La recente polemica sul fascismo e sui ragazzi di Salò è l?immagine concreta dell? Italia, Paese in declino: governata da una destra, che, finalmente, non avendo più paura di farsi accettare in società, si mostra per quello che è realmente, cioè fondamentalmente fascista nelle radici (alla faccia del revisionismo di facciata di Fiuggi). Ma è anche la deprimente immagine di un?opposizione in difficoltà strutturale, che, smarrito il timone sotto i colpi della tempesta post elettorale, cerca di ricompattarsi con un ritorno urlato alle sue radici ideologiche identitarie.
Ebbene, a me, antifascista e di sinistra, questa polemica su Salò e il male assoluto non accende alcun sentimento di mobilitazione, quanto piuttosto mi infonde un sentimento di maggiore depressione sulla congiuntura politica che stiamo vivendo e di sfiducia sulla nostra classe politica (tutta).
Qualcuno aveva dubbi sul pensiero del nostro Ministro della Difesa o sulle origini di Alemanno? Qualcuno aveva già dimenticato le mani tese dei suoi camerati che festeggiavano il neosindaco sulle scalinate del Campidoglio appena quattro mesi fa? Quindi perché scandalizzarsi, perché dimettersi dalla Commissione Attali in salsa nostrana, o dal museo della Shoa? Del resto questo corso revisionista della rilettura storica del fascismo non lo avevano già aperto Violante e Pansa, non era servito a Veltroni per consolidare la sua immagine di sindaco pacificatore e buonista super partes quando ha equiparato i giovani morti nei due opposti schieramenti di estrema destra e estrema sinistra negli anni di piombo ?
Ritengo quindi che l?opposizione, il PD su tutti, abbia fatto un uso strumentale di questa polemica sull?antifascismo per propri fini interni , per ricompattare le posizioni contro un nemico comune, per far tornare all?ordine chi aveva aderito e auspicato prove di dialogo con l?altro schieramento politico, tentativi tanto più pericolosi proprio in quanto avviati in assenza di strategie.
E ciò non mi piace affatto. Non mi piacciono i fascisti, ma non mi piace neanche questo antifascismo usato per riempiere i vuoti di strategia, usato come unico collante, perché così anch?esso si svuota e diventa di maniera. E infatti questa polemica la sento così lontana proprio perché così sterilmente accademica (graduare in un?ipotetica scala del male dove collocare il fascismo: più sotto, un po? più in alto, un pò più su ancora?). Una polemica lontana dai bisogni dei cittadini, lontana dal sentire e dai problemi dei giovani e per questo ulteriormente pericolosa perché al-lontana cittadini e giovani dai valori democratici, concentrati nella parola ?antifascismo?. Cittadini e giovani immagino che giustamente in presenza di questa polemica si stiano chiedendo, come io mi chiedo: possibile che dopo 63 anni dalla fine della guerra, e solo qui, in Italia, con tutti i problemi presenti irrisolti che abbiamo, ci si debba ancora interrogare se il fascismo fu o no male assoluto o relativo, se i giovani militari di Salò erano patrioti o fiancheggiatori dei nazisti! Il grande coro di 50 milioni di italiani, che sento salire dalla pubblica opinione (se esiste ancora) è: Ma chi se ne frega! E in questo ?chi se ne frega? sono accomunati pericolosamente sia fascismo che antifascismo, visti, a torto o a ragione, come episodi chiusi, lontani, di un?Italia passata. Il declino dell?Italia è anche questo guardare continuamente indietro e assai poco in avanti.
Concludo pertanto questa mia riflessione ribadendo che la strumentalità di questa polemica, fatta per coprire l?assenza di iniziativa del Partito Democratico in questa fase politica, in cui il governo gode secondo i più recenti sondaggi di un ulteriore quota percentuale di favore rispetto ai votanti di aprile (la forbice tra i due schieramenti pare sia arrivata al 20%), è un cattivo servizio proprio ai valori dell?antifascismo ( e quindi alla fragile democrazia italiana) perché non interpreta (tanto per cambiare) gli attuali bisogni del Paese.
Sul Riformista Ciarrapico ha recentemente considerato Berlusconi il vero erede di Salò. Se lo dice lui, che di fascismo se ne intende, bisogna crederci (ma già lo sapevamo). Il fascismo di oggi non è quello del Ventennio. E? il fascismo della concentrazione dei mass media, del conflitto di interessi, delle cordate di imprenditori con regole riscritte ad personam, della controriforma scolastica, tanto per fare degli esempi. Fare antifascismo oggi, concretamente e non a parole, significa fare opposizione ad un governo di destra con proposte alternative (sulla scuola, sulle tasse, sull?Alitalia, sul federalismo, sul lavoro giovanile, sul riassetto radiotelevisivo, sul conflitto di interessi, sui fondi alla ricerca, sull?ambiente?) altro che accademia!
Questo si aspetta l? elettorato di sinistra disilluso. L?antifascismo ?teorico? lasciamolo agli storici.
Ma dov?è il governo ombra? Dissolto al sole di agosto?.
Ma dov?è il governo ombra?