Caro Nicola Zingaretti,
seppure non sei ancora né il Sindaco né il candidato ufficiale della città di Roma scrivo a te, perché ad oggi sei l’unico candidato con un volto preciso, e preferisco scrivere a una persona con una storia, che possa ascoltare e rispondermi, piuttosto che ad un astratto ipotetico candidato.
Ti scrivo per condividere ansie e speranze nel governo della nostra città.
Da tanti anni mi occupo di politiche sociali, in particolare coordinando le case famiglia per persone con disabilità a Roma.
Le ansie sono dovute a un logoramento culturale. Mancano spazi di riflessione e di crescita delle idee. E in questo vuoto rischiano di affermarsi idee spaventose.
Negli anni quaranta, nella Germania nazista, in un periodo di recessione economica, questo era un problema di matematica proposto ai bambini delle elementari:
Problema di matematica
Problema n° 97
Un pazzo costa allo Stato 4 marchi al giorno, uno storpio 5,50, un criminale 3,50. In molti casi un impiegato statale guadagna solo 3,50 marchi per ogni componente della sua famiglia, e un operaio specializzato meno di 2. Secondo un calcolo approssimativo risulta che in Germania gli epilettici, i pazzi, etc. ricoverati sono circa 300.000.
Calcolare: quanto costano complessivamente questi individui ad un costo medio di 4 marchi? Quanti prestiti di 1.000 marchi alle coppie di giovani sposi si ricaverebbero all’anno con quella somma?
(Problema riportato in un manuale di matematica del 1940 fatto studiare nelle scuole elementari del Reich. In BORNER Adolf, Mathematik in Dienst der nationalpolitischen Erziehung, 1941, traduzione di Alessandro Berlini)
Non ti sembra molto simile a quanto ancora oggi in tanti dicono?
Eppure lo sai che in Italia si spende appena lo 0,42% del prodotto interno lordo per le politiche sociali? Non sono numeri lanciati li a caso, li raccontava alla conferenza “Cresce il Welfare Cresce l’Italia” Cristiano Gori, riportando un articolo uscito sul sole 24 ore pochi giorni fa. ( http://goo.gl/09jz3 )
Ma torniamo agli anni ’40: fu allora che iniziò il “piano T4”. Il progetto di eliminazione fisica di tutti i ricoverati nei manicomi, delle persone disabili. Furono sperimentate allora le prime camere a gas, poi usate per lo sterminio di milioni di persone. In questi giorni al museo della Casa della Memoria e della Storia, c’è una mostra agghiacciante, dal titolo: “In Memoriam Aktion T4 – Lo sterminio nazista delle persone con disabilità. (http://goo.gl/E5EEz )
Cosa c’entra tutto questo settanta anni dopo? C’entra, perché chi ha poca memoria ha meno futuro, e la cultura, le idee che circolavano allora ricominciano a circolare oggi.
Idee come “ci sono pochi soldi, e quindi tagli al welfare e al sociale” stanno circolando a destra come a sinistra. Senza mai la capacità di entrare nel merito, di decidere le priorità.
Giustamente il mio amico Pino Bongiorno, presidente di Legacoop lazio, mi scriveva stamattina: “Non possiamo assistere inermi al declino della civiltà. Ogni cedimento genera culture negative, assuefazioni, degrado della vita pubblica. Dobbiamo ricostruire questo paese. Da questa crisi deve uscire una società migliore e questo non avverrà se si continuano a fare i ragionamenti rispetto ai soldi che non ci sono invece che su quali sono le priorità di spesa.”
Vado avanti con la riflessione:
Notizia di questi giorni, addirittura si arriva ad ipotizzare l’infanticidio per i disabili. Due bioeticisti, italiani, da Melbourne sostengono che è giusto ammazzare i bambini disabili. ( http://goo.gl/7mxPh )
Il testo è pubblicato sul Journal of Medical Ethics, non su topolino! Spaventoso. Ti cito solo un passaggio, e leggi quanto è simile con quella mentalità nazista:
“crescere questi bambini potrebbe essere una sofferenza insopportabile per la famiglia e per la società intera, qualora lo Stato provveda alle loro cure. […]Perciò, chiediamo che uccidere un neonato sia eticamente accettabile in questi casi”.
Dobbiamo saper condannare con forza una cultura incapace di accogliere e di includere: sono passati troppi pochi anni da quando un folle teorizzava che per loro era meglio morire. Nella Germania (e poi nell’Italia!) nazista. Vigiliamo tutti assieme perché questo non accada. E diciamo con forza che per dire no a quell’obbrobrio di pseudo-bioeticisti bisogna dire di si a delle politiche sociali forti e capaci di dare risposte vere. Indicando le priorità e usando i soldi dei cittadini per questo.
Lasciami aggiungere una nota personalissima, raccontata finora solo agli amici più stretti. Quando anni fai andai in visita ad Auschwitz, sono svenuto. Il campo, come sai, è stato trasformato in museo. Il block 5 ( http://goo.gl/erx64 ).
espone tutti gli ausili ortopedici tolti alle persone mandate alle camere a gas. Tra questi ho riconosciuto dei tutori, identici a quelli che per tanti anni ha usato, per camminare, mio figlio. Immaginare dunque che settanta anni fa (non settemila) qualcuno abbia mandato alle camere a gas un bimbo come lui, mi ha sconvolto. Non che non lo sapessi ma vederlo mi fece perdere i sensi. Immaginare cioè che si possa dire di lui “meglio che muori” è frutto di una cultura abominevole.
E allora quando sento quei ragionamenti rabbrividisco, e credo di avere il dovere, con tanti, di tenere alta la guarda, di riproporre con forza l’urgenza di politiche culturali serie.
Una città che sa fare cultura è una città che pensa e che non genera mostri. Una città che sa fare politiche sociali serie è una città in cui il candidato sindaco, si presenta agli elettori e dice “cari cittadini, per non tornare alle barbarie del nazismo, ma per accogliere tutte le persone, a prescindere dalle loro difficoltà, servono risposte concrete, che hanno un costo. L’assistenza, gli insegnati di sostegno, le case famiglia. Vi chiederò dunque di destinare per questo la maggior parte del nostro bilancio, di fare sacrifici e di saper rinunciare ad altro. Condivideremo assieme una lista di priorità del buon governo. Sceglieremo assieme, ad esempio, se fare un centro congressi che costa milioni di euro, se costruire inutili opere pubbliche, se regalare soldi ad associazioni fantasma, a pioggia, o se concentrare le energie per i disabili, per la Caritas, per gli anziani, che saremo sempre di più (scusa la non concordanza del verbo, ma ho la certezza/speranza di diventare anziano, e vista la data di nascita, lo diventeremo assieme! )
Questo mi aspetto dal candidato sindaco, questo mi aspetto da Nicola Zingaretti, che del buongoverno è stato testimone credibile fino ad oggi. Attendo, fiducioso, risposte.