1. I dibattiti sulla legalizzazione delle droghe, o sulla liberalizzazione di alcune pratiche legate al consumo, non hanno mai attratto il Centro Italiano di Solidarietà di Roma e tanto meno lo attraggono dopo 35 anni di esperienza sul campo. Lo stesso diciamo per le discussioni tra detenzione e spaccio, sulla differenziazione delle varie sostanze e sui criteri dell?azione penale.
Il CeIS ha scelto di occuparsi della persone e non delle circostanze, della ricostruzione della vita e delle sue motivazioni e vuole restare fedele a questa scelta. Non per mera coerenza, ma per la profonda convinzione che sia l?unica strada possibile per prevenire le tossicodipendenze e per aiutare l?uomo a riacquistare la sua libertà, la sua autonomia, la sua capacità di vivere una vita socialmente, affettivamente, psicologicamente normale e, possibilmente, serena.
2. Il Centro Italiano di Solidarietà non condivide gli approcci unilaterali a problemi complessi e diversi da persona a persona. La varietà di opzioni e strumenti, la flessibilità di fronte a situazioni anche estremamente differenti tra di loro, devono essere sempre tenute in considerazione se si vogliono ottenere risultati positivi.
In questo periodo, in particolare, il CeIS teme uno slittamento accentuato verso l?approccio sanitario ? farmacologico, psichiatrico, ecc. ? al fenomeno delle tossicodipendenze: un approccio che, da solo o se prevalente, non è in grado di dar ragione del problema e di offrire soluzioni soddisfacenti. La tossicodipendenza non è una una semplice patologia e le soluzioni, complesse, come non possono essere delegate a codici e commi, così non possono essere ridotte a diagnosi e a protocolli sanitari.
3. Nella necessaria molteplicità di approcci, il Centro Italiano di Solidarietà condivide, però, solo quelle iniziative che mirano ad aiutare l?uomo a liberarsi da ogni dipendenza e a ritrovare in pieno la dignità e responsabilità.
Nelle attuali condizioni sociali, politiche, economiche, giuridiche, tornare dopo decenni a ipotesi di liberalizzazione o legalizzazione delle droghe (che è cosa diversa dalla depenalizzazione del consumo personale, ovviamente), non ci sembra condivisibile. Né riteniamo che, in ampliamento delle già numerose azioni di ?riduzione del danno?, si possano creare situazioni protette che favoriscano l?assunzione diretta delle droghe.
Porsi di fronte all?estrema fragilità delle persone tossicodipendenti significa, infatti, significa cercare di salvaguardarne la salute in un quadro di riferimento ben più ampio della ?stanza del buco?, dove le risorse istituzionali, sociali (e familiari/amicali quando ci sono) siano mobilitate e dove gli operatori siano formati in modo specialistico avendo quale obiettivo professionale e deontologico il recupero della persona in grave difficoltà e non il semplice mantenimento del suo status. Ciò anche quando quest?ultimo obiettivo dovesse ritenersi essenziale, per un certo periodo di tempo, ai fini di conseguire un obiettivo superiore.
4. Di fronte alla recente legge-stralcio che, per una o più ragioni, sembra aver scontentato quasi tutti almeno nell?àmbito degli addetti ai lavori, il CeIS ritiene comunque opportuno che il nuovo Parlamento si misuri con modalità equilibrate e costruttive con gli operatori professionisti e volontari del settore, con gli educatori e con i giovani prima di assumere qualsiasi ulteriore provvedimento.
L?auspicio è che alla legge, a qualsiasi legge, venga comunque dato il giusto peso, che è a nostro parere notevole ma minore di quanto il dibattito di questi ultimi tempi potrebbe far credere. E che sia contemporamente concessa la giusta attenzione alle politiche per i giovani che favoriscano la rinuncia ad assumere droghe, alle politiche per la famiglia e per la scuola che, in modo diversi, possano consentire un?attività seria e serena di prevenzione, alle politiche sociali che mirino a recuperare chi soffre di una dipendenza attraverso risposte molteplici e differenziate, integrate tra loro e sostenute dalla necessaria formazione degli operatori e dagli indispensabili finanziamenti.