Voglio scagliarmi verso il muro grigio di
“tristezza” creato dai progetti della sinistra ai quali manca
quell’ingrediente che fa sì che le persone si mettano realmente in
moto, l’emozione. Questa è una visione troppo ottimistica ?

Caro Felice,
eccomi qui di nuovo pieno di piacere a discutere con te.

Seguirò il tuo schema a punti che permette di orientarsi meglio
all’interno della discussione.

Per quanto riguarda quelli punti dall’uno al tre sono pienamente
d’accordo con te. In particolare nel punto tre (“Credo di ravvisare in
una tua considerazione (“senza un ragionamento e un progetto alla base
è impossibile avere una vision ed emozionare”) una parte del mio
sentire”) ti confermo che siamo pienamente in sintonia.
Lo siamo in particolare su questa tua affermazione:

“…i progetti, soprattutto quelli “limpidi e chiari”che tu invochi,
non si fanno, per fortuna, con le emozioni ma coi numeri e coi calcoli
e – nel politico – con l’adeguata conoscenza di come è fatto l’uomo
per il quale si fanno i progetti.”

Il punto principale del mio discorso sulle emozioni è proprio relativo
“conoscere come è fatto l’uomo”; troppo spesso infatti la parte
emozionale dell’uomo viene nei ragionamenti completamente trascurata.
Per evitare di essere frainteso su questa questione spinosa, ripeto
nuovamente che non dico che solamente quella parte va considerata, ma
che è uno degli elementi del sistema che si sul quale si va a
ragionare e non può quindi essere ignorata.

Arriviamo al punto 4) “i palazzoni di periferia e le rose”.
Da quanto dicevo poco sopra credo che a questo punto sia chiaro che
quando parlo di emozioni non mi riferisco allo scaldare le folle senza
un progetto. Dico però che le folle vanno scaldate se vogliamo che
partecipino al nostro progetto di “cambiamento del mondo”, ma aggiungo
subito per non essere frainteso, che oltre a scaldarle bisogna
presentar loro un progetto sensato e che si fondi su solidi
ragionamenti.

Hai ragione per quanto riguarda il possibile futuro del roseto, ma
analizziamo il progetto allo stato attuale delle cose. Questo
quartiere di periferia ha dei grandi parchi che sono però frequentati
molto poco dalla gente che abita nei dintorni; questo fa sì che
naturalmente vengano visti come poco sicuri e di conseguenza non ci
vadano a giocare molto neanche i bambini. Ci sono i palazzoni con i
micro appartamenti dove molti anziani vivono soli e sono facile preda
della depressione, piaga che sempre più si diffonde tra le persone in
età avanzata.

Il ragionamento ci porta a proporre come soluzione la creazione di
punti di ritrovo per anziani all’interno del parco; in questo modo si
stabilirebbe una forma di controllo del territorio, con il conseguente
utilizzo degli spazi comuni da parte di tutti, e allo stesso tempo si
darebbe loro la possibilità di stare all’aperto e di incontrarsi.
Sembra “perfetto” e molto semplice. Perché non mettere allora
semplicemente un centro anziani? Quattro tavoli, un po’ di sedie e
qualche mazzo di carte.
Non funzionerebbe o quanto meno la riuscita sarebbe molto più
difficile. Un roseto ha una sua forza evocativa che agisce sulla parte
emozionale che farà sì che gli anziani si avvicinino più facilmente.
Allo stesso modo la gente non parlerà dell'”ennesimo nuovo centro
anziani”, ma del roseto! Sentendo questa parola non ti vengono in
mente i colori e i profumi delle rose? Pensando invece a “centro
anziani” cosa ti viene in mente?

Sempre perché ci vuole progettazione alla base dell’azione, prima di
iniziare abbiamo fatto un piccolo sondaggio tra agli anziani in zona e
la risposta che mi ha colpito di più è stata: “avere un posto così
sarebbe stupendo, ma quanto costerà entrare? con la mia pensione non
me lo posso permettere”. Quando a questa persona è stato spiegato che
sarebbe stato gratuito, aveva le lacrime agli occhi. Non credo che il
solo centro anziani avrebbe procurato la stessa reazione.
Mi sto dilungando sul roseto, ma concludo questo punto proprio
sottolineando che in questo caso c’è un ragionamento alla base che
probabilmente (spero!!) avrà successo perché arricchito poi dalla
parte emozionale.
(Piccola nota per coloro che fossero attratti dall’idea, fare un
piccolo roseto non costa più di 500 euro, facilissimo da fare quindi
con una sottoscrizione nei palazzi di una piccola zona.)

Punto 5, le favole. No, non credo che siano solo le emozioni che
creano il consenso al governo, ma che queste siano una componente che
contribuisce a spingere alcune fasce della popolazione sì. Voglio fare
contro-emozioni? Sì, ma nel modo che ho descritto prima. Non parlerei
quindi di “fare contro-emozioni”, il verbo “fare” da un’accezione di
falsità alla cosa che a questo punto credo sia chiaro non condivido.
Alle favole che emozionano voglio contrapporre progetti che
emozionano. Gli elementi in gioco sono due favole-progetti ed
emozione-non emozione. Semplificando, la destra gioca sulle favole che
emozionano, la sinistra sui progetti che non emozionano. Cerco quel
qualcosa che sia un progetto, ma sia anche in grado di emozionare.

Riguardo al punto 6 credo a questo punto che sia chiara la mia
risposta. Vorrei solo dirti che a proposito degli eserciti, mi
riferisco al fatto che per seguire un progetto che non emoziona
bisogna essere come dovrebbero, secondo le logiche militari, essere i
soldati: degli automi.

Per concludere, non so se sia solo uno scambiare emozioni e
sentimenti, rimango convinto nell’uso del primo dei due termini, ma
nell’accezione che ho lungamente, e spero in modo chiaro, cercato di
descrivere.

Siamo distanti? Non so, non ne sono certo. Mi sentirei di dire che
entrambi diamo alle emozioni (o se preferisci ai sentimenti) una loro
importanza. Io forse gliene do di più e l’affermo in modo molto
diretto, tu invece mi sembri più cauto perché, giustamente, tieni
sempre bene in mente in quale abisso possano portare le sole emozioni.
Il mio essere così diretto è uno scagliarmi verso il muro grigio di
“tristezza” creato dai progetti della sinistra ai quali manca
quell’ingrediente che fa sì che le persone si mettano realmente in
moto, l’emozione. Questa però forse è una visione troppo ottimistica
in quanto come dici anche tu, la sinistra troppe volte ormai cerca
solo l’emozione senza la solidità di un progetto e del buon governare
alle spalle.

Un caro saluto
Lorenzo