Il vostro costituente nazionale ha partecipato con entusiasmo alle primarie e con gioia ha avuto il privilegio di essere eletto parte dell?assemblea costituente del Pd. Gioia tanto più grande in quanto anche segno di integrazione politica nel paese dove vivo da ben 17 anni. Prima riunione : 27 ottobre, a Milano. Lasciamo perdere che la capitale politica del paese è Roma, a questa stranezza non ci abbiamo fatto caso. Così, sbarcati a Milano il giorno prima ci siamo subito recati alla Fiera di Rho-Pero, per un sopralluogo e fare subito la preiscrizione. E l?indomani, eccoci in metro per la Fiera. Edificio nuovissimo e grandissimo, una vera meraviglia. Sono le 10, l?inizio è per le 10,30, siamo fiduciosi di trovare posto. La prima sorpresa invece ci aspetta proprio nel parterre: le 2500 sedie ? per 2853 delegati, qualcuno deve aver litigato con l?efficienza padana ? sono tutte occupate. Guardiamo meglio i cartellini: sono ?ospiti?. Tantissimi ?ospiti?! Qualcuno aveva dubbi sul riempire la fiera? Almeno, però, la stampa potrà lavorare ed esercitare la sua altissima funzione democratica: per loro c?è un settore ?riservato?. Proviamo ad accomodarci su delle gradinate, ma niente da fare: la folla degli ospiti è molesta e ben piantata. Però è democratica: anche fior di ministri, come Bersani, vagano senza sedia, senza che nessuno gli porga più attenzione di quella che si concede al quarto venditore di rose quando si è a cena con amici maschi. Dunque ci tranquillizziamo: è una festa! Per tutti! La mattinata scorre tranquilla, tra i discorsi di Prodi e di Veltroni, belli ambedue. Purtroppo ci perdiamo quelli di Enrico Letta e Rosy Bindi perché siamo a pranzo, come del resto quasi tutti gli altri costituenti. Ci dispiace molto e ci facciamo resocontare. Poi riparla Veltroni, e conclude. A braccio stavolta, non legge dal gobbo di ultima generazione americana ? quello invisibile ? ed è perfino più efficace di prima. Alla fine di questa conclusione qualcosa però la legge: è una lista di regole e di nomine ? il tesoriere, il vicesegretario Franceschini, una serie di criteri per eleggere i segretari provinciali e per costituire coordinamenti che li affianchino ? , ma in mezzo al festoso pandemonio tra ospiti che si comportano come delegati e delegati che si comportano come ospiti la cosa non viene percepita come veramente dirimente, sembrano più i consigli per un buon viaggio come le istruzioni spiegate dalle hostess sull?aereo prima di ogni volo. Inno nazionale, la convention si sta per chiudere, tutti in piedi a cantare? finisce l?inno? tutti si cominciano a salutare e si volgono al percorso per andare a casa? quando improvvisamente la voce di Anna Finocchiaro ci segnala che la convention si è chiusa bruscamente e improvvisamente si sta aprendo un congresso: ?adesso le commissioni!?. Le commissioni? Che cosa? Ah, ma allora quelle cose dette da Veltroni non erano così per dire, le vuole fare davvero adesso! Il vostro costituente è smarrito. Si guarda intorno: sono tutti smarriti. Si parlotta. Il vicino ci chiede quale fosse il quarto punto. Accanto due persone si accapigliano sulla esatta definizione del decimo, che poi si scopre non esserci, perché il nono è fatto di due commi. Alcuni, assai smagati, non chiedono e stanno silenti, facendo mostra di aver udito e capito tutto, e fanno un figurone perché assurgono a nuova autorevolezza, anche con il sospetto che perfino sapessero del decalogo. Allora sono davvero potenti! Magari lo hanno perfino steso! Ci si dà di gomito. In realtà sono più persi degli altri, e fissano nel vuoto il pannellone verde brillante che si accende e si spenge. La Finocchiaro comincia in questo momento a leggere velocissimamente la lista dei trecento che compongono le tre commissioni. Panico: essendo le commissioni una cosa così decisamente ?provvisoria? da essere percepita come assolutamente definitiva tutti si aggrappano disperatamente alla speranza di essere nominati. I nomi corrono velocemente in ordine alfabetico, l?improvviso silenzio dell?indistinta folla di ospiti e delegati è angosciosamente palpabile. La paura corre sul filo. Prima commissione, quella più importante: niente, non ci siamo. La tombola è sfumata. Sarà per la cinquina: ma anche dalla seconda commissione siamo fuori. Ecatombe, tragedia. Pensieri neri ci attraversano. Ma l?essere umano si aggrappa con tenacia alla vita: e risorge un lumicino di speranza per la terza, tra lo scetticismo che cresce e il grido interiore ?non può essere, pure questa volta!?. Alla fine non ci siamo. Non l?ha detto. Quella benedetta donna non l?ha detto! Io Sibi Mani Kumaramangalam, venuto dall?India in Italia, candidato improbabile a Roma nel quartiere Parioli e purtuttavia eletto, giunto a Milano con delega degli altri eletti del Lazio a rappresentarli in commissione, alla fine resto fuori. Accanto un valido e più celebre esponente nazionale si dispera. Lui non c?è. In nessuna delle tre, e la lettura è finita. Giudizio definitivo. Un altro di pari grado è più dignitoso, e lo consola dicendo: ?anche io non ci sono, ma non contano nulla?. Ciò ovviamente accresce la disperazione del primo. Così come era iniziata la lettura dei nomi termina improvvisamente. Si riode la voce di Anna Finocchiaro: ?pongo in votazione?? ?pongo in votazione?? E gli ospiti che pullulano in platea? E il decalogo ce lo danno in copia? La lista si può avere? In fondo sono trecento nomi, pretendere che tutti li ricordino a memoria è come non prevedere i bagni in una riunione di 18 ore. Ma niente, la macchina del nuovo partito sembra inarrestabile: ?favorevoli??, qualche centinaio di mani. Noi non facciamo in tempo a riprenderci dallo smarrimento e non votiamo. Sul treno del ritorno scopriamo che nessuno di quelli sul treno ha votato, né in un senso né nell?altro. ?Contrari?? si levano decine di mani. Nessuno conta. Non esistono addetti ai settori, nessuno ha chiesto agli ospiti di allontanarsi per permettere le votazioni, nessuno sa come parlare né a favore né contro. Tutto viene dichiarato approvato. Brusìi. Sconcerto. I delegati cominciano a sciamare. Ci avviamo al treno in silenzio. In metropolitana tutti i delegati si chiedono che cosa è successo, come dopo un incidente in cui nessuno ricorda cosa è avvenuto e bisogna ricostruire i fatti. Intontiti come un pugile a fine carriera. Ma qualcosa abbiamo deciso, anche se non sappiamo sul momento che cosa.
Sarà questa la nuova democrazia del futuro?