Con l’intervento di apertura di Amedeo Piva, dedicato alla presentazione del tema, la ricerca di un’idea che aggreghi nel ripensare la cultura politica di sinistra, si è tenuta ieri presso il Centro Astalli di Via del Collegio romano 1, una tavola rotonda che si è presto trasformata in chiacchierata appassionata.

Piva, testimone e partecipe di quella stagione, ha ricordato prima di tutto l’importanza evocativa del luogo, in quella che oggi è una sala della Fondazione Astalli e che fu il teatro della Stelletta, Franco Rodano, grande protagonista di quella stagione che vide coniugarsi sinteticamente l’anima socialista e quella cattolica, aveva la sua base e tesseva le fila del suo ininterrotto discorso politico.

In un cammino ideale non privo di critiche anche molto accese, la lezione post conciliare della partecipazione cattolica alla vita sociale e politica, la formazione delle prime comunità di base nelle periferie e nei quartieri operai, la conquista del principio di differenziazione tra vita politica e vita religiosa e spirituale, costituirono una base certa su cui si confrontarono politica e fede, Chiesa e società.

L’intervento di Giovanni Gennari, teologo, scrittore, giornalista, memoria storica della Chiesa romana, si è concentrato in apertura sulle premesse storiche e culturali che portarono a quel fecondo confronto.

Ripercorrendo i principali momenti di apertura (la “mano tesa” di Togliatti alla Chiesa (LINK), nel suo discorso “Il destino dell’uomo; la modifica, promossa da Berlinguer, dello Statuto del PCI, limitatamente all’adesione  prescrittiva per i tesserati alla filosofia marxista-leninista) e di attrito (su tutti il referendum sul divorzio, che tanta sofferenza e divisione portò anche all’interno del mondo cattolico), Gennari ricorda aneddoti sapidi, rivive con dovizia di particolari e gusto letterario gli incontri a Botteghe Oscure con Berlinguer, Tatò, De Luca, che portarono alla risposta alla lettera di monsignor Bettazzi nel luglio 1976 (LINK).

Fissa, nelle premesse e nel metodo, il detto evangelico del “Reddite quae sunt Caesaris Caesari et quae sunt Dei Deo” quale pilastro della laicità contemporanea, traducendolo nel principio operativo “Né partito Chiesa, né Chiesa partito”, all’interno di un reciproco esercizio del libero arbitrio, nel proporre e non imporre della Chiesa e nel recepire con senso critico della società. Obiettivo comune fu e deve essere, secondo Gennari, la cura degli ultimi, il rivolgersi agli strati meno protetti della società, al mondo degli sfruttati, dei salariati, dei privi di rappresentanza.

Non dimenticando la realpolitik, Gennari ha rilevato come non si governa con la Chiesa, a patto che non si dimentichi, però, che non si governa contro la Chiesa e che, significativamente, il picco massimo di adesione politica ed elettorale cattolica al PCI (oltre tutto coincidente con il massimo del consenso mai registrato) si ebbe proprio durante la fase matura della segreteria Berlinguer, nonostante proprio in quegli anni non fossero mancate occasioni forti di rottura del fronte cattolico, i referendum su divorzio e aborto su tutti, l’opposizione cieca di Fanfani, il naufragio insanguinato del compromesso storico, quest’ultimo, nel ricordo di Gennari, da intendersi etimologicamente come impegno e patto e non come “accordo al ribasso”.

Il pubblico, assai attento e partecipe, ha poi arricchito la conversazione con interventi appassionati e lucidi sull’attuale dialogo politica/fede.

Interventi che hanno tenuto insieme la solidità e ricchezza delle radici storiche e politiche personali, senza indulgenze nostalgiche, con la grande incertezza del discorso politico attuale. È così che nel presentare gli endorsement personali per uno o per l’altro dei candidati alla segreteria del PD (tema che ha costituito la traccia ora emersa ora sotterranea dell’intera tavola rotonda) il pubblico ha lasciato intendere un grande desiderio di rinnovamento del partito, nella sua stessa dimensione esistenziale, una riscoperta del significato che lo rende una parte, dunque non necessariamente adattabile a tutto l’elettorato a scapito della forza di identità e dei valori. Rispetto alla grande stagione del compromesso storico, ieri sera si è dovuta rilevare la stagione della confusione subita.