Caro Amedeo,
vorrei cogliere la tua provocazione sulla generazione con il complesso del ?Quo?.
Penso come te che ci siano persone che non hanno voglia di schierarsi con ?Qui? o con ?Qua?, e che piuttosto preferiscano soffermarsi a discutere a lungo con ?Quo?. Spesso ricoprono rilevanti incarichi istituzionali, altre volte, purtroppo li ritroviamo in politica. Tuttavia, ritengo, per nostra fortuna, che non siano la maggior parte.
Il 2008 è trascorso, senza che si sia fatta alcuna analisi approfondita su ?68. Anni in cui giovani donne e giovani uomini, come ricordi tu, si impegnavano quotidianamente per trasformare la società.
Non credo, che abbiate fallito nella trasmissione del progetto alla generazione che vi è succeduta, anzi, i vostri valori sono arrivati fino a noi e sono diventati l?essenza di un?epoca, ma forse non sapete ritrovarli o non volete riconoscerli.
Il ?68 per voi è diventato il simbolo di un fallimento e in alcuni casi (vedi Tremonti e Brunetta) il simbolo di quell?egualitarismo degenerativo che ha rovinato la società.
Personalmente credo che non è il ?68 dell?egualitarismo quello in cui riconosciamo, ma è quello delle battaglie per l?affermazione dell?individuo, per la trasformazione della società, da realizzare con la metamorfosi della famiglia e del ruolo della donna.
E? qui che arriviamo noi, una generazione post-moderna, un melting-pot di valori, una generazione dall? ?io molteplice? (Fabris). Proprio le aggregazioni non più contrattuali, ma quotidiane ed empatiche, che ci caratterizzano, sono il segno di un mondo diverso, apparentemente individualista che invece rappresenta l?evoluzione naturale della società come voi l?avete avviata.
Non confidiamo più nel dogmatismo e nel totalitarismo, ma crediamo nei pluralismi, senza però rinunciare ad esprimere giudizi o censure quando è necessario.
Siamo attivi, ci impegniamo nella società e nella politica, partecipiamo ai festival dell?economia o della filosofia, della matematica o della letteratura, siamo molto più presenti di quanto si voglia vedere.
Tuttavia, quello che più mi ?colpisce?, è che si sia deciso, di trasformarci in una generazione di precari senza futuro, o meglio che non si intraveda nessuna intenzione per evitarlo.
Non ci viene lasciata neanche più la possibilità di ?Ricominciare da tre? – come diceva Troisi – ma solo di ?Ricominciare sempre e ogni volta da capo?.
Un caro saluto

Alfonso Esposito

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Caro Amedeo,
ti assicuro che ci sono tanti, ma tanti quarantenni che si
danno molto da fare. Solo che lo fanno dove non arriva la
generazione di sessantottini del 18 politico che adesso sono
al potere!
Quali rinunce furono fatte allora in Italia?
In cosa consistette il sacrificio in Italia? Quali sono gli
esempi di vita di Italiani che riassumono in sè i
valori
portati allora?
un caro saluto.
Francesco Gabbrielli