GARANTE ALLA NUOVA CITTADINANZA
Per l?inclusione sociale, per la multietnicità e per la partecipazione
La necessità di promuovere un nuovo ordine di interventi politici riguardanti i grandi temi della multietnicità è il motivo che ispira l?istituzione della figura del Garante del Comune di Roma alla nuova cittadinanza. Una figura ed un ruolo che nasce dalla consapevolezza della necessità di ridefinire e rilanciare una progettualità politica dell?integrazione, che per i diversi metodi di approccio e di analisi dei fenomeni dell?immigrazione e per la diffusa disomogeneità delle strategie di intervento necessita di una specifica regia delle complessità.
L?allocazione in diversi ambiti dell?organizzazione tecnico-amministrativa del Comune di Roma di servizi ed interventi rischia di amplificare la difficoltà di sintesi. Ogni pezzo dell?amministrazione, centrale e periferica, spesso segue una propria ispirazione senza una effettiva comunicazione tra le diverse esperienze.
La funzione di regia che si intende istituire riprende i grandi temi della riflessione che sull?immigrazione, sulla multietnicità, sulla partecipazione e l?inclusione sociale, vengono posti in evidenza da tutte le grandi agenzie di sviluppo e di ricerca esistenti nel nostro paese.
Il V° Rapporto del CNEL si sofferma sugli indici di integrazione degli immigrati in Italia misurando le caratteristiche multidimensionali dei fenomeni di polarizzazione.
Da questo rapporto si consolida uno spaccato dei problemi dell?insediamento che nel periodo medio breve (otto-dieci anni) ribalta analisi e valutazioni di gran lunga superate e tali da ispirare nuove politiche di intervento più mirate e coordinate.
Si evidenzia la necessità di promuovere nel governo locale intese di sistema diffuse capillarmente e realizzate mediante processi di coinvolgimento dei vari soggetti, pubblici e privati, competenti per area, orientandoli ad un processo di sviluppo urbano integrato.
Una forte funzione di coordinamento dei vari soggetti chiamati a sviluppare e realizzare interventi per situazioni di bisogno è la condizione indispensabile per affrontare la complessità dei fenomeni in una prospettiva di sistema.
La figura del Garante dei processi di integrazione deve potersi collocare su questo scenario, se non come soggetto attivo della gestione, almeno in quello della programmazione. Un soggetto che avalla e coordina le varie articolazione dell?amministrazione chiamate a rispondere alla complessità degli interventi.
Roma è oggi, di fatto, una città multietnica che necessita di nuove politiche dell?integrazione e del dialogo interculturale. Anni di politiche di inclusione non hanno ancora prodotto una sistematizzazione della ricca filiera di servizi insistente nei territori, dove si registrano anche esperienze di punta, sorte con il coinvolgimento e con l?iniziativa diretta degli stessi soggetti interessati.
L?acuirsi dei fenomeni di disagio ha accelerato la logica dell?emergenza che tutto livella, rischiando di compromettere la percezione degli eventi che cambiano.
Dai dossier della Caritas riprendiamo alcuni indicatori che è bene tener presente ai fini di una politica dell?integrazione.
Gli indicatori di presenza ribaltano dati che sembravano consolidati e che vedevano Roma con un maggior numero di presenze rispetto a Milano. I valori si sono dimezzati e la sola provincia di Roma continua ad essere inserita nella fascia alta delle province per numero di presenze.
Non sono solo numeri, sono storie individuali e collettive che dobbiamo capire profondamente. Dobbiamo capire come muta la struttura della composizione dei nuclei e la vera natura dei bisogni che esprimono.
La percezione profetica di Don Luigi ha ormai un inconfutabile riscontro con l?analisi di mutamenti avvenuti in questi anni: ?Gli immigrati sono una risorsa? sosteneva quando con una compagnia di P.S. sgomberava la Pantanella. E quando le più recenti rilevazioni registrano un crescente calo di presenze si pone il problema di come riadeguare le politiche dell?accoglienza, dell?integrazione e della partecipazione.
Le trasformazioni si percepiscono anche da alcuni indicatori di permanenza quali la forte incidenza delle donne (nel Lazio oltre il 52%), tradizionalmente orientata all?inserimento nel lavoro domestico e di cura, ma negli ultimi tempi anche nel commercio, nei lavori impiegatizi, nelle attività socio-culturali e nell?imprenditoria.
