Alla domanda che ho posto alla fine del mio precedente articolo (?la sinistra, il centrosinistra, con quali argomenti ribatte alla semplificazione del centrodestra??) non credo che si possa dare una risposta assoluta, ma individuare una linea, un orientamento comportamentale certamente sì. Facciamo un passo indietro.

Complicare la complicazione e il masochismo della Sinistra
Per tornare all?argomento che più ci interessa in questa sede, la politica e le forme in cui questa viene comunicata, dobbiamo partire ancora una volta dalle parole di Michele Serra quando asserisce che ?la sinistra ha molto di che riflettere: la formazione culturale e perfino esistenziale del suo personale umano (elettorato compreso) è avvenuta nel culto quasi sacrale della complessità del mondo e della società, con la cultura eletta a strumento insostituibile di comprensione anche a rischio di complicare la complicazione?.
In effetti questo masochismo ?di complicare la complicazione? è stato uno degli elementi chiave nella risicata vittoria elettorale del 2006 e, poi, della caduta del Governo Prodi, presentatosi agli elettori con un ?complicato? programma di 281 pagine, polverizzato dal ?semplice? annuncio un minuto prima della fine della campagna elettorale dell?abolizione dell?ICI. Un programma già di per sé intricato, mai netto nelle soluzioni, sempre aperto a interpretazioni, poi ulteriormente ?complicato? nelle fasi applicative dai continui distinguo da parte di ognuna delle forze politiche della maggioranza, in continua competizione per ritagliarsi una propria visibilità. Naturale quindi e inevitabile il passaggio nell?ultima tornata elettorale alla ?semplicazione? del programma (i 12 punti del PD) e dell?alleanza a due (PD-Italia dei Valori) e non a 7 o più soggetti. Ma come sappiamo non è bastato. Così eravamo e non dobbiamo più essere.

Semplificare la semplificazione: la politica a specchio della Destra
Dall?altra parte politica invece, la semplificazione è talmente importante che si è fatto pure un ministero: il Ministero della Semplificazione (Normativa) appunto, affidato a Roberto Calderoli.

Sul piano della formulazione politica (e della conseguente comunicazione del messaggio) semplificare per la Destra al governo significa innanzi tutto dare al proprio elettorato (reale o potenziale) messaggi spot, chiari, facili da capire, costruiti per essere assimilatati da tutti i livelli della scala sociale a partire dai più bassi. Interloquire col popolo mediante un linguaggio il più semplificato possibile, affinché sia compreso dal più ignorante degli interlocutori, fu un?intuizione delle grandi dittature del Novecento: fu proprio Hitler , se non ricordo male, in uno dei suoi scritti, che teorizzò questa modalità di comunicazione: parlare il linguaggio dei più semplici per farsi capire da tutti.

Spesso però succede che il linguaggio sia semplice perché semplice (o assente) è il contenuto che deve esprimere. Soprattutto quando la politica perde un ruolo -diciamo così- educativo, etico, che estende la sua visione verso i grandi ideali figli delle grandi ideologie del Novecento, i grandi valori (filosofici, sociali, economici), ma si adegua a specchio rifrangente del pensiero semplice, istintivo, che sale dall? pubblica opinione, dalla ?gente?.

In questa navigazione a vista di una politica senza ideali, dove tutti ? basta rinunciare al proprio passato (ex politici di destra, ex di sinistra, ex attori o ex soubrette da calendario) possono miscelarsi e rigenerarsi, la cosa più importante è intercettare il pensiero della ?gente? (attraverso ricerche di mercato) per poter dire quello che la gente vuole sentirsi dire, con parole semplici, con concetti chiari, da far entrare in punta di piedi nel cervello, possibilmente senza creare dialettica o cortocircuiti: per questa politica minimalista del piccolo cabotaggio la finalità è offrire input (soluzioni semplici) sostanzialmente sovrapponibili con l?output (bisogni semplici), evitando i grandi sistemi complessi. Ecco il perché del ruolo centrale dei sondaggi e del marketing in questa politica ?dello specchio?, dove, il programma di Governo non lo fa la politica, ma le ricerche di mercato e suo malgrado, inconsapevolmente, l?elettore si trasforma in cliente, a cui proporre un tipo di prodotto confezionato sui suoi bisogni (di sicurezza e di portafoglio) e sul suo qualunquismo: paura? Esercito nelle città; troppe occupazioni? Polizia nelle scuole; troppe tasse? Via l?ICI; la ?gente? pensa che gli statali non lavorano? Tutti alla gogna come i fannulloni! e via dicendo con immigrati, rom, piloti Alitalia, ecc, senza una visione organica più allargata a sistema. Del resto mai proporre al cliente prodotti nuovi o innovativi, che potrebbero non piacere, diventare un flop, alzare il rischio di impresa: meglio andare sul sicuro e confezionare quello che già è stato gradito e il cliente, si sa, ha sempre ragione fin tanto che compra (vota).

