Da Loreto a Baghdad
Capisco che le vicende dell’Iraq, le condizioni degli Yazidi e le migrazioni dei curdi nella piana di Nìnive non possano rivaleggiare in intensità con le gesta di Achille Lauro a Sanremo, tuttavia -visto che Sanremo è ormai finito- non sarebbe male evitare di ridurre il nostro interesse al passaggio da zona gialla ad arancione e all’asporto oltre le diciotto: rischiamo di dover ricordare questi mesi come una clausura della mente oltre che dei corpi. Sembra che un documento preparatorio del viaggio in Iraq avesse avvertito gli organizzatori locali che, nei suoi spostamenti, “il Papa non può fare più di una decina di passi” a causa della nota sciatalgia. Io non so se -a quell’età- ce la farei: forse simulerei un improvviso interesse sociologico e starei a casa a vedere Sanremo.
La mattina del 4 ottobre 1962, alle 6 e mezza, dopo oltre un secolo dall’ultima volta, un treno si mosse dalla vecchia stazione del vaticano per portare Giovanni XXIII a Loreto e ad Assisi. Quel treno rientrò in vaticano la sera stessa alle 22,15: «Ho fatto buon viaggio, commentò il papa, sono emozionatissimo e contentissimo. [...]