Lo sviluppo dell?innovazione tecnologica ha determinato un nuovo ordine mondiale. Si sono incrementate per molti Paesi le opportunità derivanti dalle maggiori conoscenze scientifiche e dalla loro applicazione al mondo della produzione di prodotti ad alta tecnologia.Il numero di brevetti di beni high tech ha ormai raggiunto e superato quello dei brevetti low e medium tech .Il forte aumento del flusso degli investimenti esteri ha accompagnato l?accelerazione dell?innovazione tecnologica sia nei Paesi della cosiddetta triade , Stati Uniti,UE e Giappone, che nei Paesi asiatici. La quota mondiale dei prodotti high tech dei Paesi asiatici pur essendo nettamente inferiore a quella della triade registra tassi di sviluppo superiori. Cina e India stanno guidando la rincorsa tecnologica. Con gli attuali ritmi di sviluppo la quota asiatica nel commercio mondiale di prodotti high tech dovrebbe raggiungere il 50% entro il 2015 . La rincorsa tecnologica dell?Asia è favorita oltre che dal basso costo del lavoro, da una immensa base di popolazione giovane , disciplinata e con una forte propensione all?apprendimento tecnologico . Cina ,India ma anche Singapore ,Formosa, Corea del Sud,Vietnam, Tailandia,Singapore, Malesia, sono caratterizzati da massicci investimenti nella ricerca , nell?istruzione , nelle infrastrutture e da un flusso di capitali dall?estero in costante aumento . La rincorsa tecnologica dell?Asia registra risultati che qualche anno fa sarebbero stati considerati impensabili da molti analisti economici.La Cina ha raddoppiato in pochi anni la quota di prodotti high tech e ha acquisito la leadership mondiale dei prodotti low e medium tech .L?India l?anno scorso ha esportato software per 20 miliardi di dollari .La Corea del Sud e Formosa esportano negli Stati Uniti un numero di brevetti high tech superiore a quello dell?Unione Europea.

Gli Sati Uniti pur mantenendo la leadership mondiale dell?innovazione tecnologica nel settore hightech si trovano di fronte ad un minor dinamismo sia produttivo che commerciale. Secondo un recente rapporto dell?American Electronic Association gli Stati Uniti possano perdere la supremazia dell?innovazione per i rapidi processi di cambiamento in termini demografici, di istruzione, di modalità di utilizzo e sviluppo delle nuove tecnologie che caratterizzano i Paesi asiatici. Nel rapporto si suggerisce di avviare da parte del governo ,degli organi federali, ,dell?industria e dei sindacati una serie di azioni congiunte per aiutare l?industria high tech e il Paese a mantenere i livelli di competitività del passato :

? dare priorità nazionale ad una strategia che consenta alle università e ad altri centri di formazione avanzata di fornire a tutti coloro che hanno perso il lavoro gli skills necessari per competere nella nuova economia,
? migliorare il livello d?insegnamento della matematica e delle materie scientifiche nelle scuole inferiori e superiori
? incentivare le aziende di ICT ad inviare i loro tecnici più qualificati nelle scuole e nelle università per docenze sulle materie scientifiche
? attuare una strategia che favorisca la collaborazione tra i media e le diverse istituzioni per rendere più attraente , presso gli studenti di ogni ordine e grado, la carriera nelle discipline tecnico-scientifiche
? incrementare i fondi governativi e federali destinati alla ricerca e allo sviluppo
? incrementare gli incentivi fiscali per la ricerca
? promuovere la diffusione della larga banda come motore per la creazione di nuovi posti di lavoro

