I dati
Alla Lista Nazionale del Collocamento dello Spettacolo sono registrati circa 300.000 lavoratori.
Il collocamento dello Spettacolo presso il Centro per l?Impiego di Roma ogni anno effettua circa 30.000 avviamenti al lavoro per circa 1,5 milioni di giornate regolari di lavoro pari a poco meno di 8.000 posti di lavoro a tempo pieno suddivisi, ovviamente, in alcune decine di migliaia di lavoratori discontinui.
Gli iscritti sono prevalentemente lavoratori di esercizi teatrali, cinematografici, sportivi, case da gioco, spettacoli viaggianti, stabilimenti di produzione cinematografica e doppiaggio, sviluppo e stampa, case di noleggio films, emittenti radiotelevisive. E? un mondo che oscilla tra una piccola parte (10% circa) che gode di forti tutele o grandi compensi e la gran parte dei lavoratori che ha scarse tutele, un lavoro per sua natura discontinuo, protezioni sociali insufficienti, una scarsa prospettiva pensionistica.
Le assunzioni a Roma riguardano circa 2000 soggetti imprenditoriali (Srl, Sas, pochissime Spa, associazioni culturali e teatrali, compagnie di giro, ecc.). Non hanno l?obbligo della chiamata indiretta (tramite Collocamento) gli 81.460 operatori sportivi del Lazio.
Inoltre la gran parte dei lavoratori ha svolto sino ad oggi un lavoro o una professione senza una certificazione attendibile della qualifica dichiarata, infatti chiunque può iscriversi scegliendo, senza onere della prova, quali e quante qualifiche dichiarare.
A tutto questo occorre aggiungere che la stima corrente dell?Enpals rispetto alla diffusione delle prestazioni in nero è del 20/30%, pari a 300.000/450.000 ulteriori giornate di lavoro l?anno.
La Regione Lazio finanzia attività culturali per 2,7 milioni; il Comune di Roma 51,2 milioni, cui si aggiungono 11 milioni degli sponsor. Consistente la quota FUS per lo Spettacolo dal vivo e per il Cineaudiovisivo che arriva nel Lazio.
Con questa iniziativa vogliamo portare l?attenzione su questo settore così importante per la nostra regione e per l?intero paese sia dal punto di vista culturale che economico e, inoltre, ci poniamo l?obiettivo di coinvolgere i lavoratori interessati con la costituzione di un gruppo di lavoro che, entro poche settimane, elabori linee d?indirizzo e contributi per un progetto di legge che dia risposte concrete e si ponga l?obiettivo di dare un futuro meno incerto ad un pezzo importante della produzione culturale italiana e a migliaia di lavoratori e famiglie. Una proposta maturata nel confronto con i diretti interessati e che sfidi la destra a dare risposte efficaci non solo dettate dai tagli imposti dal Ministero dell?Economia pari ad una decurtazione del 35% (350 milioni di ?) del fondo nazionale nel prossimo triennio. Nello stesso modo nei prossimi mesi affronteremo i problemi del mondo dell?informazione e di altri settori cruciali per la nostra economia.
Il cinema e l?audiovisivo
In questo quadro generale il cinema – audiovisivo assume una sua specificità assieme con la sua rilevanza culturale ed economica per Roma. Il Cinema italiano sta vivendo da anni una condizione di crisi, mentre l?audiovisivo pur avendo un segmento di mercato che ancora tiene, difficilmente raggiunge buoni livelli qualitativi. Tra le cause più evidenti che determinano tale condizione ci sono l?inadeguatezza delle norme, delle risorse e delle politiche di Settore.
Occorre riformare ?un?industria atipica? che per i suoi contenuti (linguaggio, arte, identità storica e culturale) ha una valenza enorme nella crescita culturale, sociale e civile di una nazione e che è anche diffusore dello stile italiano all?estero con un effetto di promozione per il made in Italy e per la nostra economia.
