A volte dimentichiamo che i numeri sono sempre importanti per farci leggere la realtà.
Vale in economia, in politica, nella statistica.
Avete mai pensato che la percentuale degli italiani, rispetto alla popolazione mondiale, è solo lo 0,83 per cento? E noi vorremmo, da soli, bloccare l’invasione dei prodotti cinesi, mantenere il protagonismo nella produzione industriale, condizionare i prezzi delle materie prime africane, conservare nel nostro paese l’eccellenza della ricerca…
Non vi pare che pecchiamo di provincialismo arrogante? Spesso parliamo di noi stessi come patetici nobili decaduti che ricordano i tempi d’oro e si illudono che stiano per tornare.
Questo atteggiamento ha basi lontane.
Vi siete mai chiesti perché nelle comuni carte geografiche sulle quali a scuola abbiamo imparato a immaginare il mondo, il parallelo dell’equatore, che dovrebbe dividere il planisfero a metà, è invece collocato molto più in basso con la conseguenza di far apparire notevolmente più piccole le superfici dei paesi del sud? Perché in questo planisfero la Groenlandia appare grande quasi come l’Africa (mentre nella realtà è 14 volte più piccola) e l’Alaska grande come il Brasile (che è più grande di ben 5 volte)?
La risposta è semplice: il planisfero che conosciamo è fatto sulla base della proiezione Mercatore, disegnata nel 1569 da Gerard De Kremer (nome in seguito latinizzato in Gerardus Mercator), un cartografo tedesco che ha messo al centro il suo paese. Questa proiezione sacrifica l’esattezza delle superfici a vantaggio della precisione degli angoli, e quindi della distanza delle rotte; pone sulla carta l’idea dell’Europa come centro economico e politico del pianeta, tanto che riesce a dare, involontariamente, una immagine del mondo totalmente falsata: i continenti dell’emisfero Nord appaiono molto più grandi di quelli dell’emisfero Sud (clicca qui per saperne di più).
Le proiezioni della carta di Arno Peters (clicca qui per saperne di più) ci aprono un po’ gli occhi con la sua mappa per ‘aree equivalenti’, in cui i paesi del mondo sono raffigurati mantenendo i loro reciproci rapporti di superficie, quindi la loro corretta proporzione equivalente.
Vi invio queste considerazioni perché sono perplesso e infastidito dalle solite analisi di sociologi, economisti, politici che continuano a riflettere come fossimo ancora il centro del mondo e gridano alla tragedia perché il PIL dell’Italia è stato superato da Cina, Brasile e Russia e sta per esserlo dall’India.
Dobbiamo ripensarci in modo diverso. Anche il nostro modo di ragionare della politica.
E nel nostro incontro di mercoledì, non ci limiteremo a fare le pulci a Cuperlo e Renzi, come se il mondo dovesse finire l’8 dicembre, o a trovare un appiglio a cui aggrapparci per sopravvivere; ma ci chiederemo su quale progetto immaginare un futuro credibile, anche se non siamo più il centro del mondo e l’argenteria di famiglia è stata messa in vendita.
Con i piedi per terra, saremo capaci anche di parlare di… “effimero”.
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I NOSTRI INCONTRI…
Mercoledì 20 novembre, ore 18.30 – CUPERLO, RENZI, PITTELLA, CIVATI: DOV’È IL PROBLEMA?
Conversazione con Giovanni Gennari.
Via del Collegio Romano, 1 – Roma.
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SEGNALIAMO…
Sabato 30 novembre, dalle 10 alle 18, “IL VECCHIO E IL NUOVO NELLA CRISI GLOBALE. Su cosa possiamo contare? Cosa ci manca”.
Incontro nazionale di riflessione e proposta di C3dem (LINK)
Bologna, Casa della Misericordia, via Riva di Reno, 55.
Per info e prenotazioni: info@c3dem.it – 3332159157 (Piergiorgio Maiardi).
Leggi il programma del convegno (LINK).
Buona settimana.
Amedeo Piva