A tutti capitano dei contrattempi, si programma un’attività, un viaggio, una lettura e poi succede qualcosa che ci costringe a rivedere tutti i piani. A volte si può posporre quello che volevamo fare, a volte -se il contrattempo è di grosso calibro- si capisce da subito che non sarà solo questione di posporre.
Mettete, ad esempio, di avere compiuto da poco ottant’anni e di aver finalmente potuto programmare un po’ di riposo, o almeno una decisa diminuzione di attività e responsabilità, dopo un prolungato e gravoso impegno. Vi organizzate, salutate tutti, cambiate casa, ne prendete in affitto una più piccola, e dite a vostra figlia – che negli ultimi anni ha sospeso la sua professione per aiutarvi ed starvi accanto nella vostra- che finalmente può tornare alla sua vita, avviate il trasloco e siete ad un passo dal rilassarvi e vivere l’ultima tappa del viaggio con la maggiore serenità possibile.
Poi, all’improvviso, tutto cambia e tutti i sogni di riposo e tranquillità si vanno a far benedire: vi dicono che non potete andarvene, che dovete ricominciare, che non si può fare altrimenti, che senza di voi… insomma vi incastrano. Non riuscite a rifiutare, una pressione enorme, vi sentireste una specie di “traditore” (… anche se, a pensarci bene, il “tradito” siete voi) e allora accettate. Vostra figlia vi guarda trasecolata, anche il vostro medico non è contento e il proprietario della casa presa in affitto guarda sconcertato gli autotrasportatori ormai pronti a scaricare i mobili.
Sarebbe bello poter pensare che tutto è solo posposto di sette anni… ma c’è il dettaglio che di anni ne avete già ottanta. No, non è solo posposto.
Il “si” di Mattarella al secondo mandato è figlio del suo senso di responsabilità che lo ha spinto -come lui stesso ha detto ricevendo la comunicazione della rielezione- a “non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati che devono prevalere su considerazioni e prospettive personali“.
Quando un uomo di ottanta anni che ha già chiuso le valigie viene fermato sulla soglia e -suo malgrado- accetta di riaprirle e tornare alla scrivania, a spingerlo è probabilmente quello che M.Tarquinio (QUI) chiama “Patriottismo vero: civile, antiretorico, inclusivo, costituzionale. Patriottismo italiano ed europeo”, cioè l’esatto l’opposto di quello “ormonale”, recentemente rievocato in piazza ammiccando a stanche nostalgie: ostentato, muscolare, retorico, escludente. In una parola, vecchio.
Avremo tempo per analisi e controanalisi, i giornali traboccano già di approfondimenti sui perché e i perché no, su quello che avrebbe potuto essere e non è stato, sulle conseguenze reali o immaginate di questo secondo mandato… a me oggi interessa fermarmi a capire lo stato d’animo di questo ottantenne il quale, di fronte al “contrattempo” che gli ha scippato la possibilità di gustare il tramonto dalla collina, accetta di non sottrarsi a quello che considera un suo dovere nei confronti della società in cui vive e che rappresenta.
Nella vita -come è giusto che sia- facciamo i piani e decidiamo i tempi, poi però a decidere il tracciato reale sono spesso i “contrattempi” di fronte ai quali dobbiamo scegliere tra la scorciatoia dell’imprecazione e la saggezza di ricalcolare il percorso. La prima è più facile, la seconda migliore.