R come rischio
Il rischio Italia è superiore al rischio Grecia, Irlanda, Spagna ,Portogallo ,Regno Unito ? Secondo il premio Nobel per l’economia Robert Mundell “L’Italia è la minaccia più grande per l’economia dei 16 paesi della zona dell’Euro”, ci sono seri motivi di “preoccupazione “ per il nostro paese e un suo eventuale “salvataggio“, visto lo stato attuale dei conti pubblici, sarebbe “molto complicato“.Queste affermazioni sembrano contrastare con l’ottimismo di Berlusconi& Tremonti che continuano a ripetere che gli altri Stati stanno facendo ‘molto peggio’ dell’Italia Affermazione però infondata, sostiene Mundell,-che ha ricevuto il premio Nobel nel 1999 con una ricerca che ha contribuito a gettare le basi per la moneta unica europea- di fronte al Pil italiano ,-calato rispetto a quello registrato nel 2008 del 5%- e del debito pubblico che quest’anno salirà al 117%.- .“L’Italia con circa 1,8 trilioni di euro (1 milione e 800 mila miliardi ) , ha un debito pubblico di cinque volte superiore a quello della disastrata Grecia“.“Se l’Italia avrà delle difficoltà, diventerà inevitabilmente un bersaglio della speculazione e allora ci saranno problemi enormi anche per l’euro“.

C come corruzione
Un ulteriore elemento di preoccupazione degli analisti internazionali, sulle possibilità di recupero del nostro Paese, è l’altissimo tasso di corruzione che lo pervade e che non non trova riscontri in nessuno degli altri paesi OCSE .La corruzione ,alimentata da organizzazioni criminali, che si sono saldamente insediate in apparati sensibili dello Stato ha fatto lievitare in modo abnorme, da almeno 20 anni a questa parte, i costi di un sistema che ha contemporaneamente emarginato o allontanato dal Paese risorse di eccellenza. La corruzione diffusa,.la capillare gestione da parte delle grandi organizzazioni criminali di una parte significativa del territorio del nostro paese, in particolare il Mezzogiorno, e la crescente difficoltà a trovare skill adeguati (le nostre università e i nostri istituti tecnici professionali navigano nella parte bassa delle classifiche mondiali) hanno progressivamente inaridito il flusso degli investitori stranieri, minando profondamente ,in un’epoca di globalizzazione, il potenziale di crescita del nostro sistema economico e sociale.


M come multinazionali

Da una ricerca di Mediobanca condotta su 369 multinazionali(MNC) quelle italiane sono poche, solo 17, e strutturalmente fragili. A fronte di una generale tendenza alla globalizzazione, all’aumento delle dimensioni ,ad un aumento della produttività superiore all’aumento del costo del lavoro , le nostre MNC risultano in controtendenza ; molto al di sotto di quelle americane ,europee e asiatiche per numero di addetti, % del fatturato sul PIL, quota di R&D .Sono poi caratterizzate da un forte indebitamento e da una prevalenza di vendite sul mercato interno rispetto a quello internazionale. Non è un caso che alcune delle nostre multinazionali( della telefonia e del settore energetico) sono libere di praticare proprio sul mercato interno , perché sicure dell’impunità, tariffe esagerate, con balzelli supplementari.

P come PMI
Il 95 % non supera i 10 addetti ed è basato su una cultura imprenditoriale individualistica e chiusa,con un capitale sociale molto debole, che ha sempre manifestato grandi difficoltà ad innovare in maniera cooperativa ( questa modalità è la più bassa a livello europeo) Ciò ha provocato come conseguenze una crescente perdita di competitività non solo nei settori tradizionali ma anche high tech La maggior parte delle PMI non sembra percepire che a causa dei processi di globalizzazione, in crisi non è solo il mercato ma i modelli di riferimento E che solo l’innovazione di prodotto ,di processo e organizzativa potrà consentire la loro di sopravvivenza in uno scenario globalizzato Basterebbe, come indicatore del provincialismo delle nostre PMI , lo scarso appeal con cui sono spesso realizzati i loro siti internet: nella maggior parte dei casi lenti, carenti in termini di attention getting e quasi sempre privi della edizione in inglese.
Il governo e le istituzioni anche in questa situazione di gravissima crisi economica e finanziaria hanno dimostrato la loro incapacità ad impostare una politica industriale, basata su investimenti e strategie innovative di lungo periodo, che dia una speranza di sopravvivenza ai 4 milioni di PMI del nostro Paese
I governi di Cina ,India e dei Paesi del Sud Est asiatico stanno realizzando da tempo cospicui investimenti nel settore delle PMI per costruire un sistema- basato su piattaforme integrate di logistica,telecomunicazioni, modelli organizzativi avanzati, sinergie con i centri di ricerca universitari e statali,informazioni di marketing in tempo reale- che potrebbe, se non contrastato adeguatamente, assestare un colpo mortale alle nostre PMI Un economista indiano stima che la sola India sarà in grado di creare almeno 50 milioni di PMI in grado di competere sul mercato globale entro il 2020.


D come disoccupazione giovanile

Il tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Paese risulta essere molto più elevato rispetto alla media europea,. Ed è allarmante in particolar modo nelle Regioni del Sud, dove si sono venute a creare delle vere e proprie “sacche” di disoccupazione cronica e di lungo periodo con ricadute sociali insostenibili.Una o più generazioni rischiano di entrare nel mercato del lavoro con gravi ritardi , in condizioni retributive minime e con lavori scarsamente gratificanti Il rischio ,secondo i risultati di recenti ricerche condotte negli Stati Uniti, è che questi giovani che hanno dovuto fare i conti con un ingresso nel mondo del lavoro lungo e difficile , una volta entrati in una condizione lavorativa, minima per sopravvivere , manifestino una scarsa propensione al rischio ,minori ambizioni per il loro futuro ,diffidenza verso l’innovazione In paesi demograficamente molto vecchi come l’Italia – che hanno bisogno di una forza lavoro giovane, sempre più dinamica, produttiva, capace di generare innovazioni e redditi più elevati per pagare il conto salato delle pensioni e dell’assistenza sociale- questa situazione potrebbe creare in tempi abbastanza brevi una situazione economico e sociale esplosiva.


R come rimedi

Occorre azzerare i costi della politica , eliminando del tutto compensi , prebende e spese superflue che sono fonte di corruzione e gravano sui bilanci dello Stato,delle Regioni e degli Enti Locali in modo insostenibile Lo Stato deve avviare una profonda opera di riorganizzazione,valutazione dell’efficienza delle risorse interne e soprattutto di pulizia nelle sue strutture centrali e locali Lo Stato oltre ad investire massicciamente nei nuovi settori della green economy ,deve offrire alle imprese, mediante sgravi fiscali e assunzione di oneri sociali, incentivi tali da mantenerle competitive. Lo Stato perderebbe parte delle sue entrate, ma potrebbe recuperarle rapidamente grazie al maggior reddito tassabile prodotto dalla riforma, in quanto un maggior numero di persone verrebbe messo in grado di acquistare beni e servizi.