?Vuoi un po???. La mia amica dominicana, a due passi dall?aeroporto, allunga un panino al vicino di macchina mai visto né conosciuto, prima di avviarsi. E? un gesto che ha già qualcosa di simbolico: qui al semaforo si litiga anche, ma si può essere amici: sicuramente non si è estranei. La vegetazione è rigogliosa, incredibile: la terra è così fertile che sembra assurdo che nella vicina Haiti il suolo sia arido e si muoia di fame. La differente esposizione dei due territori e la differente politica agricola dei colonizzatori, francesi per Haiti, e qui spagnoli, hanno reso Hispaniola un?isola divisa da ogni punto di vista. Il risultato è che nella Repubblica Dominicana morire di fame non è possibile, ma è comunque possibile non avere soldi per comprare pannolini, merce carissima. I prezzi aumentano a vista d?occhio, e il tenore di vita è molto basso. Tuttavia Antoniette, svizzera, con il suo ?esposo? dominicano Raphael guarda la loro bambina giocare all?uscita di un asilo che sembra immerso nell?Eden: le chiederò perché ha scelto di vivere qui, casomai ci fosse bisogno di chiederlo. I Dominicani sono estremamente calorosi e hanno un forte senso dell?amicizia, che si estende agli amici degli amici. Con i turisti ?tutto compreso?sono altrettanto calorosi, ma spesso si comportano come ci si comporta davanti al tipico pollo pronto per essere spennato e la cosa non stupisce affatto: da sempre i ?gringos? (da ?green go away? epiteto rivolto nel 1965 agli americani che intervennero nell?isola per fermare una rivolta, riferito al colore delle loro divise militari, ed esteso in generale a tutti gli stranieri) li hanno trattati da polli, loro ricambiano il favore. Basta poco però per passare nella categoria degli amici: basta mostrare un po? di curiosità per la loro realtà. In un piccolo Comedor del villaggio di Las Terrenas si mangia platano fritto (una specie di banana) e pescado (pesce, ma con dei colori da arcobaleno) mentre si chiacchiera con un i ragazzi e le ragazze del posto. Lo spagnolo lo parlo malissimo ma loro sono disponibili a capire anche gli errori. Le piante di caffè con i loro chicchi rossi di tutte le gradazioni si allungano quasi sul tetto di foglie di palma. Il pavimento non c?è, è terra battuta, come nella maggior parte delle case dominicane. Gli europei popolano i ristoranti più costosi, riempiono le discoteche della capitale santo Domingo, che assomigliano al Piper ed hanno ben poco di dominicano se si fa eccezione per i SANKY PUNKY, ragazzi e ragazze del posto che si prostituiscono e si offrono come accompagnatori per i turisti. Quest?attività è molto diffusa e chi la pratica ha un daffare inimmaginabile: si dà ai turisti quello che vogliono, in un paese in cui il sesso è vissuto in maniera molto libera. Una ragazza che cammina da sola è oggetto di apprezzamenti da tutte le parti, anche se il pericolo di un?aggressione è bassissimo. Le strade di Las Terrenas, piccola cittadina nel nord della Repubblica, sono piene di motoconchos (letteralmente ?autista di moto?), che sfrecciano sui loro motorini affittati e scarrozzano per pochi pesos chi vuole dove vuole. Sono usati dalla gente del posto, i turisti affittano dalle specie di side-car o si muovono con le Gua-Gua, come dire i nostri taxi. I turisti vivono su in un canale parallelo: due rette vicinissime, destinate a non incontrarsi mai. Il turismo di massa è un turismo ?in scatola?. Passa accanto alla cultura di un paese e non la tocca, se non per renderla un misero surrogato. Nella Repubblica Dominicana sono molti, moltissimi i turisti europei: arrivano con dei pacchetti ?all inclusive?, ripartono senza avere vissuto il paese nemmeno un po?. In un?ottica di coerenza con i meccanismi internazionali di cooperazione allo sviluppo, e con le spinte all?integrazione degli stranieri nei nostri paesi, questo turismo asettico andrebbe rivoluzionato. Oggi, esistono i viaggi di turismo responsabile, che propongono un modo di viaggiare consapevole e tendono al rispetto e all?apertura verso il paese, verso la gente e la natura; esistono campi di lavoro in cui si incontrano giovani provenienti da varie parti del mondo, ma tutto questo è ancora molto poco. Il vero cambiamento deve partire da noi, deve nascere dalla nostra voglia di avvicinarci davvero ad altri mondi, ad altri modi di pensare, voglia di entrarci dentro, voglia di scambio. Dalle mura del loro RESORT (villaggio turistico), i miei connazionali non potranno vedere un dominicano allungare il braccio per passare ad uno sconosciuto un panino, come ha fatto una delle amiche dominicane quel giorno, passando un po? delle provviste portate per me ad un tizio nella macchina accanto. Basta un po? di spirito di adattamento, e di curiosità. Mangiare con loro, dormire con loro, aiutarli nel lavoro, ballare con loro: fare spazio a qualcosa che non si conosce. Si porta a casa tanto, quando ci si sofferma su queste piccole cose. Provare per credere. Turismo responsabile: www.solidea.org/aitr (Associazione Italiana Turismo Responsabile) www.Pinadorama.org (Associazione Pindorama) ww.sirio.com/rtm (Reggio Terzo Mondo) Campi di lavoro: www.manitese.it , www.lunaria.it Vedi anche: www.volint.it. www.vita.it
La vera integrazione comincia dall?apertura all?altro: in patria, e quando siamo all?estero