E? pertanto necessario prevedere risorse commisurate alla rilevanza della materia, creando sinergie tra investimenti pubblici e privati al fine di rilanciare un Cinema di qualità, promuovere la sperimentazione, affrontare il nodo della digitalizzazione e del rapporto tra il cinema, i nuovi media e le comunicazioni di massa. Tutto ciò superando il sostanziale duopolio televisivo che paralizza l?intero sistema nazionale. L?industria cinematografica e dell?audiovisivo devono poter crescere nel rispetto dell?indipendenza e della libertà di opinione, garantendo autonomia e rispetto per il lavoro di autori, registi e artisti. Un reale rilancio della Cinematografia italiana passa attraverso un coinvolgimento delle figure autoriali, artistiche e tecniche dal loro riconoscimento e dalla tutela delle professionalità. Quando parliamo di lavoro in questo Settore, dobbiamo ricordare l?atipicità occupazionale (pochi a tempo indeterminato nel Cinema pubblico, nella post produzione e nell?Esercizio) dove la stragrande maggioranza dei lavoratori è strutturalmente di natura discontinua ed è rappresentata, ancora oggi, da una contrattazione nazionale frammentaria, o addirittura, per le figure artistiche, priva di ?copertura contrattuale? di riferimento.
Va superato, quindi, un fenomeno tutto italiano che prevede l?erogazione di risorse pubbliche ad imprenditori che rifiutano da anni di sedersi al tavolo con le Parti Sociali.
In questo particolare mondo del lavoro sono state costruite nel tempo protezioni sociali del tutto atipiche: dal collocamento alla previdenza pubblica, che non rispondono più alle reali esigenze dalla categoria.
SITUAZIONE GENERALE E CRITICITA?
L?ELEMENTO LAVORO E LA SUA QUALITÀ
Da tempo si chiedeva una riforma del collocamento dello spettacolo che, tenendo conto delle sue peculiarità produttive, fosse dotato di professionalità certificate e corpi ispettivi che funzionanti, dando anche all?accesso al lavoro una sua regolamentazione, in particolar modo nell?ambito audiovisivo dove, a cominciare dalla RAI che opera su concessione pubblica, il personale artistico è ?reclutato? ignorando ogni criterio di valutazione oggettiva e di trasparenza.
Secondo noi i casting devono lavorare in commissione e su una precisa griglia di riferimento che tenga conto dei titoli di studio, della formazione individuale e del curriculum lavorativo, voci sulle quali attribuire precisi punteggi nell?ambito dei provini (che dovrebbero essere obbligatori per ogni produzione).
Al contrario il Governo Berlusconi ha cancellato il collocamento dello spettacolo e le liste specifiche a cui attingevano i datori di lavoro del settore immettendo questa specifica e particolare categoria all?interno dell?insieme delle attività degli uffici del lavoro e dei centri per l?impiego e rendendo, così, ancora più difficile una puntuale ricostruzione delle azioni d?avviamento dei datori di lavoro, il percorso professionale delle persone e, soprattutto, non andando nella direzione di specifiche azioni di controllo e di emersione del lavoro nero in questo delicato settore.
In questo settore più che altrove occorre, invece, una seria e mirata politica del lavoro che sappia coniugare duttilità nell?avviamento al rigore delle verifiche, così come la correttezza dei rapporti instaurati con la richiesta di finanziamenti pubblici.
Occorre inoltre armonizzare i tempi d?occupazione con i tempi disoccupazione, essendo lavoro tipicamente discontinuo, con garanzie di sostegno al reddito e di formazione qualificata, a fronte di processi innovativi (la rivoluzione del sistema digitale).
In conclusione occorre pensare per il Settore ad ammortizzatori sociali adeguati alle peculiarità del settore. Occorre una politica del lavoro specifica in entrata e in uscita che preveda una riforma organica del collocamento, non una cancellazione del collocamento dello spettacolo come fatto nei giorni scorsi da questo Governo, che dia rispondenze a una professionalità certificata traguardando una dimensione lavorativa Europea e non solo.
OBIETTIVI E PROPOSTE:
In generale occorre strutturare una forte rete protettiva per i lavoratori del Settore che regoli i tempi di lavoro e i tempi di non lavoro in modo universale. Occorre introdurre forme di sostegno al reddito, una maggiore prevenzione e tutela anti infortunistica, una maggiore tutela in caso di maternità, percorsi certificati e finanziati di formazione continua come presupposto per un reale percorso di riqualificazione e certificazione professionale dei singoli lavoratori.
A questo proposito ci sembra interessante la strada percorsa in altri settori lavorativi come l?artigianato o il lavoro interinale e come si sta proponendo per i lavoratori ?atipici?, la costituzione per via contrattuale di un Ente Bilaterale che, con il controllo del Ministero del Lavoro e con risorse aggiuntive di contribuzione sociale a carico dei datori di lavoro, eroghi prestazioni sulla formazione continua, sul sostegno al reddito, sull?accesso al credito, ecc.
