“Andrea Minuz racconta sul Foglio di avere mostrato ai suoi studenti della Sapienza la scena iniziale di Apocalypse Now, grande film di Francis Ford Coppola. Ci sono gli elicotteri, il napalm, la giungla che va a fuoco, Martin Sheen che perde il lume della ragione e quando la scena finisce il professore chiede se ci siano osservazioni. Una ragazza ne ha: ma quegli alberi sono bruciati per davvero, chiede, perché sarebbe un’assurdità dare fuoco a degli alberi innocenti per girare un film. Ero impreparato, racconta Minuz, volevo mostrare un film sul Vietnam, sulla follia della guerra, sulla controcultura, ed era diventato un film su Greta Thunberg.” (M.Feltri)
E’ una questione di focus.
E’ sempre una questione di focus e -conseguentemente- di priorità. Mi capita spesso di cogliere aspetti e interrogativi che a me sembrano scaturire dai fatti stessi e che invece ad altri sembrano irrilevanti oppure, ancora più frequentemente, che altri dei medesimi fatti percepiscano come determinanti aspetti e interrogativi che a me appaiono marginali. Non è solo una faccenda generazionale, mi capita anche con miei coetanei.
Non possiamo dare per scontato che il focus di un evento sia evidente ed univoco: il focus dipende dagli occhi di chi osserva, dalle sue priorità, da ciò che più gli sta a cuore. Ogni stagione della storia ha i suoi focus e quindi non mi stupisce che la studentessa del prof. Minuz sia rimasta colpita dalla “strage” degli alberi -la sensibilità all’ambiente non era certo quella di oggi quando Coppola girò Apocalypse Now nel 1979 e ancor meno lo era al tempo dei bombardamenti di napalm in Vietnam- quello che mi sconcerta è l’assolutezza del suo focus, una chiave di lettura così potente da far passare in secondo piano tutto il resto, come fossero dettagli.
Abbiamo il diritto, il dovere e soprattutto la responsabilità di scegliere il nostro focus: da esso deriveranno le nostre valutazioni e dunque il nostro agire. Ci troveremo spesso a considerare diverse possibili priorità, ciascuna con i suoi pregi e con la sua parte di rischio, ma non sempre -nei fatti- ci sarà possibile eludere il bivio con la collaudata tecnica del “ma anche”: quella va bene per i comizi, per chi non vuole o non può esporsi, ma nella vita -lo sappiamo bene- alla fine si arriva sovente a dover decidere cosa viene prima.
Qui a Roma, così come a Milano, Torino, Bologna, Trieste, Napoli e in tanti altri comuni, abbiamo da pochi giorni un nuovo sindaco: a Roberto Gualtieri e a tutti gli altri auguriamo un buon lavoro e la capacità di saper scegliere bene il loro focus tutte le volte che avranno finito i “ma anche”.