Crolla un?impalcatura al Museo del Mare di Genova: un morto e cinque feriti, tra cui tre ?nascosti?. In Italia scoppia il caso ?lavoro sommerso?. Se ne parla per una settimana, poi di nuovo tutto dimenticato.
In realtà, nel frattempo, è uscito il rapporto annuale del CENSIS e le cifre sono impressionanti: in alcune regioni del meridione si toccano punte anche del 30 per cento.
Da quanto emerso dall’indagine, il lavoro nero continua a crescere: infatti, secondo il 54,6 per cento degli intervistati, nell’ultimo anno le forme di lavoro irregolare sono aumentate. Del resto anche le recenti rilevazioni Istat sulle forze di lavoro sembrano confermare la tendenza: se è indubbio che dietro l’exploit occupazionale del Mezzogiorno tra 2001 e 2002 si sia nascosta l’emersione spontanea di “spezzoni” significativi di lavoro irregolare (grazie soprattutto agli incentivi esistenti, come il credito d’imposta), il rallentamento vistoso nella crescita del numero degli occupati nei primi tre trimestri del 2003 (solo più 0,4 tra luglio 2002 e 2003, contro una crescita media nazionale dell’1,1 per cento), potrebbe significare una battuta d’arresto nei processi di regolarizzazione. Se non addirittura una vera e propria recrudescenza del fenomeno.
A farne le spese, però, non sono solo i lavoratori del settore edile. Secondo le stime della CGIL le radici del problema sono impiantante soprattutto nel terziario, con il 74,6 per cento, e nell?agricoltura, dove il 31,4 per cento dei lavoratori non sono in regola. Tutto questo senza considerare i circa 500 mila lavoratori extracomunitari che fanno le raccolte stagionali nei campi o forniscono manodopera nei cantieri, privati di ogni diritto e tutela e che, quindi, non ?esistono?.
Il sindacato sostiene che il sommerso economico in Italia rappresenta tra il 15,6 e il 17,1 per cento del Pil, per un valore di circa 162 miliardi di Euro. Valore sul quale non vengono pagate né tasse né contributi.
Le proposte della CGIL per far fronte al problema vanno dall?istituzione di un Fondo alla creazione di piani locali, dalla responsabilità in solido nel franchising a norme più stringenti per l’edilizia.
In pratica, occorre partire dal condono fiscale ed edilizio varato dal Governo Berlusconi e utilizzare il 30 per cento di quelle entrate straordinarie (pari a 2550 milioni di Euro circa) per dedicarle alle aziende che emergono e che vogliono restare nella regolarità. Il 50 per cento delle nuove entrate fiscali garantite da tali emersioni dovrebbero essere reinvestite nel Fondo stesso, che potrebbe così finanziare anche i piani locali. Questi andrebbero ad intervenire più da vicino sulle imprese disposte all’emersione e garantirebbero un bonus di 1500 Euro l’anno, per tre anni, per ogni lavoratore emerso.
Riguardo il terziario, la proposta è di istituire la responsabilità in solido nel franchising: l’azienda che “presta” marchio e negozio al suo affiliato deve impegnarsi con lui nel rispetto della legge e dei contratti prevedendo sanzioni. Per l?edilizia, invece, la soluzione, sempre secondo la CGIL, è quella di mettere un tetto del 30 per cento ai subappalti.
Conoscendo l?indole ?furba? di molti imprenditori assai diffusa in Italia, si riuscirà davvero a mettere un freno al lavoro nero? Noi tutti ce lo auguriamo.