Particolare evidenza assume l?aumento della presenza dei minori.
Se gli immigrati non avessero, sostiene il dossier, la convinta motivazione a stabilirsi nel nostro paese non chiamerebbero con se i figli rimasti in patria, non esprimerebbero grosse istanze di ricongiungimento delle loro famiglie.
Su questo fronte vi sono ancora importanti correzioni da apportare al ventaglio dei nostri servizi. Vanno ampliati i servizi di accoglienza dei nuclei, nonché i servizi e i centri diurni riservati ai minori stranieri presenti nel territorio cittadino.
È un?esperienza che va subito ricondotta ai principi dell?universalità, unica garanzia di servizi e prestazioni uniformi, equi ed omogenei.
La famiglia va sostenuta e i minori vanno accolti e affiancati nel rispetto dei principi universali di tutela dei loro diritti.
Diventa così impellente riorganizzare servizi ed interventi evitando il più possibile l?accoglienza modulata per tipologie di bisogno. L?inclusione è un valore, va colto nella sua espressione di massima promozione dell?individuo e del suo nucleo di riferimento. Allora non è più sostenibile che le politiche di inclusione scolastica viaggino su binari paralleli rispetto a quelle per l?inclusione sociale, lavorativa o culturale.
È una deformazione che va superata con l?azione del Garante alla nuova cittadinanza con la convinta partecipazione di tutti i soggetti politici ed istituzionali operanti in questo settore.
È determinante che le linee programmatiche e di principio uniformino con coerenza e costanza gli interventi dell?amministrazione nei vari ambiti di competenza.
La partecipazione dei soggetti interessati ai processi di integrazione sarà tanto più efficace quanto più l?amministrazione si presenta con omogeneità di linguaggio e di azione.
Sarà pertanto opportuno coordinare, con i vari assessorati e dipartimenti, il piano regolatore del sociale alle iniziative dei piani di zona territoriali e scandire tempi e modalità dell?azione dell?amministrazione nel rispetto di nuove priorità.
I poli per l?integrazione lavorativa presuppongono azioni di sistema ove a pari titolo e merito si misurano i diversi livelli istituzionali e non nei vari territori con particolare riguardo al mondo dell?imprenditoria e della formazione professionale.
La multiculturalità è una delle più significative dimensioni del nuovo patto con i cittadini stranieri che questa amministrazione sarà chiamata a stipulare.
La città è cresciuta in spazi e opportunità sul piano culturale e l?integrazione è uno strumento tanto più efficace quanto più autentica è la partecipazione.
È bastato poco agli Eritrei del ?Baobab?, usciti dal famigerato hotel Africa, per costruire un loro ?sistema? di interventi, ivi compreso un ristorante multietnico.
Questa attività ha consentito loro di sostenere esperienze di autonomia, di inserimento sociale e lavorativo dei loro connazionali. Un?esperienza, così vitale ed efficace, può costituire un esempio di ?buona prassi? da ripetere in altri ambiti e situazioni.
Se vogliamo attivare, con tutte le gradualità del caso, concrete politiche dell?integrazione dobbiamo percorrere le strade della partecipazione e della ricerca delle soluzioni autonome. Dovranno essere gli immigrati ad indicarci le linee di intervento e le loro priorità, evitando di presumere ciò che a loro necessita e ciò di cui hanno effettivamente bisogno.
L?assenza di co-progettazione integrata produce spesso il dispendioso e improduttivo fenomeno dell?assistenzialismo, difficile da debellare anche in momenti di gravi difficoltà finanziarie.
Se queste modalità vengono assunte a sistema avremo facilmente l?opportunità di percepire lo scarso gradimento dei servizi approntati per la loro accoglienza, servizi di enorme dispendio di risorse finanziarie con modesti esiti sull?azione inclusiva.
È questo lo scenario in cui si deve collocare il ruolo e la dimensione della figura del Garante, in quanto a questi compete la gestione di una cabina di regia, opportunamente dotata di risorse economiche e professionali commisurate ai compiti, agli obiettivi ed all?ampiezza della propria sfera di intervento.
La formulazione dei bilanci e la destinazione delle risorse si concretizzerà nell?ambito delle funzioni del Garante che dovrà richiedere e valutare le opportunità e la consistenza dei trasferimenti di risorse verso i servizi territoriali, sulla base della loro capacità progettuale.