L?Europa sembra avere recuperato una posizione competitiva nel settore high tech più favorevole rispetto al passato.Al recupero della posizione competitiva hanno contribuito grandi paesi come Francia ,Germania e Regno Unito ma anche paesi piccoli ma dinamici come Irlanda , Finlandia,Svezia.Danimarca e Olanda.
L?Italia ha dimostrato invece di non essere in grado di tenere il passo con la velocità delle profonde trasformazioni competitive in atto sul mercato internazionale.
La creatività del made in Italy aveva rappresentato dagli anni ?60 fino agli anni ?90 un modello vincente che aveva destato l?ammirazione di tutto il mondo ed era stato oggetto di studio da parte degli Stati Uniti e del Giappone.
Dopo la progressiva scomparsa di numerose grandi aziende in settori strategici come la chimica e l?elettronica era cresciuto gradualmente ma incessantemente il numero delle PMI e dei Distretti Industriali (DI) capaci di esprimere posizioni di leadership nella produzione e nel commercio mondiale di un ampio numero di settori manifatturieri. Dall?abbigliamento alle calzature, dall?oreficeria all?occhialeria, dalla ceramica all?arredamento, dalle lampade alla rubinetteria, alle macchine utensili. L?espressione made in Italy era diventata un sinonimo di leadership nel design, di qualità ed affidabilità universalmente riconosciute. Ma a partire dall?inizio degli anni ?90 anche la spinta propulsiva del made in Italy è andata progressivamente esaurendosi .
La fragilità dell?Italia è esplosa nella seconda metà degli anni ?90 quando si sono manifestati profondi cambiamenti nel modo di produrre e distribuire ricchezza a livello mondiale. Con l?introduzione di nuovi beni e servizi prodotti,rinnovati processi produttivi, massicci investimenti nell?ICT, si è assistito ad una nuova organizzazione delle imprese. Sempre più proiettate nell?ambito di sistemi a rete (network) su mercati sempre più vasti.
Il dato più significativo di questo mancato positivo aggiustamento del nostro Paese è rappresentato dalla marcata riduzione della quota italiana di partecipazione alle esportazioni mondiali di hightech . Questa quota è scesa dal 3% del 1996 al 2,3 % del 2001.Un valore questo molto inferiore rispetto a quello degli altri grandi paesi europei che registrano inoltre trend positivi di crescita delle proprie quote di high tech .
Il grado di vulnerabilità e debolezza del nostro modello di sviluppo e specializzazione trova ulteriori conferme dalle classifiche dell?IMD di Losanna sulla competitività internazionale

Fattori di sistema che penalizzano la competitività dell’Italia: graduatoria stilata dall’IMD di Losanna*

Posizionamento dell?Italia
Burocrazia 37a
Imposizione fiscale sulle aziende 38a
Manutenzione e sviluppo delle infrastrutture 43a
Crediti e assicurazioni all’export 39a
Credito 42a
Servizi bancari e finanziari 46a
Venture Capital 44a
Brain Drain 42a
Spesa pubblica per la formazione 26a
Ricerca di base 50a
Sviluppo e applicazione delle tecnologie 46a
Costo dell’energia elettrica per le imprese 46a

Complessivamente sono 51 i Paesi che compongono la classifica dell’IMD

Le anomalie e le debolezze che contraddistinguono il sistema produttivo italiano da quelli degli altri paesi avanzati sono diverse. Ridottissima presenza di grandi imprese . Elevatissima presenza di piccole e piccolissime imprese .Marginale presenza di imprese di media dimensione . La struttura produttiva ,anche quella dei DI è rimasta incentrata su settori tradizionali low e medium tech Scarsamente dinamici dal punto di vista tecnologico e della attuale domanda mondiale i DI sono sottoposti ad una concorrenza durissima da parte di paesi come la Cina che hanno ormai acquisito la leadership mondiale dei settori a bassa o media intensità tecnologica . La dotazione e la capacità di gestione di software avanzati nelle PMI e nei DI sembra ancora molto lontana dai livelli su cui si sta giocando la partita della globalizzazione .Da una ricerca del CNEL sulla diffusione dell?ICT nelle PMI era risultato , nel 2004 ,che solo il 14% delle 2000 PMI del campione utilizzavano in modo evoluto l?ICT.
Fortissime sono ormai le preoccupazioni sulla diffusa debolezza e fragilità del modello di specializzazione internazionale dell?Italia e sull?impatto sociale . Cosa fare? Andrebbero forse prese in considerazione le best practices di altri Paesi che prima e meglio di noi si sono attrezzati per cercare di cogliere le opportunità della globalizzazione e non subirne invece gli effetti perversi .Un caso indicativo è quello del Regno Unito che ha lasciato,dolorosamente, affondare una delle sue glorie nazionali : l?industria automobilistica. Quello che ne è rimasto è in mano straniera.Contemporaneamente ha però dedicato grandi sforzi per potenziare l?industria aerospaziale,l?industria chimica,le biotecnologie ,le nanotecnologie ,l?industria dei prodotti multimediali,l?industria del design.
Francia e Germania hanno rinunciato a competere con americani e giapponesi per i computer ma hanno saputo difendere efficacemente l?automobile,la chimica ,l?elettromeccanica. Sull?esempio del Regno Unito hanno creato clusters d?impresa per le biotecnologie e le nanotecnologie con capitali statali e privati.Un?altra best practice con cui si dovrebbe confrontare l?Italia è il massiccio investimento che questi paesi hanno attuato e stanno ancora attuando sulla conoscenza .
Un punto dei principali punti di debolezza dell?Italia è infatti collegato alla scarsità di risorse umane destinate alla ricerca nei settori ad alta tecnologia .Solo 5,7 persone su 1000 possiedono in Italia una laurea in materie scientifiche contro un valore doppio nei Paesi europei .