La risposta sembra scontata: certo che sì, Internet ormai è dappertutto e copre qualsiasi aspetto della nostra vita sociale. La realtà dice di no. In Italia Internet e Politica non vanno per nulla d’accordo. Tranne poche e notevoli eccezioni. Iniziamo da queste: Ivan Scalfarotto e Beppe Grillo. Il primo ha raccolto le 10.000 firme necessarie per partecipare alle primarie del Centro Sinistra, il secondo non credo abbia bisogno di presentazioni. Risultati ottenuti con il solo ausilio di blog personali e di un uso attento delle nuove tecnologie.
Negli Stati Uniti l’importanza di Internet come strumento di propaganda politica è ormai affermata fin dagli ultimi anni dello scorso millennio: un americano su tre nelle recenti elezioni ha usato la rete per cercare informazioni su candidati o schieramenti politici, erano il 18% nel 2000 e il 4% nel 1996.
La situazione in Italia è ovviamente ben diversa, a causa di problemi strutturali, situazioni di mercato palesemente anomale e dell’ancora troppo scarsa dimestichezza tecnologica, per quanto non è possibile negare la pervasività del mezzo, in quanto le notizie che appaiono inizialmente solo sul Web vengono poi riprese e diffuse anche dagli altri media. La televisione, e l’inevitabile controllo di questa, è ancora padrona nelle case degli italiani, e funge sostanzialmente da unica fonte di informazione, soprattutto durante le elezioni.
Non tutti hanno tempo di andare a leggere giornali stranieri, siti web, o e-mail, magari in altre lingue, per conoscere il punto di vista di osservatori esterni. La TV resta il medium più comodo e rapido, e quindi il più seguito.
Non sono mancate a questo riguardo pionieristiche ricerche sull’uso delle tecnologie dell’informazione in Italia e sulla penetrazione di queste presso gli utenti informatizzati. Il 16 dicembre 2005 si è svolto un convegno intitolato ?Elezioni ed Internet ? Convergenze parallele?? presso la Camera dei Deputati per presentare queste esperienze. Commentiamo brevemente i risultati. Il 42% degli intervistati, oltre a dimostrarsi interessato all’uso delle nuove tecnologie in ambito di informazione politica, si dichiara convinto che un uso serio e ragionato possa incrementare l’attenzione dell’elettorato verso le forme di governo e di partito, ed auspicabilmente il contrario.
Entrambi gli schieramenti politici sono protesi, almeno a parole, a potenziare la loro presenza su Internet con diverse metodologie, affermando il principio della ?campagna permanente?, ossia un continuo dialogo con gli elettori, prima, dopo e durante le elezioni, e non solo nell’immediato precedente. L’impegno delle forze politiche sembra debba essere molto consistente, nel senso che verrà richiesto un continuo, costante e preciso lavoro di aggiornamento dei siti web e di risposta alle domande dirette degli elettori, poiché la domanda di servizi ed efficienza dal basso sarà effettivamente molto elevata, non solo sui contenuti che vengono diffusi, ma anche sull’utilizzo più o meno improprio che viene fatto delle tecnologie stesse, come usare per esempio una mailing list in modo troppo disinvolto, o un web forum troppo moderato.
Evidenziamo, a lato dell’indagine appena riportata, che la rete produce cittadini attivi, che non si lasciano più dominare passivamente dalla valanga di informazioni provenienti da media passivi come la TV o i giornali, con i quali è difficilissimo, se non impossibile, instaurare un minimo di dialogo. Ma in Internet gli strumenti di creazione di community sono ormai diffusi e semplici da usare, per cui chiunque può creare comunità, centri di ritrovo, gruppi di discussione virtuali, portando attenzione e consenso ad una certa causa politica, piuttosto che ad un’altra.
L’attività dei cittadini che si incontrano in rete, ben lungi dall’isolare i navigatori dalla vita sociale, come ancora qualche miope commentatore cerca di sostenere, porta alla creazione di gruppi di pressione, in senso politico, altamente organizzati e coordinati, in stretto e rapidissimo contatto con il vertice (partito o uomo politico singolo che sia), capaci di muoversi sul territorio e di portare quel cambiamento dal basso e verso il basso di cui si sente sempre più l’esigenza.
Il passo successivo per questi gruppi spontanei di cittadini politici attivi (leggi: elettori) è il ritrovo di persona, sul territorio, lontano dalle scrivanie con i PC, ma sempre in contatto con il mondo di Internet grazie a cellulari, SMS, e più in generale qualsiasi sistema di comunicazione digitale portatile. Si viene così a configurare un ?mobile social networking?.
Ma un elemento non va dimenticato. La maggioranza dei cittadini italiani ancora oggi non sa cosa sia Internet per conoscenza diretta, se non per le distorte e a volte deliranti informazioni riportate da televisione e quotidiani, non ha accesso alla banda larga, nonostante le inevitabili promesse elettorali, non ha un minimo di alfabetizzazione informatica (e non parliamo della ridicola patente per il computer ECDL): come può quindi il cittadino della Società dell?Informazione partecipare attivamente allo sviluppo della politica, con queste premesse?