Un giorno da ricordare, da festeggiare come una vittoria morale, anche se questa vittoria ha visto caduti in battaglia. La battaglia di cui si parla alla Protomoteca del Campidoglio in Roma è quella della stampa contro le grandi famiglie della mafia, della camorra e delle brigate rosse.
È una giornata della memoria per quanti hanno deciso di non tenere la bocca chiusa, dedicata a quanti hanno fatto il lavoro del cronista fino alla fine, anche se questo avrebbe per sempre rovinato le proprie vite e quelle dei cari; a ben vedere sono stati in molti e questo rincuora i convenuti alla cerimonia, perché la stampa italiana non è quella asservita al potere, almeno questo è sembrato.
La cerimonia che si è svolta il 3 maggio è stata organizzata dall?Unione dei cronisti italiani insieme alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Hanno partecipato molte personalità eccellenti, come il neo eletto sindaco Alemanno e i presidenti delle due associazioni, e anche molti giornalisti che hanno visto da vicino il volto scuro della repubblica sessantottina come l?ex direttore del Tg1 Emilio Rossi gambizzato dalle Br (due giorni prima era toccato a Montanelli) o chi ha visto da vicino come lavora una ?famiglia? e qui l?elenco si allunga a dismisura.
Molti invece erano i parenti di giornalisti che purtroppo non hanno avuto la ?fortuna? di essere gambizzati.
Molti infatti hanno visto riconoscersi lo status di giornalista professionista troppo tardi, quando a godere di una semplice nomina erano i familiari. A queste persone coraggiose oggi la nazione riconosce il ruolo di portatori di verità, baluardi della democrazia e della libera informazione.
Nei vari interventi molti hanno evidenziato proprio il sollievo che amici e familiari oggigiorno sentono per vedere finalmente nelle istituzioni un riconoscimento non solo di facciata.
L?intervento di Alberto Spampanato, fratello di Giovanni, ucciso dalla mafia nel 1972, è tra i più commoventi. ?Mi stavo per rassegnare a piangere mio fratello da solo? ha detto, ?ho creduto che il dolore fosse solo il mio, con questa giornata capisco che soffre anche il mondo del giornalismo e l?intera repubblica?.
Più polemico il figlio di Beppe Alfano, giornalista ucciso nel 1993 dalla mafia, che dice: ?I giornalisti che hanno cercato la verità, hanno fatto questa fine perché sono stati lasciati soli, lo Stato dovrebbe costituirsi parte civile?.
Fra i tanti intervenuti arriva il momento di ricordare Peppino Impastato che molti conoscono grazie al film ?I Cento Passi?. A ricordarlo il fratello Giovanni che ricorda alla platea che ai tempi del fratello era addirittura impossibile pronunciare la parola mafia.
Il presidente dei cronisti italiani, Guido Colomba, nel suo discorso di commiato ricorda come queste vittime siano e devono essere ricordate perché hanno fatto giornalismo vero. Sono andati a vedere di persona, non si sono fidati di farsi raccontare storie da terzi, hanno messo il naso in cose più grandi di loro per il solo diritto/dovere di informare ed essere informati. Insomma come dice il presidente : ?Hanno interpretato il giornalismo come veicolo e garanzia di progresso sociale e democratico?.
Dopo aver ricordato magistrati, politici e autorità varie, è finalmente arrivata la giornata del cronista per bene.
La libertà di raccontare celebrata in Campidoglio