“Benvenuti in una nuova esperienza di democrazia!
Uno Vale Uno, un’idea di democrazia teorizzata da molti, ma mai veramente messa in atto con strumenti adeguati. Questa è l’idea che sta alla base di questo strumento: la volontà di mettere nelle mani dei cittadini la possibilità di fare la differenza e di poter contribuire fattivamente al processo decisionale su questioni che lo riguardano direttamente o indirettamente.” (www.unovaleuno.it home page)
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“Nel paese non c’erano né parlamento, né governo, né tribunali, perché non ce n’era bisogno.
Da quando la tecnologia aveva consentito a tutti i cittadini di decidere in tempo reale su qualunque questione, il parlamento era diventato davvero inutile. Perché spendere un sacco di soldi per pagare chi fa le leggi, quando le leggi potevano essere fatte e approvate, volta per volta, proprio nel momento in cui servivano?
L’elegante schermo inserito nel bracciale in dotazione ad ogni cittadino consentiva a tutti, ovunque si trovassero, di dire se erano d’accordo o no, ad esempio, sull’aumento delle pensioni o sulla coltivazione dell’aloe nei giardini pubblici, sull’autorizzazione all’uso di un farmaco o sulla pena di morte.
Tutti potevano votare e –poiché sempre e comunque uno valeva uno- il numero valeva la qualità, senza le discussioni, gli inciuci, i distinguo e le opacità di quando c’erano ancora il parlamento e i politici. Massima trasparenza e massima velocità: i quesiti scorrevano nitidi sullo schermo e i cittadini potevano decidere a quali rispondere e a quali no; in tempo reale i risultati apparivano sul web e la decisione era immediatamente esecutiva!
E pensare che per anni avevano perso tempo a far discutere tra loro i politici che li rappresentavano nelle aule parlamentari, quando la politica era addirittura diventato un mestiere e sedicenti “esperti” pretendevano di indicare i pro e i contro delle diverse soluzioni!
Le uniche istituzioni che era stato necessario creare erano il coordinamento dei cittadini per la “rilevazione dei problemi” e quello per la “formulazione dei quesiti”. Grande lavoro per entrambi!
Il coordinamento per la rilevazione dei problemi riceveva un numero impressionante di segnalazioni di ogni tipo e bisognava numerarle, catalogarle per rilevanza e affinità e –soprattutto- decidere le priorità… questo si rivelava di difficile soluzione. Sarebbe infatti servito un responsabile con il compito di valutare e decidere, ma questo avrebbe violato la regola dell’uno vale uno… Si era cercato di far pronunciare direttamente i cittadini sulla priorità dei problemi, ma la cosa non funzionava perché in questo modo avrebbero dovuto pronunciarsi due volte sullo stesso quesito: una per decidere la priorità e una per decidere sul merito. Troppo complicato. E inoltre chi avrebbe deciso la priorità dei quesiti di cui decidere la priorità? Insomma il problema era ancora da risolvere, ma i cittadini ci stavano pensando.
Anche il coordinamento per la formulazione dei quesiti aveva il suo da fare. Non era facile, si trattava infatti ogni volta di ridurre un problema complesso ad un quesito semplice sul quale si potesse decidere con un “si” o con un “no”. Fino a che si trattava di decidere se piantare margherite o tulipani non c’era problema, ma quando la questione riguardava faccende più complicate (come chi avesse diritto alle detrazioni fiscali e in che misura) non era facile trovare la formulazione sintetica… Si poteva scindere un quesito in sottoquesiti, ma non era facile neppure questo, infatti spesso le decisioni successive dipendevano dalle scelte precedenti… Anche questo problema era ancora da risolvere, ma i cittadini ci stavano pensando.
I cittadini inoltre cominciavano a lamentarsi del tempo necessario per leggere e votare tutte quelle questioni (in fondo avevano anche da lavorare e una vita privata!), qualcuno aveva ipotizzato di delegare il voto per aree di competenza, ma…il verbo delegare non era più consentito e poi questa soluzione avrebbe violato la regola dell’uno vale uno…”
Poi mi sono svegliato.