Il pomeriggio del 10 agosto 1628 a Stoccolma cè il sole.
Edomenica e latmosfera delle grandi occasioni serpeggia in ogni vicolo di GamlaStan: oggi pomeriggio alle quattro, dopo due anni di lavoro serrato, la nuova ammiraglia della marina svedese scenderà in acqua ! E il favoloso Vasa, lorgoglio del re Gustavo Adolfo, ma anche di tutti i carpentieri, i fabbri, i falegnami, gli architetti e i manovali che in questi due anni hanno lavorato notte e giorno a realizzare questa incredibile e bellissima macchina da guerra.
Sessantanove metri di lunghezza e quasi quarantanove di altezza ! I polacchi e re Sigismondo fuggiranno solo a vederla! Ce la invidieranno anche i danesi! E poi i sessantaquattro cannoni, i tre possenti alberi, le dieci vele quadre, le sculture
un capolavoro!
Ma cè qualcuno che non riesce a stare tranquillo.
Lammiraglio ha assistito la scorsa settimana alle prove di stabilità: trenta marinai si sono spostati di corsa alternativamente da destra a sinistra e da sinistra a destra e la nave ha oscillato paurosamente. Il collaudo è stato interrotto. La linea di galleggiamento è bassa dopo che è stata aumentata la zavorra, ma è stato necessario per cercare di stabilizzare una nave così stretta.
Laveva detto larchitetto, è troppo lunga e alta rispetto alla chiglia
ma il re ha insistito
la voglio più lunga e più alta, deve essere molto più grande delle navi dei polacchi!
adesso la nave è pronta, è come il re lha voluta
ma ce la farà a tenere il mare ?
E poi, chi glielo dice adesso al re ?
E non solo al re. E ai marinai? Ai nobili? Al popolo? Ai soldati impegnati a Lubecca contro i polacchi? Come si fa a dire, dopo due anni di attesa e di lavoro: forse abbiamo sbagliato i calcoli
? Non è possibile dirlo
meglio non dirlo.
Basta dubbi! Le carte sono state firmate
oggi alle quattro la nave scende in acqua, tra gli applausi del popolo e lattesa dei trecento soldati che saliranno a bordo per fare rotta verso Lubecca. Viva la Svezia!
Molti, probabilmente, sanno già come andò a finire quel pomeriggio di agosto. Il favoloso Vasa, tra lentusiasmo della folla, fu trainato fuori del porto e navigò per poco più di cinque minuti: alla seconda folata di vento si piegò su un fianco, lacqua entrò dai portelli della prima fila di cannoni e la nave colò a picco sotto gli occhi di tutti.
E adesso al re chi glielo dice ?
La storia del Vasa (che -per la cronaca- è stato recuperato 333 anni dopo il naufragio, certosinamente restaurato ed è oggi esposto al Vasamuseet di Stoccolma) mi ha fatto venire in mente a quante volte, soprattutto in politica, la vicenda si è ripetuta e continua a ripetersi.
Quante volte si sono costruiti teoremi, creati (o divisi) schieramenti, affrontate competizioni elettorali pur sapendo che i calcoli non autorizzavano nessun ottimismo ?
Si, lo so, la politica non è una scienza esatta e non si può calcolare come si può fare per il rapporto tra la larghezza e laltezza di una nave
ma la ragione ha le sue regole, che non sempre coincidono con la rabbia dei delusi, gli applausi delle folle e le voglie delle primedonne.
Sono regole che derivano dal buon senso e dalla prudenza, che crescono nei ragionamenti condivisi e nei collaudi da effettuare, che prendono corpo in progetti pazienti che non si cambiano solo perché qualcuno vuole la nave più grande e spettacolare
ce la faremo a far prevalere la ragione o ci lanceremo ancora in acqua con entusiasmo e incoscienza gridando Viva la Svezia?