degne di un paese serio, conscio della situazione; Berlusconi, dal punto di vista istituzionale, esce meglio di come è stato. Ha governato molto male (secondo me) ma sulla base di un forte consenso democratico; ha sciupato l’immagine e la credibilità del Paese con le sue sguaiataggini e la sua abitudine alla furbizia ma è stato a lungo popolare ed è stato votato con larghezza di consenso. Ha chiesto di approvare la legge di stabilità prima di dimettersi e l’ha, secondo me dignitosamente, ottenuto. Le gazzarre sono inutili anzi dannose.

La soluzione Monti: è, secondo me, la migliore che potevamo mettere al lavoro. Il Presidente incaricato dall’ottimo Presidente della Repubblica è una persona per bene, di grandissima competenza, estraneo ad ogni faziosità, personalmente dotato di una sensibilità civile e sociale assai distante dallo stereotipo tecnocratico che alcuni cercano di cucirgli addosso, dotato di un prestigio internazionale di grandissimo livello. Non è un politico; ma la sua missione non è propriamente politica. Perché sia chiaro: egli è un commissario straordinario per una situazione di straordinaria gravità; deve salvare il Paese dal tracollo e va sostenuto con ogni possibile forza.

Le reazioni della politica: diciamolo subito: ottimamente il Terzo Polo, molto bene anche il PD (Letta e Bersani; meno adeguato il discorso di Franceschini alla Camera), entrambi pienamente coscienti – così mi pare – della eccezionale gravità del momento e della eccezionalità delle misure richieste. Tutto sommato accettabile anche Vendola (verso il cui movimento non ho comprovate ragioni di simpatia, a partire, a ritroso, dall’ultimo referendum); da osservare nei fatti le confuse dichiarazioni di Di Pietro; male o molto male, direi, tutti gli altri. Quelli che per anni hanno beffeggiato la storia del paese tirando fuori ad ogni piè sospinto lo slogan stucchevole del teatrino della vecchia politica, dopo tanti mesi di loro cabaret, non sono usciti dalla loro prigione culturale ed hanno inanellato una serie di prese di posizioni politicistiche degne di quel passato che deridono ma, nella fattispecie, assolutamente incongrue, del tipo: “vogliamo prima vedere il programma”, “vogliamo vedere la squadra”, “quando vorremo staccheremo la spina”, “il governo deve essere a termine”, “vogliamo questo o quell’altro ministro”, “questo governo non è stato eletto dal popolo”, etc.etc.etc. L’abissale irresponsabilità di questi tentativi di ipotecare politicamente il governo “commissariale” che il prof. Monti deve faticosamente mettere in piedi (e che spero vivamente duri fino al 2013, altroché “presto alle elezioni”!) è espressa meglio che da qualsiasi discorso da questo semplice dato: di qui alla fine del 2012 l’Italia ha circa 300 miliardi di € di titoli di Stato in scadenza e da rinnovare, circa il doppio di quelli faticosamente e onerosamente rinnovati quest’anno! 500 punti base in più (rispetto alla Germania) solo su questo massa di debiti vale 15 miliardi di € in più di intereressi da pagare, da parte di tutti i cittadini (250 € a cranio), che si aggiungono ai circa 80 miliardi comunque già da pagare (1300 € a cranio, compresi quelli vuoti!). E ciò che vale per i cittadini (maggiori interessi da pagare) varrà anche per le imprese Italiane che dovrebbero invece competere sui mercati con imprese tedesche e francesi e spagnole e inglesi, per ridare slancio allo sviluppo! Altro che “ricatti della signorina spread!”. Per favore, l’abbiamo già detto, non scherziamo col fuoco, perché ci faremmo molto molto male!

Conclusioni: le cose che Monti dovrà fare non saranno, nel breve, piacevoli per nessuno; e tanto più spiacevoli saranno, tanto meglio faranno nel lungo termine; ma vanno fatte assolutamente per il bene di tutti e vanno fatte subito. L’Italia ha l’occasione di ri-uscire dal baratro; per ora annaspa in cerca dell’appiglio che pure ha individuato e che la può trattenere almeno sul bordo e darle la possibilità di uscirne. Le chiacchiere della peggior politica e le sguaiataggini della piazza non sono un buon viatico!

Auguri, Italia!