Ci sono volute sette sedute di Consiglio per approvare la delibera sulla trasformazione urbanistica di Casal Grottoni. Anzi no: cinque, perché per due volte consecutive il numero dei consiglieri presenti in aula non è stato sufficiente per aprire la seduta. A voler essere sinceri la delibera è stata discussa per l?intera durata della convocazione solo in tre occasioni, perché negli altri casi il numero legale è caduto in votazione.
Una delibera difficile, quella di Casal Grottoni, come alla fine di questo tormentoso iter ha dimostrato l?esito stesso della votazione: maggioranza o opposizione entrambe divise, concordi soltanto nel rimproverarsi l?un l?altra l?incapacità di tenuta dei rispettivi schieramenti. Ma non è andata meglio per la discussione sulla Tari, la tassa comunale sui rifiuti urbani (14.000 gli emendamenti presentati dall?opposizione), animata tra l?altro da una rissa e dalla conseguente espulsione di due consiglieri, uno di maggioranza e l?altro di opposizione: quantomeno è stata rispettata la par condition. Vicenda non dissimile per la proposta inerente la trasformazione urbanistica del residence Roma, che dal giorno 5 si è protratta fino al 20 marzo, con una sospensione, una chiusura per mancanza del numero legale e qualche decina di ore di deroga esercitate dai consiglieri di An e Forza Italia.
Volendo trarre un bilancio da questi ultimi due mesi, quello che arriva dal Campidoglio assomiglia più ad un bollettino di guerra che al resoconto di un?aula dove si decidono le sorti di una città.

L?assenteismo dei consiglieri di maggioranza si giustifica (non è giustificabile) con il protrarsi delle pratiche ostruzionistiche messe in campo dall?opposizione che, tra fiumane di emendamenti, deroghe, continue richieste di interrogazione non si può certo dire abbia creato un clima favorevole al lavoro istituzionale. Ma scambiando l?ordine degli addendi il risultato non cambia: gli ordini dei lavori si allungano, le proposte ristagnano e il dibattito politico si va appiattendo sulla vuota retorica.

Davanti all?ennesima sospensione ( relativa stavolta al piano di riqualificazione per l?area industriale dell?ex.Fatme), giovedì scorso la riunione dei capigruppo ha deciso di portare da due a tre le sedute settimanali del Consiglio: oltre a quelle del lunedì e del giovedì, una terza giornata di lavori è prevista per il mercoledì per discutere i provvedimenti condivisi, quelli su cui, “fortunatamente”, non è necessario il dibattito. E? troppo parlare di emergenza democratica?