Assodato che il tradizionale rapporto di lavoro stabile non è funzionale alla produzione di spettacolo, riteniamo che alcuni obiettivi siano da porre all?attenzione dei cittadini e della politica:
1. Il valore specifico di questo mondo del lavoro. Ha un aspetto sociale da non sottovalutare nell?era della comunicazione; c?è un?enorme divario culturale fra la laurea di Artista del Circo che rilascia l?Università di Kiev e le scuole regionali per ?veline? presenti in Italia. Deve essere noto e riconosciuto il percorso di studio e di tirocinio che qualifica la costruzione di professionalità vere sia nell?ambito artistico (attori, musicisti, danzatori, autori, sceneggiatori ecc.) che in quello delle specializzazioni tecniche (luci, trucco, costruzioni sceniche ecc.).
2. La formazione professionale continua. Particolare attenzione va posta anche sul capitolo formazione come per altre forme di lavoro ?precario?. Per alcune figure professionali del settore va considerata la necessità di formazione continua non per trovare un altra tipologia di occupazione, ma per mantenere il potenziale professionale acquisito. Questo onere è oggi a totale carico dei lavoratori. Vanno quindi istituiti voucer o percorsi formativi mirati, finanziati e rivolti ai lavoratori dello spettacolo così come per altri settori. Accanto a questo riteniamo importante prevedere, pur nel rispetto delle autonomie delle singole scuole, una regolamentazione nazionale delle attività didattiche di base; la possibilità di un percorso di idoneità per chi è dedito all?insegnamento; una verifica per gli organismi che intendono istituire corsi e stage di studio, di aggiornamento e specializzazione. Norme che oltre a migliorare significativamente la qualità della formazione, potrebbero contenere le pesanti speculazioni in atto soprattutto nei confronti dei giovani.
3. Il sostegno all?attività intermittente. Una buona parte dei lavoratori dello spettacolo non ha nessuna forma di sostegno al reddito nei periodi di non lavoro e per la parte che ne avrebbe diritto (tecnici) spesso le cessazioni di rapporto di lavoro vengono notificate dal datore di lavoro al Collocamento dello Spettacolo come ?dimissioni? rendendo così nulle le giornate lavorate ai fini del computo delle 78 giornate utili all?Indennità di Disoccupazione a Requisiti Ridotti. E? necessario superare l?impedimento all?accesso all?indennità di disoccupazione a requisiti ridotti, per tutti i lavoratori dello spettacolo anche estendendo il pagamento del contributo al fondo per la disoccupazione a questo settore. E? importante inoltre rendere obbligatoria sia la stipula per iscritto del contratto sia la validità delle dimissioni solo in caso di dimissioni scritte del lavoratore.
4. La confluenza dell?ENPALS nell?INPS con gestione separata: rivendicata da anni, oggi non è più eludibile. Incomprensibili le resistenze: l?Enpals è in attivo e, quindi, non è un carrozzone che si accorpa per scaricare il disavanzo sull?INPS.
5. Il valore economico per il paese: quella delle risorse pubbliche è una questione travagliata e che dura da anni. Il Governo di centro-destra sta tagliando nuovamente i fondi per lo spettacolo del 20/30% a cui si aggiungeranno quelli annunciati dal Comune di Roma, perché si ritiene che le risorse per la cultura e lo spettacolo siano solo capitoli di spesa e non investimenti strategici. Come in ogni campo della cultura e della ricerca il ricavo è sociale e qualifica scelte e identità di un paese. C?è poi la grande area della produzione anche a carattere industriale, rappresentata dal cinema e dall?audiovisivo, dove l?investimento ? sostanzialmente in lavoratori: artisti, creativi, tecnici ? dà grandi ritorni economici e profitti politico-culturali. Occorre garantire al Fondo per lo Spettacolo almeno le stesse risorse messe a disposizione dal governo di centro sinistra.