Come tutti sappiamo l?opinione pubblica (i clienti) è (sono) fortemente condizionata (i) dai messaggi televisivi. Una televisione dequalificata non fa altro che svolgere un ruolo educativo verso il basso che diventa funzionale ad una politica ?semplificata?. Ripensiamo un attimo a Bonaiuti, al suo guardare fisso lo schermo, al suo gesticolare, al suo modo di parlare per periodi brevi, estremamente concisi, paratattici, facilmente collegabili uno con l?altro come se uno fosse il seguito dell?altro, al tono stesso della sua voce: Bonaiuti fa opera demiurgica, parlando agli italiani come scolaretti, dicendo alla gente che lo ascolta quelle cose che lui sa (da precedenti ricerche di mercato) che la gente vuole sentirsi dire: se la TV è la grande maestra di questa società, Berlusconi, controllandone almeno 5 su 7, è il preside di questa grande scuola mediatica e Bonaiuti è il maestro unico degli italiani, il nuovo maestro Manzi, alfabetizza gli italiani usando il loro stesso alfabeto.

Dalla banalità alla concretezza
Vista da Sinistra la semplificazione della Destra scivola spesso in sinonimi negativi quali: superficialità, acriticità. Ecco alcuni esempi di banalità (o pensiero semplificato) elevato a pensiero e programma politico per creare consenso: ?non metteremo le mani in tasca agli italiani?, ?aboliremo l?ICI?, ?meno tasse per tutti?, ?Grazie ragazzi? (su manifesti del PdL dedicati alla Forze dell?ordine), ?il ritorno del grembiule serve a nascondere i capi griffati?, ?ci sono più bidelli che carabinieri?.
Il rischio (voluto) è che questa ?semplificazione del pensiero semplice? (a fronte del ?complicare la complicazione? di Sinistra), ci porti tutti verso la banalità elevata a sistema, a categoria del pensiero. Ma siamo sicuri che la società attuale italiana non sia già affetta da questa malattia ? Che non sia questa (la ricerca della banalità a tutti i livelli, cioè la mancanza di voglia di innovazione, la difesa dello status quo) una delle cause della nostra società in declino?
Non saranno proprio così buona parte degli italiani? Non sarà questo il motivo per cui la Destra è vincente? O questo è uno dei tanti pregiudizi intellettualistici di un pensiero complesso di sinistra, un po? snob e salottiero?
Non posso che ritornare alla grande funzione (dis)educativa della nostra TV pubblica e privata, che ha avuto in questi anni la grande responsabilità di alimentare con un uso scientifico dell? informazione politica parziale e programmi trash, il culto della banalità, della superficialità eletta ad etica e modello comportamentale. Non mi stancherò mai di dirlo: gravi , gravissime sono state le sottovalutazioni del centrosinistra al governo (dal 1996) su questo tema, le sue inerzie e omissioni di fronte alla riforma del sistema radiotelevisivo. Ricordo ancora (proprio in un convegno di Praxis) un Gentiloni, amareggiato e stoicamente rassegnato, sebbene ancora Ministro, rimproverare al suo stesso schieramento la paralisi delle sue proposte di riforma dopo quasi due anni dalla presentazione. Ma allora, mi chiesi, perché non si dimette?

