La famiglia è una struttura in cui si intrecciano delle storie individuali che si incontrano, entrano in conflitto e generano nuove storie che incidono sulla costruzione dell?identità del singolo. Concepire la famiglia secondo la prospettiva storica significa mantenersi nel registro della narrazione.

Freud stesso aveva scritto intorno alle tematiche e agli intrecci che si sviluppano all?interno del romanzo familiare.
Paul Ricoeur (1)differenzia identità idem, il carattere permanente nell?identità e identità ipse, o identità narrativa, che costruisce l?identità come processo, nella quale la persona nel raccontarsi costruisce la propria identità che via via si modifica rispetto al carattere che permane.

La narrazione? o identità narrativa ? sostiene Jean Marc Ferry ? è invece uno degli aspetti dell?identità (2), cioè non la esaurisce e viene espressa, oltre che dal livello della narrazione, da altri tre livelli.
Quindi, secondo Ferry, i livelli di comunicazione sono quattro: la narrazione, l?argomentazione, l?interpretazione e la ricostruzione.

La narrazione costituisce il primo livello di comunicazione del racconto del soggetto, ma soprattutto rappresenta la storia dei vissuti. La narrazione di sé rappresenta un registro che non tiene sempre conto dell?intersoggettività, in quanto il soggetto può rimanere prigioniero di se stesso in un soliloquio che non dà spazio ad alcun interlocutore.
La svolta linguistica è intimamente connessa con il passaggio da una filosofia del soggetto a una filosofia intersoggettiva. In terapia familiare si verifica il racconto, ma in un contesto intersoggettivo che non è più quello del privato, bensì quello di uno spazio pubblico. I terapeuti ? o l?équipe terapeutica ? rappresentano il sociale che interagisce con il privato. I soggetti allora non raccontano soltanto, ma devono argomentare le proprie posizioni nei confronti di un terzo-neutro, per quanto è possibile essere neutri in terapia.
La narrazione è la forma più primitiva e immediata di rapporto comunicativo intersoggettivo; raccontare significa scambiare intersoggettivamente ?degli eventi, dando forma a esperienze vissute, significative per sé e per gli altri?: dopo il racconto, i soggetti partecipanti alla narrazione non restano come prima, ?ma si costruiscono o si ricostruiscono proprio nella comunicazione? (3).

L?argomentazione riguarda il problema della verità. Nella fase della narrazione non si pone il problema della differenza fra realtà e fantasia, fra realtà e finzione; invece, secondo il registro che riguarda l?argomentazione – in termini di Habermas essa corrisponde all?etica del discorso ? il problema che si pone è quello della verità: ogni partecipante alla conversazione terapeutica deve giustificare la propria versione dei fatti, perché ci può essere un altro che gliela contesta.

Il processo dell?interpretazione rappresenta il terzo livello del discorso, secondo Ferry; esso risulta a cavallo fra la narrazione e l?argomentazione. In una terapia familiare si mette in campo il conflitto di forze che rispondono a interpretazioni contrapposte. Anche l?interpretazione dei terapeuti viene messa in discussione; questo perché l?osservatore non può rimanere fuori dal campo dell?osservazione, diventa un elemento integrante; da questo momento comincia una storia del sistema familiare in interazione con il sistema terapeutico e quindi inizia una nuova storia, in questa fase, definibile ?terapeutica?.

Il quarto livello della comunicazione secondo Ferry riguarda la ricostruzione.
Nella famiglia si verifica un vissuto di sofferenze che viene espresso, manipolato, negato. Ognuno si sente ferito dall?altro, e ciascuno cerca di giustificare la propria azione, non sempre rendendosi conto del male inflitto all?altro.
La terapia familiare è un processo che dovrebbe portare a cancellare vecchi rancori, a elaborare torti subìti ristabilendo un piano di giustizia morale; diventa così un obbiettivo il perdono di colpe commesse consapevolmente o senza averne coscienza.
Questo processo di riparazione intersoggettiva costituisce il quarto livello segnalato da Ferry, quello cioè dell?etica ricostruttiva.

Ferry si interroga su che cosa succeda nella relazione tra il locutore e l?allocoturio quando si racconta, si interpreta, argomenta, ricostruisce. Nella narrazione si verifica il racconto da un lato e l?ascolto dall?altro; nell?interpretazione si mette in moto il metodo della spiegazione ? quello scientifico ? (costruzione , falsazione e verifica delle ipotesi) e quello della comprensione ? il metodo fenomenologico per eccellenza, che include l?empatia, il porsi nel posto dell?altro-: la sua categoria è la ricerca del significato; nell?argomentazione, invece, si mette in moto il difendere o il giustificare da un lato, il contestare o problematizzare dall?altro, la sua categoria è la validità; analizzare e riconoscere costituiscono la base del processo di ricostruzione, la sua categoria è il riconoscimento.(4)
Su questa linea dell?etica ricostruttiva si dovrebbe arrivare a un momento di riconciliazione, che parte da una disposizione ad ascoltare ?le richieste dell?altro e a riconoscere la sua sofferenza?; tale disposizione ?diventa la base per una costruzione cooperativa delle norme che possono regolare la vita in comune?. (5)

Tale etica ricostruttiva rappresenta secondo me uno dei poli della dialettica decostruzione/ricostruzione, che io collego mettendo insieme il metodo decostruttivista di Jacques Derrida e quello ricostruttivo di Ferry.
La dialettica misconoscimento/riconoscimento che io ho sviluppato nel primo volume, capitolo sulle tossicodipendenze (6) prendendo in considerazione l?analisi della teoria del riconoscimento sviluppata da Honnet, può essere arricchita alla luce dell?etica ricostruttiva di Ferry.

NOTE
1) Paul Ricoeur, (1993); 2) Jean Marc Ferry, (2006); 3) ibidem, introduzione di Graziano Lingua, pag. 92; 4) Il riconoscimento è sempre un processo intersoggetivo, in quest?ordine il passato non interessa come passato, ma ?come orizzonte all?interno del quale si struttura la comunicazione nel presente? (Graziano Lingua, in L?etica ricostruttiva, pag. 89; 5) ibidem, pag 90; 6) Francisco Mele, (2006)