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Ben ritrovati dopo un’estate lunga, calda e -per alcuni versi- portatrice di cambiamenti.
Molti dei cambiamenti che avremmo voluto non si sono verificati come -ad esempio- l’apertura di negoziati credibili nella guerra in Ucraina, il superamento della demagogia nell’affrontare i gravi problemi del nostro paese (abbiamo provato a chiamarlo “nazione”, ma i problemi sono rimasti uguali), l’abbandono della retorica sugli immigrati a favore di un approccio serio oltre i pregiudizi, le emozioni e la ricorsa populistica del consenso.
Altri cambiamenti invece sono avvenuti e fra questi uno mi ha riguardato personalmente: alla fine di giugno si è conclusa la mia decennale esperienza di presidente dell’ASP Sant’Alessio, una esperienza per me estremamente ricca e costruttiva che mi ha rivelato inaspettate prospettive e dato l’opportunità di avviare -insieme al CdA e al Direttore- nuove attività e assetti organizzativi che hanno gradualmente consentito di migliorare e ampliare i servizi che il Sant’Alessio offre oggi al territorio e ai suoi utenti. Dieci anni di cui sono molto contento.
Non considero la conclusione di questa esperienza una frattura, piuttosto un cambio di passo, per la mia quotidianità e per la stessa ASP che mi auguro possa continuare a crescere nella continuità degli obiettivi e dei servizi ai disabili visivi e alla sensibilità del territorio.
“Cambio di passo” è anche il titolo del nuovo libro che Roberto Scanarotti ha composto colloquiando con dieci padri di bimbi che non vedono; dopo aver raccontato in “E poi venne il coraggio” (2019) le testimonianze di alcune mamme di figli disabili visivi o pluridisabili, la sua attenzione si è rivolta questa volta ai papà la cui vita -non diversamente dalle loro mogli o compagne- “è stata improvvisamente scompaginata dall’irruzione dell’improbabile”.
Roberto Scanarotti -nel restituirci i colloqui con questi papà- rende con trasparenza ragione della realtà, senza edulcorarla né drammatizzarla: “il padre, dicono tutti, deve tenere i piedi per terra, essere di supporto alla mamma, oltre che al bambino; quando la vita inizia a ruotare intorno ad un figlio che ha bisogno di cure, deve anche essere pronto a compiere ogni cambio di passo che si rende necessario.” Sappiamo tutti che non sempre questo avviene: c’è chi non ce la fa, chi fugge, chi vorrebbe farcela ma non ha gli strumenti, le risorse o i sostegni necessari. Ma c’è anche chi -come uno dei papà del libro- trova in se stesso il coraggio necessario senza cedere al rancore, alla rabbia o alla rassegnazione: “Per ogni problema c’è sempre una soluzione. Questo è il punto di vista con cui di regola affronto la vita, e che mi è stato utile per superare, insieme a mia moglie, i molti ostacoli che abbiamo dovuto affrontare. Certo, rispetto a quello che prevedevamo, gli obiettivi della vita si sono modificati; io e mia moglie eravamo già uniti, ma con la malattia che ha colpito nostro figlio lo siamo diventati ancora di più.”
Mi sono convinto che riuscire a cambiare passo, quando le vicende della vita ce lo chiedono, non è un dettaglio trascurabile: è il modo più razionale ed efficace per andare avanti con coerenza, continuando a costruire relazioni positive senza scivolare nello sterile rimpianto di quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Le cose più belle e interessanti sono sempre quelle che ancora possono essere: è con quelle che dobbiamo misurarci.