L?aula Giulio Cesare torna a gremirsi di consiglieri.
Merito forse degli elenchi delle presenze pubblicate proprio giovedì da La Repubblica, o del richiamo del sindaco Veltroni ad un?assemblea che negli ultimi mesi ha finito per assomigliare piuttosto ad un riunione per pochi intimi.
In ogni caso, tra i banchi della maggioranza nell?ultima seduta di Consiglio si è praticamente registrato il tutto esaurito e, in tarda serata, anche il sindaco è comparso in aula per assistere alle ultime battute della discussione sulle modifiche dello statuto sociale di Acea.
La proposta di delibera in esame riguardava alcune correzioni agli articoli 15 e 22 dello statuto del la società che gestisce le fornitura elettrica e idrica per l?area romana, rese necessarie dalle nuove norme introdotte dal Codice di Autodisciplina per le aziende quotate in borsa.
Al Consiglio si chiedeva in sostanza di ratificare il prolungamento da 10 a 15 giorni del termine per la presentazione delle liste dei candidati per il consiglio di amministrazione; la pubblicazione di tali liste sul sito internet dell?azienda; la richiesta ai candidati di un?informativa concernente le loro caratteristiche personali e professionali, con la dichiarazione del possesso dei requisiti di indipendenza richiesti dallo stesso codice di autodisciplina.
Semplici norme a garanzia di una maggiore trasparenza insomma, davanti alle quali non è facile comprendere l?atteggiamento tenuto in aula dal gruppo di Alleanza Nazionale, che con un fiume di emendamenti e ordini del giorno ha bloccato la delibera fino alle 22.00.
E rispetto all?assenteismo delle scorse sedute, stupisce anche la diligenza della maggioranza capitolina, rimasta praticamente inchiodata ai banchi sino al momento della votazione, che si è poi conclusa positivamente con 33 favorevoli, 8 contrari e 3 astenuti.
Senza avanzare antipatici tentativi di interpretazione, non è un segreto che a Piazzale Ostiense siano stati questi giorni di nomine e che il Comune di Roma, azionista di riferimento di Acea (di cui detiene il 51 per cento di azioni), abbia appena nominato il presidente, l?amministratore delegato e cinque consiglieri del Cda.
?Scelte politiche e non professionali?, ha accusato Alleanza Nazionale davanti alla rosa di nomi presentati dal sindaco, che ha peraltro riconfermato quasi interamente il vertice aziendale che ha guidato Acea nell?ultimo triennio. Ancorché infondate, le accuse di Alleanza Nazionale possono apparire tuttavia legittime, legittimate cioè dall?attuale modello di governance aziendale. Dei nove consiglieri che compongono il consiglio di amministrazione, solo 4 risultano eletti dall?assemblea dei soci, mentre i restanti 5 (la maggioranza) sono espressi direttamente dal sindaco di Roma.
La dirigenza di Acea e il suo destino industriale sono di fatto vincolati alle scelte del primo cittadino, alla sua capacità di mediazione sulle proposte avanzate dai gruppi che compongono la sua maggioranza e al potere che questo detiene per imporsi sulla volontà delle altre forze politiche. Nella migliore delle ipotesi, quella che ne deriva è una soluzione di compromesso tra le competenze professionali dei manager e la loro sfera di appartenenza politica.
C?è da chiedersi se questo compromesso, nato in una condizione di monopolio, basterà a garantire ad Acea quel dinamismo necessario a rendere veramente competitiva un?azienda che si appresta ad entrare come competitor nel mercato dell?energia. Dal prossimo primo luglio, quando giungerà a compimento la liberalizzazione del settore energetico, la risposta arriverà direttamente dagli utenti romani.