Le cose procedono con regolarità: Lei si allarga (tra numerose incognite), festeggia (sottotono) e prepara (con difficoltà) la sua prima Costituzione. Così, nonostante il fermento generale, a pochi giorni dalla sua nascita l?Europa a venticinque sembra essere una realtà sempre meno affascinante. E il primo maggio, giorno dell?allargamento, è passato senza particolari celebrazioni e senza alcuno eccesso sui quotidiani. Sarà la congiuntura economica, che ai nostri miseri tassi di crescita contrappone i valori stellari del gigante cinese (+19% nel solo mese di aprile!), sarà il recente fallimento del semestre italiano di presidenza, sarà la campagna elettorale guidata (almeno qui in Italia) dai soliti personalismi e dal logoro scontro tra i poli? ma quale candidato nostrano oggi sarebbe disposto davvero a scommettere la propria immagine sull?Europa unita? E soprattutto su quale concetto di Europa unita?
Dopo essere stata ridotta a una unione economica e burocratica impreparata alla sfida principale, quella di un reale avvicinamento dei popoli sotto la comune bandiera a 12 dodici stelle, e colpita da un andamento economico che più sfavorevole non poteva essere (11 settembre e sue conseguenze, mancate riforme strutturali, estremo oriente rampante e Usa sempre competitivi), quasi tutti mostrano un certo disinteresse per il vecchio continente.

Quasi tutti tranne uno: Giovanni Paolo II. Lui che ha vinto la sua personale scommessa per la riunificazione dell?Europa della cortina di ferro, lui che dall?altra parte della cortina è arrivato a stupire il mondo sa bene, da teologo e grande testimone dei drammi del secolo trascorso, quanto sia importante per i cittadini europei degli anni duemila portare nel secolo che viene la consapevolezza delle proprie comuni radici, e soprattutto di quelle radici cristiane che tanto hanno dato all?Europa e al mondo. Oggi come ieri profetico e isolato, l?impegno di Papa Wojtyla per l?unità dell?Europa è stato nei giorni scorsi ricordato da Stefan Frankiewicz, amico personale e curatore per dieci anni dell?edizione polacca dell?Osservatore romano, che ha sottolineato in un?intervista all?Ansa il ?triste paradosso che l?autore del primo disegno di nuova Europa non venga ascoltato da chi sta per dare al Vecchio continente una nuova costituzione?.

Se innumerevoli sono stati gli interventi del Papa sull?Europa (256 solo nei primi cinque anni di pontificato) nei più recenti due Wojtyla ha rilanciato la necessità di riscoprire le comuni origini culturali dell?Europa per trarre le energie con cui svolgere appieno il suo ruolo di nuova guida mondiale e di potenza solidale.
Nel ?Regina coeli? di domenica due maggio il Papa è tornato sul tema dell?identità: ?Nonostante le crisi spirituali che hanno segnato la vita del Continente sino ai nostri giorni, la sua identità sarebbe incomprensibile senza il Cristianesimo?. E ha aggiunto: ?Solo un?Europa che non rimuova ma riscopra le proprie radici cristiane potrà essere all?altezza delle grandi sfide del terzo millennio: la pace, il dialogo tra le culture e le religioni, la salvaguardia del creato?.
Poi, nel corso dell?incontro ?Insieme per l?Europa? svoltosi a Stoccarda sabato otto maggio, si è rivolto a diecimila giovani di tutta Europa ricordando le ragioni storiche dell?attuale unità degli Europei: ?Il processo di unificazione europea è sorto dall?amara sconfitta dell?umanità, rappresentata dalla seconda guerra mondiale. Per questo […] l?Europa ha cominciato a portare la riconciliazione e la pace tra nazioni che, purtroppo, per secoli si erano combattute?. E nell?invito a rafforzane l?unità interna il Papa non ha dimenticato l?impegno ?ad gentes?: ?L?Europa è chiamata a servire il mondo, specialmente le sue parti più povere e dimenticate come l?Africa?[?].

Per questo a poche settimane da una tornata elettorale dove i valori dell?Europa del futuro sono rappresentati dai faccioni dei vari capilista (spesso ineleggibili) da sei metri per tre, può essere utile guardare all?impegno del Papa per l?Europa: un impegno, come ha ricordato Andrea Riccardi sull?Osservatore di mercoledì 12 maggio, ?che non dipende dall?effimero e dall?isterico di troppi nostri dibattiti?. Il Papa ci invita a pensare in grande, a coltivare l?idea che grandi valori possano essere alla base del nostro futuro. A discutere, e a cercare un solido punto di incontro su valori che sono di tutti. E soprattutto a non cadere nelle moderne miopie che i tempi moderni ci offrono: particolarismi, laicismi e altre inutili contrapposizioni.
Ascoltiamolo dunque, il Papa: uno che del destino dell?Europa, ne siamo certi, non ?se ne frega? affatto.