Al Centro Regionale Sant’Alessio Margherita di Savoia per i Ciechi per la prima volta a Roma il Business Workshop al buio per i manager
Una occasione formativa eccezionale rivolta ai numero uno delle aziende italiane. Un workshop al buio per riscoprire e valorizzare le proprie capacità, mettendosi alla prova in una dimensione intensa di crescita professionale e personale.
È quanto hanno vissuto i 24 manager che hanno partecipato alla edizione zero di “Decidere al buio”, il workshop formativo proposto per la prima volta a Roma dal Centro Regionale Sant’Alessio Margherita di Savoia per i Ciechi.
Una esperienza rivolta al management delle principali aziende italiane, che sviluppa la metodologia del “Dialogo nel Buio”, il celebre format messo a punto ormai più di venti anni fa da Andreas Heinecke e realizzato con successo in più di 30 paesi, mentre il primo Business workshop al buio si è tenuto nel 2007 nell’ambito del World Economic Forum di Davos.
Quando l’ostacolo si trasforma in opportunità. Sì, perché l’oscurità diventa nel percorso rivolto ai manager una sfida: riuscire ad affrontare e superare le difficoltà legate alla mancanza della vista, in condizioni di forte stress, imparando a fare leva sulla intelligenza emotiva e su modalità di comunicazione e di relazione con l’altro davvero efficaci.
Durante il laboratorio i partecipanti sono stati chiamati, con l’aiuto di un master e di tre tutor non vedenti, a svolgere attività – individualmente o in gruppo – in un ambiente del tutto immerso nella oscurità, con tempi serrati e potendo fare affidamento solo sui sensi vicari, extravisivi.
Il buio quindi come metafora della crisi, del cambiamento repentino a cui ogni azienda è sottoposta ogni giorno.
Antonio Organtini, direttore generale del Centro Sant’Alessio ha posto in evidenza il cuore del progetto: “il rischio che si corre affidandosi in prevalenza alla vista è di limitarsi nella esplorazione sensoriale”, vivendo così di rappresentazioni della realtà riduttive, costruite solo in base a quanto si crede di poter afferrare affidandosi allo sguardo.
“Comfortably numb”, avrebbero detto i Pink Floyd: intorpiditi, all’inizio magari anche piacevolmente, dalle proprie percezioni abituali.
La realtà è ben altra. E lo sanno bene i manager di azienda – uomini e donne che si misurano ogni giorno con l’imprevisto “per professione”, chiamati a decidere spingendo sempre lo sguardo oltre l’immediatezza di ciò che è evidente.
Al percorso al buio è seguita una fase di debriefing in cui i partecipanti sono stati aiutati a trasferire l’esperienza vissuta dal piano delle emozioni a un livello cognitivo, creando connessioni fondamentali con quanto accade nei contesti aziendali.
Le reazioni sono state entusiaste, e qualcuno ha perfino proposto di organizzare i CdA al buio.
Il risultato più prezioso che in tanti hanno portato a casa è stato quello di una nuova scoperta di sé. Delle proprie debolezze e paure, ma anche delle proprie risorse e potenzialità da valorizzare.
Perché “il buio ha un significato ulteriore – come ha chiarito in conclusione Organtini – tutti possiamo trovare la forza per oltrepassare il guado”.