Suor Paola in aula Giulio Cesare, ma la Lazio stavolta non c’entra. La più biancoceleste delle religiose romane ha partecipato con i suoi ragazzi al consiglio comunale di mercoledì, per seguire l’approvazione della proposta di delibera che autorizza l?ampliamento del ?Villaggio So.spe?, una casa di accoglienza per ragazze madri in difficoltà nei locali dell’ex asilo nido di via de’ Jacovacci 21, a Bravetta. Sarà proprio l’Associazione Solidarietà e Speranza, di cui Suor Paola è presidente, a ricevere in concessione dal Comune la struttura e ad accollarsi le spese per la sua ristrutturazione.

Oltre alla realizzazione dei nuovi alloggi, l?intervento prevede la costruzione di uno spogliatoio e di una tribuna, che andranno a servire un campo di calcio adiacente; di un centro anziani e di una piccola cappella. Il progetto edilizio, in variante al vigente piano regolatore, avrà un vincolo di destinazione ventennale, lasciando al concessionario l’obbligo di «eseguire sull’immobile le opere necessarie ed idonee alla ristrutturazione e trasformazione del bene per le attività previste». «Attività ? si legge ancora nella delibera ? che l’Amministrazione comunale riconosce di importante valore sociale».
Ma dietro al linguaggio freddo della burocrazia, per Suor Paola e gli ottanta volontari che lavorano al progetto, ci sono sette anni di lavoro, da quando, nel 2000 è iniziata l?avventura del villaggio di solidarietà.
All?epoca il comune di Roma aveva offerto alla SO.SPE. un asilo abbandonato nel quartiere di Monteverde. Con pochi soldi a disposizione, l?associazione iniziò dal restauro di una stanza, dove di lì a poco avrebbe trovato ospitalità la prima ragazza, una rumena di 16 anni, in attesa del suo secondo figlio. Da allora l?ex asilo ha ospitato oltre 200 ragazze madri in difficoltà e i loro bambini; ha attivato una mensa per i poveri ed un campo sportivo intorno al quale gravitano oggi molti piccoli abitanti del quartiere.