I Radicali italiani, che ascolto su Radio Radicale –
emittente che consente a tutti di seguire le sedute
parlamentari, i congressi e i dibattiti di tutti i partiti
-, avevano dal loro congresso di Chianciano nei mesi
scorsi già deciso di presentare proprie liste e
candidati in tutte le regioni di cui al voto di marzo.
Coerentemente hanno agito nel Lazio. Se una
perplessità dovessimo mostrare, con il nostro “mah”
, sarebbe piuttosto rivolta alla scarsa tempestività
; decisionale del PD e al tirarsi indietro di suoi
rappresentanti di primo piano in odore di candidatura che
hanno dichiarato “non esserci le condizioni per competere”
(traduco: probabile aria di sconfitta) in seguito alla
candidatura della Polverini. Ma – direi – anche in seguito
alle congiure da basso impero che hanno costituito
l’epilogo della poco gioiosa macchina da guerra della
opaca giunta Marrazzo (se non ricordo male il soggetto era
di quelli che non riteneva opportuno il gay pride nella
stessa città – Roma – sede
del Vaticano, nonché Capitale dello Stato italiano
, quello dell’art. 3 della Costituzione. Ma si sa: “Pietro
– pardon, Piero! – chi di spada ferisce….”, così
un povero Cristo).
A destra i boatos dei berluscones lasciavano intravvvedere
una candidatura della Todini (che mi sa tanto potrebbe
essere presentata nella sua Umbria, regione che, ove si
eccettui la parentesi “Ciaurro” a Terni, è ancora
un caposaldo inviolato della sinistra, che anzi qui
approfitta per regolare i suoi conti interni al PCI
attraverso faide all’arma bianca tra Veltroniani e
D’Alemiani, il caso di Maria Rita Lorenzetti docet). Poi,
all’epoca della falsa sponsorizzazione di D’Alema a
segretario di stato dell’europa sembrava che il buon
Tajani avrebbe dovuto per la ennesima volta provare a
rompersi le corna nel lazio. Ma intanto Fini aveva il suo
cavallo di razza pronta a partire e, forse a causa di
qualche favorevole congiunzione astrale e auspice
l’effetto sul morale del premier di un piccolo e
tartagliante duomo volante, riusci a imporla non senza
levate di scudi, alti lai, digrignamento di denti da parte
della destra più becera.
E parliamo quindi della Polverini: ebbi l’occasione di
stringerle la mano in due occasioni, entrambe in quanto da
te invitato ad incontri del tuo gruppo politico – sociale.
Una volta dai Gesuiti ed una altra in via Margutta. E te
ne sono grato. Spero che la Polverini, della radice
finiana, conservi quel tantum di autonomia di giudizio
sulle quaestiones morales che portò anche Fini a
distinguersi più volte dal bigottismo della retriva
destra berlusconiana (che ben si rappresenta nel suo
linkage con il clericalismo italiano con la celebre
battuta tra pantagruelici conviviali: stai zitto e mangia!
– a 2.000 Mld di £ / anno ammonta difatti la
“congrua ricompensa” per la breccia di Porta Pia che con
l’ 8 per mille inconsapevoli frotte di contribuenti
elargiscono al grazioso arbitrio della CEI. Scusa la
piccola parentesi: i Patti Leranensi facevano di quella
cattolica una chiesa di Stato e i parroci e preti vari
erano regolarmente stipendiati dello Stato, liberi quindi
di esercitare il propri o ministero in scienza e
coscienza. Con i Patti Madamensi del 1984 la chiesa non
è più di Stato e i parroci ricevono la zuppa
secondo che gli garbi dai vertici CEI, senza controllo,
senza coerenza stipendiale, ma con attenzione alla
devozione e alla conguità delle propalazioni con la
linea della curia. Però, essendo soldi dei
cittadini italiani, preferirei che si tornasse alla
vecchia “congrua” se proprio necessaria, almeno in favore
del “libero arbitrio” dei chierici di base).
Mi auguro quindi che anche Polverini, come Fini, conservi
quel coraggio Cavouriano che permetta di distinguere gli
interessi confessionali da quelli dei cittadini: penso a
casi come il Testamento biologico, ovvero alle
“volontà di fine vita”, o alla interpretazione che
sempre più prende piede nella giurisprudenza della
abominevole “legge 40” ecc. Per il c.d. Popolo della
Libertà (ma non sarebbe stato meglio meglio che il
Cavaliere lo chiamasse davvero Popolo d’Italia, stante la
sintesi entropica che il demagogico populismo peronista
del premier fa tra la linea del suo PdL e la bassa prora
teledipendente?) sembra che conti solo quanto riportato da
Foscolo in capo ai Sepolcri, quale sintesi
dell’insegnamento delle XII tabulae: “Deorum Manium jura
sancta sunto”. I diritti dei defunti siano sacri… ma
quelli dei vivi e dei morenti? NIET!
E questo in quanto all’auspicata laicità della
candidata di destra. Della Bonino è inutile dire.
Ritengo che la sua più fulgida luce stia proprio
nella coerenza laica – nobilmente laica e non
anticlericale – del sua agire. E poi esistono 2
anticlericalismi: 1) quello che non è della Bonino,
che è tale per semplice partito preso e senza
giustificazione; 2) quello reattivo alla “tirannia di
questi scellerati dei preti” (citazione da Guicciardini,
purtroppo spesso ancora attuale) che in quanto reattivo
forse si giustifica con una eccessiva esorbitanza
dell’oltre tevere nei fatti politico amministrativi della
nazione italiana. E magari a questo qualche
giustificazione gliela darei pure. Non mi riferisco
ovviamente alle ingerenze di quel sant’uomo del Cardinale
Tettamanzi a difesa degli ultimi, o del prete di Rosarno
in favore dei negri (un prete che per il calabro popolo
vociante si sarebbe dovuto limitare a curare gli spiriti e
le anime. Al peggio non c’è mai fine).
Ieri sera ero nella chiesa di S.Paolo fuori le mura per
partecipare ad una liturgia ecumenica tra i Luterani e i
Benedettini. Al termine del culto di predicazione (ma
quando il Signore vorrà imporre ai suoi congiunte
liturgie eucaristiche?) sono andato a guardare le immagini
dei 3 penultimi papi, nei medaglioni della navata di
S.Paolo: alla vista dei volti sereni di Roncalli, Montini
e Luciani, come sempre, mi sono commosso. Poi a volte
ripenso allo spirito missionario dei Gesuiti in Germania e
nelle terre della Riforma: sempre delicato ed attento
anche alle ragioni degli altri, così come anche in
Cina, in Giappone e in Paraguay, e mi viene in mente cosa
davvero si dovrebbe intendere per Libertà liberata
o, dal punto di vista Protestante, per “diversità
riconciliata”. La riflessione teologica ci sta bene –
credo – nella settimana per la unità dei cristiani.
Tornando alla Politica e al tuo “mah” per la Bonino,
volesse Dio che queste 2 donne in competizione per il
governo della regione lazio possano essere scelte per il
loro impegno nei confronti dei più diseredati, per
il loro rispetto per le Istituzioni laiche e le loro leggi
, e possano competere sul confronto dei loro programmi
socio-economici: di destra e liberista quello di Bonino,
di sinistra e intriso di socialità quello di
Polverini!
Adoro i paradossi, e credo proprio di non essere andato
fuori dal vero questa volta.
Caro Amedeo, affido a te queste mie considerazioni
espresse di getto: fanne l’uso che desideri.