Dico anch?io la mia sui dico: paradossalmente ho trovato qualcosa di valido in tutti e tre gli interventi che hai pubblicato (Felice, Sonia ed Antonio) in apparente contrasto fra loro (più marcato ed esplicito il dissenso di Antonio da Felice, più sfumato quello di Sonia).

Secondo me, ma posso sbagliare, Felice voleva dire una cosa: se il tema delle convivenze omosessuali fosse stato trattato più direttamente (libero ciascuno, come dice lui, di ritenerlo un bene o un male per la società, come deve avvenire in una democrazia adulta, preoccupata di ciò che è bene o male per una società), se cioè gli italiani fossero stati trattati da adulti, forse (come dice Sonia) i Vescovi (su ciò che pensano al riguardo c?è piena chiarezza) avrebbero ?strillato? ancora di più (e, per certi aspetti a ragione, come hanno fatto, senza scandalo di nessuno, anche ebrei e islamici); ma i partiti avrebbero ?strillato? di meno, tanto preoccupati come sono del consenso quanto più largo possibile.

Personalmente, pur ritenendo la famiglia eterosessuale il fondamento di una sana società e il punto di riferimento per la crescita e l?educazione dei figli, non sarei stato contrario (e qui mi pare di essere d?accordo con tutti e tre i nostri amici) alla disciplina di alcune situazioni giuridiche di interesse della comunità gay (della cui effettiva consistenza,peraltro, non ho idea): non si sarebbe parlato di quasi matrimonio, come dice Felice con forse infelice espressione, ma soltanto di una disciplina di situazioni di fatto e forse il tema sarebbe stato oggetto di una considerazione attenta, magari non da parte di molti, ma non importa.

Però anche a me non piace l?approccio tangenziale, forse perché mi ritengo, senza presunzione, capace di affrontare ogni tema con civile serenità.

Sono poi molto d?accordo con Antonio su quanto dice a proposito del rapporto fra Chiesa e società civile e sul momento Politico (con la p maiuscola) dell?insegnamento della Chiesa quando stimola, appunto, la società civile su tanti temi di impatto forse superiore alle unioni fra gay . Non a caso, infatti, sull?appello di Felice al silenzio dopo la chiara esposizione delle tesi di Vescovi e dopo la piena assunzione di responsabilità di ciascuno al riguardo, invece, mi trovo fermamente d?accordo con Felice. E credo anche con Antonio e Sonia.

Sono invece meno d?accordo con Antonio quando lascia pensare che la predicazione dell?Evangelo non debba mai diventare ?una frattura democratica? ( ma questo meriterebbe una discussione a parte).

A differenza di Antonio e di Sonia, però, non mi sento affatto, da cattolico, ridotto nella mia libertà di valutazione da chiare opinioni dei Vescovi (o del Papa) in materie non oggetto di riserva di infallibilità: Antonio cita Scalfaro; a me è venuto in mente Degasperi quando si sottrasse (sicuramente con personale sofferenza e con grande dignità civile) alle non meno chiare pressioni del Papa sulle alleanze per il Campidoglio (1953, se non sbaglio). In fondo, pur essendo anch?io (come i nostri amici) un cattolico praticante, non mi sono mai sentito un chierichetto (o per lo meno, ahimè, non più) timoroso di quel che dice il parroco o il vescovo ( che amo, rispetto ed ai quali sono tanto grato di quel che fanno e, spesso , di quel che dicono). Del resto non capisco perché non ci indigniamo quando qualche partito, di fronte ad un tema magari imbarazzante, proclama: lasciamo libertà di coscienza ai nostri iscritti . Tante grazie, ma la mia libertà di coscienza ( a parte che non sono iscritto a nessun partito) non dipende dal consenso di qualche leader di partito (anche se magari l?ho votato) perché, se la rivendico rispetto ai Vescovi (ai quali riconosco, anch?io, ben volentieri il diritto ed il dovere di indirizzare le coscienze dei cattolici), figuriamoci dai partiti che di coscienza (spesso) ne hanno, per conto loro, tanto poca!

Un altro punto su cui mi pare che siamo tutti d?accordo (Sonia ed Antonio l?hanno fatto chiaramente capire, Felice meno chiaramente) nel non avere partecipato al family day: per quanto mi riguarda, non perché ritenga sbagliata una civile manifestazione di attaccamento ai valori della famiglia, ma solo perché non mi piacciono le piazze affollate, non mi piacciono gli slogan, non mi piace il rumore (ce ne è già troppo nel nostro paese), non mi piacciono i discorsi gridati e, soprattutto, amo scegliere personalmente i compagni di passeggiata.