Con il recente ingresso nell?Unione Europea dei due nuovi stati, c?era da aspettarsi quantomeno una semplificazione burocratica, per i cittadini rumeni e bulgari, non più costretti a interminabili file fuori dagli uffici della questura per ottenere o rinnovare il famigerato permesso di soggiorno. E invece, nel passaggio di competenze tra le questure e i comuni, le pratiche per ottenere la semplice attestazione anagrafica si stanno rivelando un vero e proprio limbo. Le nuove procedure di regolarizzazione per i neocomunitari hanno colto impreparata anche la capitale, più avvezza di altre realtà a smaltire questo tipo di burocrazia. Uffici anagrafici invasi, personale insufficiente e impreparato sulle direttive europee in materia di ingresso e soggiorno dei cittadini comunitari, e soprattutto disagi per quanti, anziché godere dei privilegi attesi con il nuovo status, hanno continuato a sentirsi trattati da extra-comunitari.
A farsi carico del problema, sollevandolo all?attenzione del Consiglio Comunale, è stato proprio il gruppo dei consiglieri aggiunti, primi firmatari di una mozione che l?aula ha votato all?unanimità, impegnando così il sindaco e gli assessori competenti ad ?adottare provvedimenti urgenti e risolutivi?, al fine di risolvere una situazione che ?ha generato notevoli disagi ed una sempre maggiore incomprensione nei cittadini?.
«Dinanzi al trattamento riservato agli altri cittadini comunitari – spiega infatti il consigliere Romulo Salvador Sabio – risulta difficile per bulgari e rumeni comprendere questi ritardi, che rischiano di essere interpretati piuttosto come veri e propri atti discriminatori».
«Ci troviamo dinanzi ad un problema organizzativo, operativo, ma anche finanziario ? continua Sabio – che ha colto i municipi completamente impreparati ad affrontare il flusso di persone che si è riversato negli uffici anagrafici». È certamente un problema non irrilevante, se si considera che soltanto la comunità rumena conta, secondo la Caritas, 74.540 residenti, senza considerare il flusso sostenuto di nuovi arrivi che dallo scorso gennaio avrebbe portato nella capitale ulteriori 5-6 mila persone. Tra i maggiori disagi per coloro che non sono ancora riusciti a regolarizzarsi, c’è sicuramente l’impossibilità di iscriversi al servizio sanitario nazionale ma anche, com’è avvenuto il fine settimana scorso in varie città italiane, l’impossibilità di esercitare il diritto di voto nelle elezioni amministrative.
Secondo il gruppo dei consiglieri aggiunti l?unica soluzione praticabile è quella di potenziare nel numero ma anche nella formazione il personale addetto a questo tipo di servizi, per evitare che la situazione rischi di trasformarsi in una nuova emergenza. Non meno importante è l?approccio culturale, lavorare cioè sul modo di pensare delle persone: ?Bisogna trasformare il concetto di rumeno immigrato in europeo e imparare a guardarlo con gli stessi occhi con cui gli italiani si rivolgono ad un cittadino francese o tedesco – scandisce il consigliere Sabio ? Solo così si ampliano realmente i confini dell?Unione Europea?.