Lo stupore della normalità
Negli ultimi anni inoltre (Trump docet!) si è andata gradualmente affermando la commistione degli strumenti di comunicazione ed anche gli organi istituzionali hanno cominciato a far uso di tweet e post per annunciare fatti, anticipare decisioni ed esprimere giudizi, rendendo così la ritualità della comunicazione formale ancora più grigia ed obsoleta. Su questo disordinato groviglio comunicativo senza più argini è caduta come un meteorite la scorsa settimana una indicazione che ha dell’incredibile: “si comunica solo quando si ha qualcosa da comunicare” ha annunciato Mario Draghi nel corso del primo Consiglio dei Ministri. “In che senso?”, immagino molti si siano chiesti, “non penserà davvero che vale la pena di comunicare solo quando abbiamo qualcosa di nuovo, di originale, di non ovvio da dire!”. Siamo ormai così abituati ad una comunicazione politica spesso fine a se stessa, finalizzata solo ad occupare spazi e a ribadire la propria esistenza, che il contenuto da comunicare è diventato un optional.
Siamo ormai tristemente abituati, nei resoconti politici dei telegiornali, a una ritualità stucchevole e inutile: la litania delle dichiarazioni degli esponenti di ciascun partito al fatto del giorno che -comprensibilmente- non ogni giorno è così rilevante da meritare uno specifico commento, ma la litania è d’obbligo, inevitabile come gli inserti pubblicitari su internet (ma senza [...]