“Una bella minestrina è di destra, il minestrone è sempre di sinistra”, cantava Gaber nel 1994 nella sua gettonatissima “Destra-sinistra”. Provocazione ironica, ma la tentazione di lasciarsi cullare dalle definizioni brevi è sempre in agguato, con le sue confortevoli lusinghe.

“La contrapposizione di destra e sinistra rappresenta un tipico modo di pensare per diadi”, diceva Bobbio nel suo pamphlet
Destra e sinistra

, più o meno negli stessi anni di Gaber. Lo facciamo in fondo tutti i giorni, quando orientiamo le nostre scelte sulla scorta di coppie oppositive: bello-brutto, conveniente-fregatura, mi piace-non mi piace… A volte fin troppo schematicamente, come ricordava Gianni Del Bufalo in un suo recente articolo (
Five Million Club

, in La Bussola, 15/11/2010).

A più di venti anni dal crollo del muro di Berlino, in piena era di “Drive-in pensiero”, quella di archiviare le definizioni ambiziose, in politica, sembrava ormai una tendenza dominante.
Almeno fino a pochi giorni fa. Quando si è presentata in tv una inedita coppia formata da Bersani e Fini, ciascuno con in mano quello che aveva l’aria di essere un compitino. In grado, oltre di suscitare le ire fulminee di Cicchitto, di rispolverare i termini di una discussione tutt’altro che esaurita. Cos’è oggi la destra, cosa la sinistra.

Le ideologie sono finite, si sente ripetere spesso. Ma per citare di nuovo l’attualissimo Bobbio, “non vi è nulla di più ideologico, come è stato più volte dimostrato, che l’affermazione della crisi delle ideologie”. È vero, non possiamo più servirci di riferimenti sintetici a schieramenti certi e “dati”, tipo blocco URSS contro modello USA. Ma costringere le nozioni di destra e sinistra entro il solo recinto della ideologia appare davvero riduttivo. Perché destra e sinistra indicano “contrasti non solo d’idee ma anche d’interessi e valutazioni sulla direzione da dare alla società”.

E se sono concetti operativi, vale forse la pena di chiedersi ancora una volta in direzione di quale obiettivo.

Bobbio afferma che “la distanza tra destra e sinistra si misura in base al concetto di uguaglianza tra cittadini” e, per non cadere in definizioni astratte e utopistiche, aggiunge che l’uguaglianza in una comunità si attua in funzione di tre variabili, cioè “i soggetti tra i quali ripartire beni e oneri, i beni e gli oneri da ripartire, il criterio in base al quale ripartirli”. Più uguaglianza, uguale più sinistra.

Proviamo a inforcare queste lenti per leggere i due interventi tv di lunedì scorso.

Le enunciazioni di Fini sulla destra risultano piuttosto generiche, proprio perché non declinate operativamente alla luce del concetto di uguaglianza. Si avverte nell’intonazione di fondo un attaccamento per i “valori tradizionali”, che non riesce però a compiersi nella definizione di un’identità politica. Amare la propria terra non è in sé un valore connotativo della destra più che della sinistra. Idem credere nel senso dello Stato o dichiarare di voler premiare il merito.

Già un po’ più “eloquente” potrebbe essere affermare di voler accogliere gli immigrati onesti. Ma è comunque un concetto troppo generico e ormai lo dicono perfino i leghisti.

Diversamente, per la sinistra il discorso di Bersani appare più esplicito, perché enuncia applicazioni pratiche del concetto di uguaglianza. Sono caratterizzanti in questo senso le parole sulla condizione della donna “misura della civiltà di un Paese” o le affermazioni “se pochi hanno troppo e troppi hanno poco l’economia non gira”, con l’aggiunta che “ci vuole un mercato che funzioni, senza monopoli, corporazioni e posizioni di dominio”. O ancora, sul diritto del lavoro, che “chiamare flessibilità una vita precaria è un insulto” perché “il lavoro è la dignità di una persona. Sempre”.

Il meccanismo delle primarie, il modello di legge elettorale, alla francese, alla tedesca… Pisapia o Boeri, narrazione o modello maggioritario. Sono solo strumenti, nomi, parole. Importanti, per carità, ma transitori. Perché volano via.

La sinistra giocherà la sua sfida su un altro campo: sarà in grado o no di misurarsi sul concetto sacrosanto di uguaglianza tra cittadini?