Esiste un vulnus drammatico nelle società contemporanee connesso al controllo della qualità dei servizi: chi controlla i controllori?
In particolare la nostra ignoranza rispetto la pericolosità di alcuni farmaci può essere letale: nonostante i numerosi morti in molte parti del mondo, gli organi di controllo della qualità dei farmaci permettono ancora la vendita del farmaco Bactrim, un antibiotico.
Nel 1999 un bambino di Ginevra è colpito da otite, il medico gli prescrive dei medicinali che risultano inefficaci, così pensa bene di prescrivergli un antibiotico, il Bactrim. Dopo quasi un mese di trattamento farmacologico, 24 giorni, il bambino muore a causa degli effetti collaterali del farmaco. L?aspetto drammatico è che già nel 1994 tale prodotto finisce sotto inchiesta, dopo che le autorità sanitarie britanniche denunciano il decesso di 113 persone a causa della sua assunzione. Farmaco che negli anni Settanta frutta ben sette miliardi e mezzo di franchi all?anno alla casa produttrice. Non è tutto, nel 1974 la Commissione Sicurezza dei Farmaci britannica svolge un indagine sui decessi causati dal Bactrim, dalla sua messa in commercio fino a quella data, valutando per circa un migliaio le vittime in Inghilterra e diecimila nel mondo. Il microbiologo dell?Università britannica di Leeds, Richard Lacely, considera l?affare Bactrim uno dei più grossi scandali di tutti i tempi. Il farmaco ritirato dagli ospedali inglesi è ancora presente in Svizzera e in Italia.
Viene da chiedersi come sia possibile uno scandalo del genere? Un parte della risposta la si può dedurre dalla dichiarazione del cardiologo Marco Bobbio dell?Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista di Torino, in occasione della sua partecipazione all?appello del Coordinamento per l?integrità della ricerca biomedicale, al fine di favorire la trasparenza dei conflitti d?interesse nell?ambito della ricerca scientifica. Tale documento del settembre del 2001 è firmato da molte società di ricerca. Bobbio dichiara: Le industrie farmaceutiche finanziano più dei 2/3 di tutti i progetti di ricerca realizzati in Italia e alimentano con le loro donazioni il 50 per cento del budget complessivo delle società scientifiche. Gli enti di ricerca biomedicale per ottenere i finanziamenti accettano condizioni, protocolli e contratti imposti dalle grandi industrie e ciò mette gravemente a rischio l?indipendenza, l?imparzialità e l?efficacia della ricerca. Bobbio svela altri retroscena relativamente a tali società: molto spesso, prima di pubblicare uno studio, sono obbligate per contratto a presentare preventivamente i risultati allo sponsor. Che in alcuni casi ha perfino il potere di bloccare la pubblicazione.
Emerge così un problema di fondo della nostra società, quanto possiamo fidarci delle verità della scienza? In generale le grandi imprese condizionano non solo la ricerca privata ma anche quella pubblica. In Italia la situazione è aggravata dalla netta prevalenza dei finanziamenti privati nei progetti di ricerca scientifica. Noi comuni mortali siamo ridotti a delle unità consumanti che vivono nell?ignoranza e nell?impotenza di fronte ai grandi apparati che gestiscono il progresso tecnologico dell?umanità. Ogni individuo dovrebbe avere sempre un atteggiamento critico di fronte le certezze che la società consumistica gli propina, vagliando le diverse possibilità di controinformazione che pure esistono.
La ricerca è ricattata dallo sponsor?