?E? possibile pagare le tasse ed essere felici?? ci si chiedeva al Toscanaforum ?Economia della felicita?. Ed alcuni SMS trasmessi dai partecipanti indicavano che: ? Il welfare in Scandinavia è altissimo e le tasse arrivano al 70%. In Scandinavia chi non paga è trattato come un delinquente, in Italia ha la comprensione del Presidente del Consiglio?.

Sono certo che non vi sfugga che la Scandinavia, rispetto all’ Italia, ha una altra grande differenza: non solo lì si paga il 70% di tasse sul proprio reddito (in effetti si dà comunque la possibilità a tutti di avere un reddito di sussistenza che se è basso non viene tassato; a me lavoratore autonomo se mi si danno 1.000 ? lordi in un periodo di 6 mesi, vi vengono immediatamente applicate le tasse), la Finnoscandia è un insieme di nazioni al 90% Luterane. Credete che la cosa sia del tutto indifferente rispetto alla correttezza civica e morale dei cittadini? Ritengo che gli stati confessionali cattolici, come l’Italia, abbiano adottato un criterio generale del diritto germanico: il “Guidrigildo” (in tedesco Werthgeld), vale a dire il costo della colpa. I Longobardi nell’ editto di Lotari stabilivano questo principio allora innovativo: in caso di contestazione tra due soggetti o due tribù, di cui uno avesse subito un torto dall’altro, non si doveva, in prima battuta, passare necessariamente alla Faida, bensì al risarcimento del danno – oggi diremmo “anche morale” – subito. L’avvento della confessione auricolare, in ambito controriformista e, successivamente, l’introduzione in essa del metodo “casistico” ad opera dei Gesuiti, ha rinnovato il concetto di remunerazione per la colpa. Questo ha portato spesso (e disgraziatamente) non ad evitare di commettere la colpa in quanto sotto il perenne sguardo giusto e severo dell’Eterno, bensì a recarsi diligentemente e pentiti a ricevere la assoluzione per la stessa. Il fatto ebbe anche risvolti paradossali, come nel caso del regicidio di Enrico IV di Navarra, operato da un fanatico francescano: il fraticello aveva però già ricevuto, prima ancora di compiere il delitto, la assoluzione “in articulo mortis” da un Padre Gesuita. Questi valutò su tutto prevalente il rischio di morte che il sicario avrebbe corso nel commettere il delitto e la necessità quindi di garantirgli ex ante la salvezza della anima. In un caso analogo a questo storico, Dante fa disputare un Diavolo esperto in teologia e un Santo Francescano, proprio sulla assoluzione in articulo mortis: va da sé che il Diavolo ne esce, cristianamente, vincitore.

Tutto questo per dire che un certo malvezzo del cittadino italiano nei confronti delle Istituzioni e dei propri doveri civici, più che come scrive il simpatico Sms citato, pare derivare dalla possibilità sempre e comunque di rimediare alle proprie colpe, sia per il cielo che per la Terra. La teologia Luterana a questo proposito è molto più netta: i cristiani sanno essere il loro motto “nos cooperemur” , vale a dire “siamo qui ed ora cooperatori con Dio al suo disegno di salvezza? . Lo stesso, che ha la sua massima espressione nella trascendenza, già manifesta le sue prime avvisaglie nella serenità dell’annuncio evangelico di salvezza anche nel mondo immanente. Da qui la necessità di rendere questo mondo, qui ed ora, migliore… senza alibi dinnanzi alla propria coscienza e senza la comoda scappatoia offerta dalla assoluzione per interposta persona.

“Ama e fai quel che vuoi” , di S. Agostino, al pari della frase di Lutero a Melantone: “pecca fortiter sed fide fortius”, ancorchè essere considerate dagli incliti delle comode formule, comportano la attivazione di una autoresponsabilità estrema, di cui un certo atteggiamento civico altro non è che il risvolto mondano della adesione fideistica e convinta al disegno di salvezza che Dio opera per tutti.

Berlusconi e il suo possibilismo nei confronti della evasione fiscale, sono un tipico prodotto di questa latitudine e del fatto che in Italia si è avuta la Controriforma senza avere affatto la Riforma. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Se però si ritiene essere un valore aggiunto nella politica l’ottenere la benevolenza dei Presbiteri, e per questo essere disposti anche ad indulgere alla loro dogmatica penitenziale, non ci si meravigli se atteggiamenti analoghi, per quel che si può, siano anche degli amministrati, oltre che degli amministratori, con l’enormità del danno che dalla irresponsabilità di massa ne consegue.
P.s. comunque tra i Cattolici i miei preferiti sono sempre i Gesuiti: “nati per combattere al Riforma, la hanno necessariamente studiata, ed oggi – finalmente – capita”.