6. Il collocamento dello spettacolo e il regime ispettivo. E? allarme sulle dimensioni ormai raggiunte dal fenomeno del lavoro sommerso nello Spettacolo, l?Emittenza e lo Sport, così come dimostra anche il Piano Strategico Pluriennale del CIV dell?Enpals del 29/7/2005. Se l?Enpals stima il lavoro nero attorno al 30% del settore, l?efficacia dei controlli e delle verifiche sul lavoro sono essenziali sia a garantire i diritti dei lavoratori sia ad evitare dumping sociale e concorrenza sleale fra le imprese.
La situazione del Collocamento dello spettacolo ha avuto in questi anni notevoli criticità in gran parte dovute al depotenziamento di risorse ed organici che potessero garantire una reale certificazione delle professionalità, una corretta ricostruzione delle carriere e del lavoro svolto e, soprattutto, tempestivi e incisivi controlli e verifiche che disincentivassero il lavoro irregolare o condizioni lavorative estreme.
Da giugno del 2008, con l?art. 39 del DL 112 convertito nella legge 133/08, il Governo Berlusconi, invece di rafforzare il Collocamento dello Spettacolo o di delegarlo ai Centri per L?Impiego provinciali a fronte di specifiche liste per i lavoratori dello spettacolo e di prevedere un graduale trasferimento di competenze e professionalità, ha soppresso il collocamento dello spettacolo e non si capisce come saranno trasferite le posizioni lavorative ai centri per l?impiego provinciali.
Non si ha idea, inoltre, nemmeno di come sarà monitorata l?attività nel settore, come saranno riconosciute le professionalità e le posizioni pregresse e, soprattutto, chi svolgerà le funzioni di controllo, verifica e coordinamento con l?ENPALS e gli altri attori del settore non avendo, gli uffici del lavoro tradizionali, competenze e professionalità adeguate a rispondere alle esigenze del settore ed essendo già largamente insufficienti per svolgere queste funzioni nel resto del mondo del lavoro.
7. La totalizzazione dei contributi. Occorre rendere più favorevole, viste le specificità del settore, la discontinuità del lavoro e la pluralità degli impieghi in più regimi contributivi in capo ad un singolo lavoratore(es. musicista, insegnante, etc), la totalizzazione dei contributi pensionistici versati in diverse gestioni previdenziali soprattutto se ricostruiti in un fondo INPS e non ENPALS. Occorre anche pensare che comunque i rendimenti pensionistici per i lavoratori di questo settore saranno bassi e che quindi sarà necessario fare ricorso, come per tutti gli altri settori, alla previdenza integrativa. A questo proposito proponiamo di concedere un?esenzione IRE pari al 7,41% della retribuzione annua lorda per i lavoratori subordinati o parasubordinati e del 7,41% del fatturato annuo per i titolari di Partita Iva, e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie a condizione che, tali risorse, siano destinate ad un Fondo Previdenziale Integrativo.
8. Un quadro legislativo più chiaro e trasparente. La tenuta, lo sviluppo e il futuro del settore dello spettacolo necessita di un quadro legislativo di riferimento e di sistema che, superando la difesa dell?esistente, sia in grado di fornire attraverso regole certe e trasparenti: risorse adeguate, qualità produttiva, legalità del Sistema e prospettive di sviluppo per tutte le forme di spettacolo nelle loro espressioni artistiche e nella produzione Culturale.
Nella consapevolezza che un corpo legislativo per lo Spettacolo e del Cineaudiovisivo non può prescindere dalle coordinate stabilite dal vigente Sistema Istituzionale, con particolare riferimento alla legislazione concorrente (titolo V° art. 117-118 e in futuro 119), crediamo indispensabile, pur nelle articolazioni delle competenze e nel rispetto delle reciproche autonomie, un forte raccordo di governo e di controllo, garantito da regole concertate e vincolanti per tutte le articolazioni della Repubblica, con leggi di Sistema di carattere generale supportate da appropriate leggi Regionali che delineino titolarità competenze ai vari livelli.
Il finanziamento pubblico destinato alla produzione culturale e allo Spettacolo è ripartibile in un 45% determinato dal F.U.S. (L. 163/85) e da un 55% di entrate a livello decentrato (Regioni- Province -Comuni). E? evidente, quindi, che una legge di riforma coerente con quanto sopra enunciato non può che rafforzare gli elementi di congruità ed esigibilità del finanziamento e, indipendentemente dall?architettura istituzionale, vanno assicurate risorse certe e legate a parametri rivalutativi (P.I.L.-P.I.R?) a tutti i livelli istituzionali.
(a cura di Davide Imola)