Come essere concreti subito. Partiamo dalla scuola.
Per concludere e rispondere alla domanda iniziale, a questa semplificazione della nostra Destra, dobbiamo rispondere accettando la sfida di semplificare sì, ma salvaguardando i contenuti complessi, gli ideali, le visioni strategiche, proponendo soluzioni concrete a problemi reali senza cadere nelle sabbie mobili della banalità. Come? La via la indica il commento di Gianni (che ringrazio) al mio precedente contributo: ai sinonimi negativi della Destra, dobbiamo affiancare un sinonimo positivo e alternativo di Sinistra: concretezza. Applichiamo la parola ?concretezza? in tutte le possibili accezioni politiche:
concretezza nella struttura interna del partito, che sia agile e rappresentativo, dove i migliori e non i soliti amici degli amici possano dare il proprio ?concreto? contributo,
concretezza nell?azione del Governo ombra (a proposito, anche qui, attenzione al linguaggio! Già è un Governo che non governa, chiamiamolo poi ?ombra? e diamo semanticamente l?idea all?esterno della sua inconsistenza! Io stesso non ne ricordo più la composizione, né so quello che fa, dice o decide. Cambiamo per favore questa dizione anglosassone e comunichiamo quello che fa (se fa)!
concretezza nell?opposizione parlamentare e fuori dal Parlamento. Questo riguarda non solo il governo centrale ma anche i tanti enti locali dove non siamo più maggioranza (vedi Roma)
concretezza nelle proposte politiche, che devono essere chiare, sintetiche, immediatamente decodificabili come alternative a quelle della Destra. Basterebbe lavorare su una matrice o un quadro sinottico con varie colonne su cui indicato: Proposte della Destra, Costi, Reperimento risorse, Impatto sociale e a fronte Proposte del PD, Costi, Reperimento risorse, Impatto sociale. Pensiamo ad una tabella di questo tipo per la scuola.
concretezza nella loro comunicazione, sia nel linguaggio che nei media, aprendo al massimo sulle nuove tecnologie (per la prima volta nelle politiche americane il web è stato più rilevante rispetto ai quotidiani nella formazione dell’opinione pubblica e si sta avvicinando alle televisioni). Il nuovo sito www.youdem.tv va in questa direzione
concretezza nelle alleanze con altre forze della sinistra, su punti specifici centrali (ad es. la scuola, l?Alitalia, la ricerca, l?Università, i diritti civili, l?ambiente, il conflitto di interessi, la riforma radiotelevisiva, ecc), non su valori generici o contro qualcuno. Ma occorre anche privilegiare le alleanze dal basso attraverso il contatto diretto con le categorie e le persone che le compongono.

Applichiamo questi principi di concretezza subito, alla scuola. Raccogliamo la protesta dal basso di questa fetta importantissima di società, del mondo studentesco, degli insegnanti, dei genitori, del mondo della ricerca e dell?università. Smantelliamo entrando nel concreto le superficiali inesattezze con cui la destra cerca di presentare la sua riforma, parlando una volta di maestro unico e un?altra di maestro prevalente, come se fossero la stessa cosa, o confondendo tempo pieno con doposcuola o tempo prolungato, o ripetendo che ci sono tre maestri per classe, di cui uno solo insegna e gli altri due giocano a carte fuori dall?aula o che non ci saranno licenziamenti!
Ribattiamo punto per punto a queste inesattezze, spiegandole nel concreto. Simulando concretamente a quale tipo di scuola porteranno. Ma anche facciamo conoscere la nostra idea di riforma, condividiamola con gli insegnati, coi genitori, con gli studenti, evidenziando il metodo alternativo di approccio ai problemi sociali: non con soluzioni calate dall?alto, ma costruite dal basso.
Dobbiamo cogliere le opportunità che si stanno aprendo in questi giorni. Non ringrazieremo mai abbastanza la Gelmini per l?entusiasmo che ha potuto infondere ai partecipanti delle manifestazioni, prima del PD del 25 ottobre, poi a quelle degli insegnati e degli studenti, per essere riuscita in un colpo a ridare voglia di partecipazione a chi lo aveva perso, o a far sbocciare un interesse verso la politica a chi, tra i giovani, non lo aveva ancora mai avuto e ora invece scende in piazza, occupa, si informa e dibatte.
Grazie On.le Gelmini per il suo contributo fondamentale all?apertura di questo nuovo corso della concretezza della politica italiana: speriamo che il centrosinistra se ne accorga.